giovedì 29 luglio 2021

l'eterna relazione

 



Lc 10,38-42

Ho scelto per la meditazione di oggi il brano di Luca invece di quello di Giovanni. Infatti questo Vangelo lo conosciamo quasi a memoria, come pure il detto sulla parte migliore, che Maria aveva scelto rispetto a Marta, che, secondo la logica, avrebbe invece preferito la cosa meno nobile. A prescindere dal fatto che non è esattamente quello che Gesù vuole dire, mi colpisce oggi un'altra cosa, di Marta e cioè la sua paura della solitudine. Quel che ella dice al Signore, non è solo un rimprovero, ma è anche la parola disperata di una donna che si ritrova sola. E usa proprio questa espressione si essere lasciata sola. Come sempre nei nostri discorsi, la colpa è dell'altro, in questo caso di sua sorella. Marta, come la maggior parte di noi, non sa parlare dei suoi sentimenti senza incolpare qualcuno, per cui invece di dire mi sento lasciata sola, dà la responsabilità a Maria. Ma è un tentativo disperato di avvicinare qualcuno che possa capirla, che possa esserle di sostegno nel momento in cui sente di non avere nessuno accanto a sé. Sotto sotto molte delle nostre uscite di questo genere, hanno proprio l'anelito alla relazione, ad essere capiti, amati e ricercati. Ed è tutto normale, finché ne abbiamo la consapevolezza e finché vogliamo prendercene responsabilità. E' la grande verità sulla natura umana: non possiamo essere soli, perché siamo degli esseri in relazione, protesi verso l'altro. Per questo la minima percezione della solitudine corrisponde in noi alla paura della morte: infatti, staccarci dagli altri significa per l'essere umano morire. Forse in questo senso possiamo parlare della parte migliore scelta da Maria: sceglie di rimanere con Colui che è l'eterna relazione, che non abbandona mai e che in sé non ha solitudine. Forse questo il messaggio per ciascuno di noi, oggi: con Lui non siamo mai soli, anche quando la nostra percezione ci dice altro. E in Lui poi, ci sono tutte le altre relazioni, proprio perché Lui è la Relazione che tutte le altre sostiene. 





mercoledì 28 luglio 2021

la caccia al tesoro


Mt 13,44-52

Alle volte mi faccio tante domande su questo uomo del Vangelo di oggi, che per prendersi il tesoro
nascosto nel campo, va e compra tutto il campo. Non sarebbe stato più facile pigliare il tesoro e scappare? Tra l'altro così fanno tutti i cercatori del tesoro: fanno a gara e chi prima arriva, vince e si porta via il suo bottino, senza voler né dover rendere conto a nessuno. E qui? Quello non solo nasconde un'altra volta il tesoro ma pure va e si dà tutta la fatica di acquistare il campo intero, e anzi, vende prima tutti i suoi averi! Rischia dunque: c'è infatti un intervallo del tempo, tra la vendita di tutto ciò che si possiede e l'acquisto effettivo del campo, che si chiama 'insicurezza'. E' quel momento in cui non hai materialmente nulla, se non il denaro. Qualsiasi cosa può succedere, qualsiasi ladro te lo può rubare, nel cammino verso l'acquisto. Ma corri il rischio. Evidentemente c'è qualche cosa di molto più importante, sicuramente il tesoro ma probabilmente anche il campo. 
Misteriosa questa cosa... eppure mi ricorda tanto una ricerca vocazionale con i suoi momenti. C'è infatti sempre quel periodo in cui tu hai già deciso, hai percepito in qualche maniera la voce che ti chiama e sai più o meno in quale direzione muovere il passo. Ti resta da concludere i dettagli. Ma nel frattempo sai che il campo attende di essere comprato. E sai che devi percorrere quel tratto di strada, che può essere l'incontro con la persona giusta, o con una forma o famiglia consacrata adatta a ciò che Dio dice nel tuo cuore... Ti senti fragile, senti che nel cuore qualcosa urge, eppure sai che ci sono dei passi da fare, con attenzione e ascolto, e che le cose non vanno fatte con un salto da sbadati, perché la vita nel suo ordinario va a passi. E' un tempo da vivere con molta cura, perché sebbene possa far sentire dentro un vuoto (scegliere significa sempre abbandonare altre possibilità infatti), ti porta verso il tesoro. E qui c'è da fare attenzione: se inciampi e cadi puoi perdere "il denaro" destinato all'acquisto del campo, se non sei attento, verrai derubato. E' tempo di massima cura verso se stessi e verso il tesoro al quale si è orientati. 
Ma torno al fatto strano per cui non ci si piglia solo il tesoro, ma tutto il campo. Si dice che nella vita il successo non va commisurato alle altezze raggiunte, ma alla quantità di persone che hai portato con te. Si, e questo precisamente significa "avere campo". Il tesoro è cuore, e ciò che orienta, il campo è quello spazio in cui poi gli altri vengono, attratti dal tesoro che tu hai scelto e acquistato. Solo così ha senso avere un tesoro. Se non compri il campo, sei semplicemente un ladro e presto ti accorgerai che in fondo non sei orientato verso il tesoro ma verso il suo possesso, che è l'esatto contrario alla logica del Vangelo. Quanto è largo dunque il tuo campo, quanti passi hai fatto nella tua caccia al tesoro? Quante persone sono o potranno essere attratte ed entreranno nel tuo campo, per godere con te del Tesoro più prezioso?



