Dice il Piccolo Principe che amarsi non è guardarsi negli occhi ma guardare insieme nella stessa direzione. Credo sia profondamente vero. Ma avviene solo quando le due persone per un tempo hanno saputo guardare l'uno negli occhi dell'altro. La capacità di fissare insieme lo stesso obiettivo e così essere uniti da una stessa passione, avviene quando ci si è conosciuti e, usando il concetto dello sguardo, se si è capaci di guardarsi negli occhi.
Ci sono poi contesti, situazioni, periodi della vita, in cui ci si può accorgere, che c'è qualche persona vicino a noi, alla quale non riusciamo a guardare negli occhi. Magari è più facile verificarlo, quando ci troviamo in un gruppo. Parliamo guardando tutti meno che questa persona/queste persone (se ce ne fosse più di una). Sì, ci sono degli sguardi che, non si sa perché, non riusciamo a sostenere. Può essere che dietro questa difficoltà ci sia una semplice timidezza oppure, appunto, una mancanza di reciproca conoscenza, oppure qualcosa di irrisolto... o, ci sono anche quegli sguardi che ci sembrano così penetranti, così "impegnativi", che non ce la facciamo semplicemente. Pare poi che qualche ultima ricerca scientifica faccia presagire che alle volte non riusciamo a mettere d'accordo la "lettura" del volto dell'altro e la "stesura" del discorso che stiamo facendo. Pare che anche il nostro sistema nervoso in alcuni momenti ci faccia evitare di guardare un volto, perché si vuole concentrare sulle parole da dire, se si tratta di un contesto di dialoghi ecc.
Ma resta sempre vero che ci sono nella nostra vita dei volti e degli occhi "impegnativi". Non ci piace essere "conosciuti" senza che noi diamo il permesso all'altro di conoscerci. E quindi questi occhi che ci penetrano, ci creano disagio, non importa che sia in positivo (arrossendo quando la persona con cui scambiamo lo sguardo è quella per cui nutriamo un interesse), o in negativo (volendo scappare quando la persona che abbiamo davanti ci provoca antipatia).
Alle volte penso che è vero quello che ci dice la Parola di Dio: è questa la ragione per cui noi non possiamo vedere ancora faccia a faccia Dio. Lo sguardo puro e penetrante di Dio, sebbene lo sperimentiamo nella vita spirituale, non possiamo sperimentarlo "fisicamente", perché significherebbe sentire come siamo conosciuti, fino in fondo, in ogni dimensione e in ogni momento. Perché i suoi occhi non ci lasciano mai, ma, guarda caso, noi non ne abbiamo consapevolezza costante.
Forse questa è la sfida, soprattutto quando ci è difficile guardare qualche persona, per un insieme di sentimenti di confusione e di insicurezza che ci provoca. Occorre decidere di guardarla negli occhi, anche quando è difficile, e farlo pensando che in questo scambio difficile di sguardi, c'è Dio. Se gli occhi di un fratello mi risultano troppo penetranti per "lasciarmi conoscere" così facilmente, oppure perché c'è qualcosa che in me non è chiaro, ecco, lasciamoci guardare da questo fratello. Possiamo pensare che proprio in quel momento il Signore ci guarda, perché Egli abita in ogni persona che incontriamo sulla nostra strada. Sì, Dio ci guarda soprattutto in questi sguardi insostenibili, ci sfida ad accoglierlo dovunque, ci invita ad essere conosciuti, a scoprire che l'umanità potrà guardare nella stessa direzione di pace e di unità, se sapremo iniziare dal nostro piccolo ambiente, nello scambio sincero di sguardi come espressione di reciproca considerazione.