sabato 8 aprile 2023

la trepidazione nuziale del Sabato

Oggi è il giorno femminile, giorno di Maria...e provo ad immedesimarmi con i suoi sentimenti, a darle voce:
Ieri camminando dietro a Lui e soffrendo mi ricordavo che doveva essere una sola la spada ad attraversare la mia anima. Lì sembrava invece che ogni passo verso quella Croce che lo attendeva fosse già una spada. L’ho seguito in questi anni di nascosto, ma senza perderlo dalla vista e ieri... finalmente tra la folla sono riuscita ad avvicinarlo. E volevo dire tutto e non riuscivo a dire nulla. Non riuscivo nemmeno a sostenere il suo sguardo ma non potevo distogliere il mio dai suoi occhi. L’avevo perso diverse volte nella vita, ieri l'ho perso un’altra volta, sentivo che con la sua sofferenza il mio cuore stava per scoppiare. E forse avrei preferito che scoppiasse il mio piuttosto che il suo. 
Mio Dio, oggi come ieri, non so come gridare di modo che nessun altro senta, se non Lui. Ora che la vita di questo Figlio, frutto della mia vita in ricerca costante delle tue vie, ha compiuto ciò che io oggi non comprendo ma accolgo, sicura di te, concedimi di essere presente a Lui, a me stessa e al mondo... Lui è Dio, sì. Non comprendo come possa morire Dio e in che maniera potranno compiersi le promesse date ai Padri che l’Angelo mi ha ribadito quel giorno. O Dio che solo conosci le vie per le quali guidi le nostre vite, la vita del mondo e dei tuoi figli, non permettere che la sofferenza chiuda ora la porta del mio cuore. Rendilo invece ancora più aperto e disponibile a camminare sulle tue vie, ad essere “abbandonata” per amore. 
Non so come ho avuto la forza, quando l'hanno deposto dalla croce, di tenerlo tra le braccia. Volevo tanto farlo rientrare nel mio grembo, dove potesse stare al sicuro come in quei nove mesi di tanti anni fa. Si, anche ieri, nel mio grembo, questo frutto maturato e consumato. Figlio mio, cosa devo fare ora io, quando tu, che sei tutta la mia vita, sei venuto meno? In che cosa sperare? Questa mia vita ora sospesa, perché desiderosa di allontanarsi dal mondo insieme con te, ma tuttavia ancora presente, non sa se non il presente. Mi ricordo la mangiatoia di quella grotta a Betlemme... e il mio cuore si riempie di gratitudine verso Giuseppe, che ha messo a disposizione questo sepolcro, in modo che almeno la sepoltura non fosse umiliante. Mi sembrava ieri di tornare a casa senza il cuore, rimasto lì, con lui. Oggi tutto tace. Ma in questo silenzio, stranamente, il sole splende. “Ecco tuo figlio”, mi ha detto... quasi come mi volesse dire che non lo perdo, che è ancora lui ad orientare la mia vita. Non so spiegare a parole ciò che sento. La sofferenza fusa con la speranza in qualche maniera genera ancora vita...
C'è una trepidazione nel mio cuore... se ci penso, è la stessa del giorno prima delle mie nozze con Giuseppe. Strano. Il mio volto è gonfio da tanto pianto, i muscoli del mio corpo contratti dalla sopportazione dell'angoscia. C'è una tensione che inizialmente ho interpretato come risultato della sofferenza. Ma il mio corpo e qualche strana intuizione dentro mi dice che non è così. Devo credere quel che la memoria del cuore mi restituisce? Devo credere che è trepidazione nuziale? Le lacrime hanno purificato il mio essere... mi hanno resa pronta un'altra volta a riaprire la mia vita, il mio cuore, il mio grembo. Sposami, o Dio dei miei padri, se è vero ciò che sento, sposami e legami per sempre al tuo progetto d'amore. Scende già la sera...Fa' che il talamo nuziale sia pronto e ne sgorghi la luce di una nuova VITA.

venerdì 7 aprile 2023

Venerdì Santo puoi...

