mercoledì 31 gennaio 2018

è lecito meravigliarsi?

Mi domando quante volte nella vita abbiamo detto finora la famosa espressione: dopo questa non mi meraviglierà più nulla; oppure quante volte abbiamo chiesto a qualcuno: ma ti meravigli ancora? Il punto è che sia nel primo che nel secondo caso, sappiamo che poi verrà quel momento in cui si, ci meraviglieremo ancora, sperimentando quello stupore misto alla delusione, o a tante domande... 
Ma vediamo prima quell'altro stupore, quello che sa di incredulità, quello cui oggetto è Gesù nel Vangelo di oggi. Anche a noi succede: cosa vuoi... lo conosco tanto bene, non può essere vero. E sappiamo svalutare e negare pure i fatti, pur di restare nelle nostre sicurezze, che riguardano i pregiudizi che abbiamo sulle persone. Sappiamo subito trovare delle spiegazioni e se per un attimo si impossessa di noi questo stupore, subito parte qualche razionalizzazione capace di scacciare la novità. Purtroppo con questo chiudiamo la porta al vero stupore e la apriamo a quella meraviglia di cui parlavamo prima. Sarebbe tanto rassicurante non ricevere più delusioni. Tante volte facciamo finta che una cosa non ci tocca in profondità eppure nascondiamo i nostri sentimenti veri. Un grande insegnamento appare oggi davanti ai nostri occhi: anche Dio incarnato, è rimasto deluso, e ha saputo meravigliarsi dell'incredulità delle persone nei suoi confronti. Non ha fatto l'eroe, come facciamo spesso noi, dicendo che non ci importa dell'accoglienza o della valutazione dell'altro. Ci importa eccome! E importava anche a Gesù! Si trattava di portare il bene, attraverso la sua presenza che è Vangelo. Ma loro rifiutavano di credere in ciò che Egli stava compiendo. Umanamente parlando, il sentimento può essere quello di sentirsi svalutati e, appunto non accolti. E Gesù ci dice che è un sentimento lecito, da non reprimere! Ma egli non si tira indietro: compie quel bene che le condizioni gli consentono. Ecco la duplice dinamica che ci vuole insegnare: non c'è da nascondere la propria delusione, essa infatti è segno che l'uomo è fatto di speranza e che anche se in passato è stato ferito anche più volte, continua a sperare nell'altro essere umano, a sperare nel suo amore e nella sua accoglienza. Ma se questa non c'è, esiste la forza del bene che deve comunque vincere. Da qui la sapienza della maturità umana che ci porta a sperare nell'uomo ma anche e soprattutto in Dio. Questo fa sì che, anche quando delusi, non smettiamo di compiere il bene, perché lo facciamo non in dipendenza dagli esseri umani, ma da Dio. Allora sì, è lecito meravigliarci, ricordandoci che se questo accade,  è perché crediamo ancora nel bene e il nostro cuore resta vivo e in cammino.

martedì 9 gennaio 2018

accorciare le distanze

Sembra impossibile... un'autorità che accorcia le distanze. Sentivano che lui non parlava come quelli che si riempiono la bocca di bla, bla, bla e poi razzolano male. Percepivano un'autorevolezza nel suo parlare. Eppure, proprio da questa autorevolezza veniva la guarigione. Quante persone che incontriamo quotidianamente sono afflitte da questi "demoni", che impediscono loro di essere avvicinate. Le frasi dette come autodifesa, per porre una barriera alla grazia della vicinanza... Gesù ci fa vedere come rispondere. Non discorsi e persuasioni. Semplicemente vicinanza. Perché è quello di cui tutti hanno bisogno, nella giungla delle proprie difese e della finta forza che si crede di avere, nell'eccessivo distacco dall'altro. Un attimo molto breve basta per accorciare le distanze. E nell'abbraccio, nello sguardo affettuoso, nell'esserci, i demoni fuggono, si sentono appunto "rovinati". C'è infatti un'autorità nella capacità di accorciare le distanze. Ed è l'unica vera e autentica autorità, che possiamo avere e che dobbiamo rivendicare sugli altri.