martedì 31 maggio 2022

sudata, sporca e gonfia

Lc 1,39-45
Non temere, lo Spirito scenderà,
ancora rimbombano
nelle orecchie le parole, 
nelle vene il sangue
batte allo stesso ritmo del cammino

La sua ombra stenderà, 
attraverso le montagne,
alla loro ombra.
Il refrigerio dell’anima
e del corpo nel cammino.
Il bambino nascerà
Il grembo che pian piano 
si curva, si riempie,
fa rallentare per amore 
il cammino.
Figlio dell’Altissimo, 
come è possibile?
Non conosco il mistero...
è ormai giunto il termine del cammino

Elisabetta, il mio battito, lo scalciare del precursore.
La mia ombra, refrigerio, maternità condivisa.
Il bambino, mio, suo, del mondo.
Io, Madre del suo Signore

Sudata, sporca e gonfia dello Spirito.

domenica 22 maggio 2022

l'educatore

Gv 14,21-26

L'evangelista Giovanni continua, raccontandoci i gesti e le parole di Gesù, prima della discesa dello Spirito Santo. Sono parole e gesti preparatori... preparatori a cosa però? Gesù indubbiamente si pone nel ruolo dell'educatore, colui che spiega, parla, dice le cose anche nei minimi particolari, risponde alle domande. Molte di quelle parole che dice, saranno comprensibili solo dopo la discesa dello Spirito. A ciascuno di noi è capitato, da piccoli ma forse anche da grandi... forse sta capitando anche ora, che vengono dette a noi delle parole che non sono chiare. comprensibili, non ci dicono nulla, quasi quasi. Ma ci viene anche detto di avere fiducia. Ed è qui il grande passo. Avere fiducia, che anche ciò che non sta camminando secondo le nostre logiche, anche ciò che non comprendiamo con la nostra piccola mente, è opera di un grande educatore. E che la vita, se vogliamo imparare, verificherà il messaggio che ci viene trasmesso. Gesù ha detto chiaro: lo Spirito vi ricorderà queste parole. Certo, lo Spirito porta luce proprio su ciò che non ci è chiaro in questo momento. E allora sorge spontanea la domanda: quanto quotidianamente invochiamo la sua presenza sulla nostra vita? Quanto chiediamo il suo aiuto, sapendo che è necessario e integra la nostra comprensione delle cose? Sì, Dio da sempre è un grande educatore, sa tirare fuori da noi un senso profondo, se noi ci lasciamo guidare dal Paraclito. Ma possiamo anche essere certi, che egli, come il vasaio che dà la forma alla sua opera, proprio come in questa foto, saprà arginare ciò che, sbordando, sarebbe oltre le nostre forze. Perché veniamo plasmati, ad un'opera precisa, spesso senza capire che forma prenderemo, ma senz'altro sicuri tra le sue mani. 