Questa settimana è santa. Così la chiamiamo, perché crediamo che ogni suo giorno è carico di messaggi spirituali che ci guidano verso la verità sulla nostra vita, tanto da noi temuta, quanto desiderata: la verità che siamo fatti per la vita, per la vita eterna. Questa settimana, come vediamo nella Parola che ci accompagna, Gesù vive un ventaglio direi completo dei sentimenti umani. E' dunque santa, perché mette a fuoco tutto ciò che è umano e assunto da Dio, fino al punto in cui ci sembra di vedere una separazione provvisoria, appunto dell'umano dal divino, in Gesù, per rendere possibile il ritorno grande e definitivo dell'umanità a se stessa, cioè a Dio. Mentre Gesù sulla croce spira, restituisce l'alito di vita, donato all'inizio dei tempi al primo uomo, al Padre, per significare che dopo questo resta solo la risurrezione, che completerà l'opera di Dio in noi. Mi viene da gridare allora GRAZIE al Signore, che mi chiama verso la sua croce, per rivivere con lui tutti i sentimenti umani, fino al ritorno fecondo di ogni cosa al suo posto! Si, tutti i sentimenti, anche quelli che contrassegnano la fragilità della creatura umana. Perché dov'è il suo posto, se non proprio qui: tra la morte e la risurrezione, nel già e non ancora? La fragilità mi rimanda alla possibilità o forse alla necessità della morte e così mi apre alla Pasqua! Senza la fragilità che sperimento e che posso accogliere, io non ho bisogno della Pasqua. Se non l'accolgo come mia condizione normale, non potrò resistere alla tentazione del fai-da-te, quella stessa che raggiunge Gesù quando lì sulla croce gli viene detto di scendere, se ne ha il potere. Si, Egli accoglie il raggio della fragilità, illuminazione grigia del momento in cui non c'è nulla da fingere e quindi anche Dio grida il suo sentirsi abbandonato... Si, perché in quel buio di mezzogiorno Dio si rivela, nello squarciarsi del velo del Santo dei Santi, luogo riempito della sua presenza. E forse luogo da cui liberare finalmente i sentimenti di finta riverenza e distanza e lasciare che Dio entri ancora nel mondo, nel nostro grido di aiuto. Alcuni studiosi dicono appunto che il grido di Gesù è espressione del momento in cui le sue due nature hanno sperimentato più divisione. Non sappiamo... ma una cosa è certa: Venerdì Santo puoi... puoi permetterti di sperimentare la divisione tra quei contrasti che ti abitano: tra la forza e la debolezza; tra la decadenza e l'ascesa; tra la bellezza e la bruttezza. E puoi sentire la misericordia che ti invade e riunisce in te tutto ciò che sei. Venerdì Santo puoi finalmente domandare: perché mi hai abbandonato?, nella consapevolezza di essere amato, finalmente senza paura di rivelare con la domanda la tua debolezza, il tuo non essere arrivato. Venerdì Santo puoi ammettere che sei anche tu un discepolo impaurito che fugge; che sei anche tu Pietro che pur sentendosi guardato e visto, rinnega; che sei anche tu Giuda che tradisce, Pilato a cui non importa altro che mantenere calmi gli animi, e non vuole prendere posizioni; Erode che sa ridurre al nulla la persona umana; Barabba che se ne approfitta della morte dell'innocente; folla che sragiona. Si, puoi dirlo: anche io e te siamo tutto ciò. Puoi ammetterlo e prenderne coscienza, perché quel sangue che sgorga dalla croce ti dice: ti amo proprio così, e ancora, e ancora... E, presa coscienza di quello che sei, puoi essere anche tu un raggio della luce. Passa ora al secondo giorno, quello in cui le donne in silenzio preparano gli unguenti e i profumi, sostanze che accompagnano lo sposalizio della risurrezione. Prepara nel silenzio la tua vita alla risurrezione da ciò che ti impedisce l'unione con lo sposo. E apri, apri, non rinchiuderti più nel sepolcro, appesantito di ciò che sei. Solo credi che sei amato così come sei.  "Fagli spazio nel tuo disordine"...Da oggi, per sempre, tu puoi...




