giovedì 30 giugno 2022

prima il fare, poi il dire

Mt 9,1-8

Vi siete mai domandati come nasce una ricetta, diciamo culinaria? E' chiaro che viene prima la sperimentazione, il fare e spesso anche il ri-fare e quando l'autore decide che è cosa buona, ecco che scrive la ricetta. E' un fenomeno in cui il fare viene prima della formulazione, delle istruzioni. Prima fare, in silenzio, assicurarsi di aver appreso, di essere capace di fare una determinata cosa. Poi parlare, proclamare, pubblicizzare, spiegare, insegnare. L'esatto procedimento di Gesù. E se oggi Egli pone una domanda che può sembrare assurda, è frutto proprio di questo suo modo di procedere. Cosa è più facile dire: "ti sono perdonati i tuoi peccati" o "alzati e cammina"? Lui può fare questa domanda, assurda al primo colpo d'occhio, perché oltre a poter dire, egli può farlo. Può perdonare i peccati e può far camminare i paralitici. Due cose impossibili per noi, che però ci possono far riflettere sulla proporzione tra le parole che diciamo e ciò che effettivamente facciamo. E ci può insegnare che non siamo chiamati a fare di tutto, ma solo ciò che è in nostro potere. Allora, dopo aver conosciuto noi stessi, le nostre possibilità, i limiti, le forze, possiamo parlare delle cose da fare, perché le nostre parole saranno coerenti con ciò che facciamo. E ci sarà un surplus: parleremo nell'umiltà di chi non si crede onnipotente, ma solo servo e cooperante con tutti gli altri uomini, alla costruzione del mondo. Prima fare, misurare le proprie possibilità, poi definire. Così la vita sarà anche più coerente e tutto ciò contribuirà certamente al nostro benessere. 

giovedì 16 giugno 2022

poche parole

Mt 6,7-15

Penso che ciascuno di noi ha sperimentato quel tipo di amicizia, in cui non c'è bisogno di tante parole, anzi, bastano poche parole chiare, e il resto può anche essere silenzio. E' una sorta di culla, in cui la nostra vita respira e può sbocciare. Molte volte le persone non sanno come stare davanti al Signore, pensano di dover parlare, fare, produrre... si frustrano magari, perché si ritrovano piccole davanti a Lui...  Gesù nel Vangelo di oggi ci insegna proprio questa grande verità: e cioè che non c'è bisogno di tante parole, ma solo di quelle che mantengono il riconoscimento di ciò che l'altro è per noi. Ci dice di pregare Dio con semplicità, chiamandolo Padre nostro. Infatti pregare non è altro che stare in relazione con Lui e questo spesso non richiede tanti raggiri di parole e pensieri. E' un silenzio legittimo, quello tra te e Lui. E' un guardarsi reciprocamente, che apporta molto di più alla tuta vita interiore che non la continua produzione di parole o concetti, anche i più belli. E' stare nel braccio del Padre, al sicuro, al caldo, tanto da potersi persino addormentare, in massima fiducia e abbandono. Possa questo silenzio o questa preghiera semplice di figli, avvolgerci ogni tanto, per permetterci di respirare la sua presenza semplice e vivificante.