sabato 14 maggio 2022

mai 'na gioia... piena

Gv 15,9-11
Mai 'na gioia... si continua a ripetere spesso in questo tempo, soprattutto tra i giovani. Ed è già una cosa importante, se sappiamo esprimere questa fondamentale mancanza. Tuttavia ci piace cogliere qualsiasi occasione per divertirci, per stare insieme, per lo svago (tutto giustissimo e legittimo). Ecco, bisognerebbe probabilmente leggere profondamente nel cuore, che tipo di effetto ci fanno questi momenti di "evasione", per capire come realmente viviamo e quindi come mai così spesso sentiamo che davvero non c'è mai una gioia, una soddisfazione. Potremmo forse scoprire, che mentre noi cerchiamo 'na gioia, questa è perfettamente inutile da rincorrere, quando non c'è di fondo 'na gioia piena oppure la Gioia. Può sembrare tragico, forse sorprendente, ma è "purtroppo" vero. E riguarda tutti gli ambiti della nostra vita, in primis quello spirituale. E' esattamente questo il meccanismo: andiamo vagando, cercando, inseguendo cose contingenti, acchiappando di qua e di là, tappando i buchi, intervenendo sulle urgenze... e quello di cui dovremmo essere più convinti e a cui dovremmo essere più legati, ci scappa. Appunto, quello che ci porta la gioia vera, sfugge dalle nostre mani, dai nostri cuori. Solo quando noi siamo pienamente convinti che la gioia vera non viene dal riempirci il cuore e il tempo di "cose", che possono essere materiali, che possono essere eventi, che possono essere relazioni senza significato, che possono essere piccole soddisfazioni o (da fare attenzione!!!) emozioni passeggere, anche quelle che noi leghiamo alla nostra vita spirituale, allora comincia la profondità. Quando noi siamo pienamente convinti che la gioia vera e duratura ci viene dal mistero di Cristo morto e risorto per noi, allora noi cominciamo a chiedere il Padre di riempirci la vita con la vita del Figlio. E questo significa la fine del gioco della farfalla che salta da un fiore all'altro, laddove in quel preciso momento troviamo più profumo e più nettare, che comunque tra un minuto saranno già esauriti e non ce ne ricorderemo manco più. Ma questa, senza pretendere la perfezione e l'inamovibile stabilità da nessuno, è attitudine del cuore che ha incontrato Cristo. Ed è allora che il mai 'na gioia, di una vita apparentemente fatta di routine e senza grandi slanci, diventa la pienezza di Gioia. E non si va a cercare altro, che non soddisfa pienamente il cuore, perché il cuore, anche quando afflitto, è già colmo.




martedì 10 maggio 2022

incertezza

Gv 10,22-30

Ho visto una volta un film di fantascienza che mi ha fatto riflettere tanto. Un astronauta stava partendo per lo spazio, convinto che in esso potesse restare quanto vuole e che era sufficientemente addestrato, per restare a lungo senza il contatto con la Terra. La conclusione del film invece faceva capire quanto egli, come ogni uomo del resto, fosse attaccato alla Terra, alla sua appartenenza a questo mondo. Mi è venuto in mente questo film oggi mentre leggevo il brano odierno del Vangelo. Fino a quando ci terrai nell'incertezza? La domanda riguarda lo stato d'animo di quanti aspettavano il Messia e volevano sapere se era veramente Gesù. Farei una controdomanda... Fino a quando starete nell'incertezza? Fino a quando siamo capaci di stare anche noi nell'incertezza? Il film a cui accennavo prima, ci fa vedere una grande verità della vita umana: non siamo fatti per essere appesi nell'aria, che la si pensi fisicamente: come navigazione sopra la terra oppure addirittura nello spazio, sia inteso come realtà psichica/spirituale. Fisicamente parlando, abbiamo la forza della gravità, che ci attira verso un qualcosa che ci sostiene, una certezza, una possibilità di toccare coi piedi per terra. Di fatto, non abbiamo le ali per sostenerci nell'aria. E' motivo per cui molte persone hanno paura dei voli aerei. Non è una condizione normale per un essere umano. Eppure... è proprio l'aereo che ci dice che dentro di noi, anche se non siamo fatti per vivere nell'incertezza, c'è la voglia di navigare, di sorvolare, di oltrepassare. Cioé di fare questo salto che ci fa staccare dalla certezza, per andare a finire in un terreno sconosciuto, in cui però speriamo di trovare un'altra certezza. Ma, lo sappiamo, il salto si deve fare! Anche se ci mette alla prova. Ebbene, sì, proprio come Gesù mette alla prova i Giudei. Infatti egli già ha detto loro la verità e gli ha proposto le nuove certezze, tuttavia loro non sono ancora disposti a fare il salto. Stanno ancora inchiodati alla loro comfort zone e aspettano che qualcuno dia loro un'assoluta certezza, senza che loro si smuovano. Ecco ciò che viene chiesto a noi: non di vivere nell'aria con l'angoscia di vivere qualcosa di scomodo. Ma di scorgere nell'incertezza che alle volte la nostra vita attraversa (e qui ci possiamo mettere tutti gli eventi della storia presente), orizzonti nuovi, possibilità di inoltrarci in cerca del nuovo, anche se questo momentaneamente dovesse crearci timore. Non dunque sconfiggere l'incertezza, ma farne una risorsa.