giovedì 6 aprile 2023

il sapore del pane

Giovedì Santo

La fame. Una condizione del nostro corpo che noi, da questa parte del mondo conosciamo oggi poco, ma forse in questa quarantena segnata dal calo economico, qualcuno un po' di più... Per la maggior parte conosciamo il languorino che si fa sentire quando il livello di zuccheri nel nostro sangue si abbassa a tal punto da segnalare al nostro sistema nervoso che bisognerebbe mangiare qualcosa. Ma in fondo è più questo: vedi di mettere qualcosa nello stomaco. Non: cerca qualcosa da mangiare altrimenti muori. E penso a tutti quelli che al Sud del mondo non sanno cosa sia il languore, perché non conoscono la sensazione della sazietà. Si sa, le due cose vanno in coppia, come molte altre nella vita, e senza conoscere una non puoi conoscere o accorgertene dell'altra (tipo il cieco nato non sa cosa significa vederci). Mangiare significa alla base una cosa: vivrai ancora (fisicamente). Mangiare in compagnia significa: vivrai ancora da persona umana, in relazione. Dar da mangiare è l'espressione più basilare dell'affetto, come fa la madre col suo figlio appena nato. Dar da mangiare se stessi significa: io ti amo e farò di tutto affinché tu non muoia, a costo di sacrificare me stesso. Questo è esattamente quello che fa Dio per noi. E lo fa proprio perché delle volte non sappiamo nemmeno di avere fame. Oggi è giovedì santo. Cristo si spezza per noi, per ricordarci la nostra fame. Si presenta sul piatto della mensa, sperando di risvegliare la nostra fame di Lui, della pace, della fratellanza. Per ricordarci quel sapore del pane fresco, genuino, che riveste la nostra vita di sentimenti di serenità, di reciproca accoglienza. Oggi è la giornata per tenere in bocca, e nella nostra memoria affettiva il sapore del Pane spezzato per noi. Possiamo guardarlo, possiamo sentire il profumo, possiamo infine sentire il suo sapore, assaggiandolo o divorandolo, secondo la misura del nostro "digiuno". Buon giovedì santo, allora, dal sapore del pane che sa di un'infinita nostalgia della vita. 

domenica 2 aprile 2023

innamorarsi o amare?

E' Domenica delle Palme...
Ci viene data un'abbondanza e una pregnanza straordinaria della Parola di Dio. 
E' vero, questi stessi Vangeli li sentiamo ogni anno, ma la nostra vita è sempre nuova per cui ci parlano sempre in una maniera nuova, se ascoltiamo col cuore. 
Mi soffermo solo brevemente sull'ingresso di Gesù a Gerusalemme e sulla domanda che forse tante volte abbiamo sentito porre. Come fa questa gente a cambiare di 180 gradi, in giro di pochi giorni? Osannare Gesù questa domenica per poi urlare "crocifiggilo" nemmeno una settimana dopo...  
E mi torna nel cuore la differenza tra gli innamorati e gli amanti. Chi è innamorato, idolatra l'altro, lo idealizza, lo esalta, gli corre dietro, cerca di osannarlo, appunto, dà sfogo alle sue emozioni.
Ma l'innamoramento passa presto. Improvvisamente tira un altro vento, qualcuno urla più forte, arriva la paura delle conseguenze che potrebbe portare con sé l'abbracciare l'oggetto del proprio interesse. Si comincia a prendere la consapevolezza che amare una persona comporta sacrificio e responsabilità. E quindi, siccome appare qualcun altro dietro cui andare, seguendo la folla, scegliendo una corrente facile, allora si va, e dopo 5 giorni si urla il contrario di quello che si gridava prima. 
Sì perché l'amore arriva dopo l'innamoramento. E arriva come scelta e decisione, quella presa ogni giorni. Arriva come desiderio del bene dell'altro e degli altri, perché nessun amore è esclusivo, ma è sempre generativo. L'amore arriva con l'accettazione della ferita, della sofferenza. L'innamoramento svanisce con l'emozione che ti prende e che passa. L'amore resta come sentimento del bene. 
La settimana santa è tutta improntata su questo. Gesù si consegna, perché ama, perché il voler bene delle sue creature, è duraturo e prevale su ogni altra cosa. Ciò che noi chiamiamo allora passione di Cristo, cioè racconto della sua morte, è una vera passione, che porta alla follia più grande, a dare la vita. Passiamo anche noi dall'innamoramento all'amore. In fondo, solo questo passaggio produce poi la risurrezione.