martedì 20 luglio 2021

l'umanità

Mt 12,46-50

Mi è sembrata una bella immagine, questa, costruita proprio per questi tempi della crisi dell'umano, dell'umanità... Gesù che prende in braccio e fa sua proprio l'umanità. La sottolineatura della sua piena accoglienza dell'umanità in sé. Essa è diventata sin dall'incarnazione, la sua lei, la sposa del suo corpo e del suo cuore. Assunta e vissuta pienamente, nella volontà del Padre. Ci deve essere qualcosa nella nostra umanità, che ci lega strettamente al compimento di ciò che Dio ci chiede. Sarà la bellezza che salva il mondo, l'uomo bello, neonato, appena uscito dalla mano di Dio, sua immagine e somiglianza. Sarà l'uomo creato gratuitamente, destinatario dell'amore sovrabbondante di Dio. Sarò io, sarai tu, suo fratello, sorella e madre. 

domenica 18 luglio 2021

Un "autismo" volontario

Mc 6,30-34
L'autismo, lo sappiamo, è una patologia che si caratterizza da deficit sociali ed emotivi legati all'incapacità di recepire e di rispondere agli stimoli che vengono dall'esterno. Gli stimoli... tutta colpa loro! Ne abbiamo così tanti che uno o diventa autistico o ...si esaurisce. L'efficientismo, il carrierismo, il dover essere all'altezza, oppure una semplice ricerca di una vita dignitosa, fanno sì, che perdiamo la bussola e la nostra emotività non ci dà più permesso di fermarci, di non-fare. Dimentichiamo che per agire, specialmente laddove il nostro lavoro ha a che fare con la cura delle persone, occorre saper dare del tempo e delle possibilità a sé stessi. Se è vero che ci sono delle situazioni che richiedono la nostra presenza e disponibilità, è anche vero che ci siamo noi che abbiamo bisogno di stare, di riflettere, di farci aiutare dove occorre. Ecco perché è così malato un sistema che non permette all'impiegato di essere assente per malattia, ad esempio. Si, perché anche il tessuto sociale con tutto ciò che esso comprende, tra le relazioni e le interazioni, va intrecciato tra le presenze e le assenze. Se tu credi di essere importante, di essere prezioso, tu ti darai del tempo per te stesso, non solo per gli altri. E questo perché ami te stesso e perché ami gli altri e sai che servire bene significa servire con tutte le forze, che hanno bisogno di rigenerarsi. Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po'. Mi verrebbe da aggiungere: Dio c'è ma non sei tu, rilassati! Gesù lo fa vedere chiaramente nel Vangelo di oggi. Anche laddove tanta gente ti cerca e ti segue, sappi staccare la spina e diventare volontariamente "autistico". Non permettere ai troppi stimoli di sopraffarti. Ritrovati sotto l'unico sguardo rigenerante per la tua vita: lo sguardo amoroso di chi agisce laddove e quando tu non puoi e bada a tutto con misericordia. 




sabato 17 luglio 2021

puoi andartene

Mt 12,14-21


Mi piace oggi guardare come si atteggia il Signore con le persone che sono i suoi cosiddetti "nemici". Certamente tutti abbiamo nella nostra vita delle presenze che o non ci stanno simpatiche oppure le percepiamo come persone che fanno di tutto per contrastarci. Spesso lo fanno nel nome di una legge, del rispetto di un insieme di regole, spesso le loro intenzioni sono buone, eppure noi ci sentiamo annientati dalle loro azioni, parole, atteggiamenti. Così Gesù ci fa vedere che questo è capitato pure a Lui. Addirittura, un gruppo sociale si riunisce per cercare il modo per metterlo alla morte... questo forse a noi non capita, per fortuna. Comunque, sono cose pesanti, indubbiamente. Possiamo ricordarci questi tipi di situazioni e di persone e vedere, come reagiamo. Resta sempre valida una regola d'oro: le persone non cambiano, ma siamo noi che abbiamo il potere sulla nostra vita e, a partire dai dati di fatto, possiamo decidere cosa fare. C'è chi si ritiene eroe e resta in delle situazioni veramente pesanti, dicendo di farlo per amore, o perché non si sa cosa direbbe la gente, o perché pensiamo che la virtù in queste situazioni sta nel continuare a soffrire, anche con le più alte motivazioni spirituali. Ebbene, certamente la capacità di sopportare pazientemente le persone moleste, o le situazioni contrarie, appartiene alla nostra vita da cristiani, ma solo fino a un certo punto. E oggi il Signore ci dice con molta chiarezza qual è questo punto. I farisei si riuniscono per metterlo alla morte. Ma qui non si tratta solo di una morte fisica. La morte è il limite della nostra vita, della nostra vitalità. Quando tu senti che una situazione di sofferenza, magari subita e non per colpa tua, ti toglie la serenità minima, la tua abituale vitalità, allora è il momento di reagire. Attenzione però, ci sono almeno due cose da ricordare. La prima è la capacità e il coraggio di manifestare alle persone che ci fanno soffrire, il nostro disagio, cioè un sereno confronto. La seconda è la necessità di guardarsi dentro, perché quando una cosa o persona ci fa soffrire molto, può essere che tocca qualche punto debole o qualche ferita nostra e... potrebbe essere un'occasione per guarire. Considerate queste due cose, quando la certezza interiore è che abbiamo fatto quel che dovevamo, occorre prendere delle decisioni per il nostro bene. L'atteggiamento cristiano verso chi ci crea difficoltà, tuttavia, è questo: avere coraggio di pensare che nessuno mi fa del male apposta. Questo aiuta a non coltivare la rabbia e lo sdegno, a non portare rancore in futuro. In poche parole: aiuta a far entrare la risurrezione in questa piccola morte relazionale. Ed ecco Gesù: avendo saputo che volevano farlo morire, si allontanò. Si mostrò essere colui che Isaia aveva annunciato: non grida, non spezza la canna incrinata. Sì, perché ci sarebbe un ultimo elemento da considerare nelle nostre relazioni. Alle volte ci facciamo del male a causa delle cose che sono dentro di noi e di cui non ci accorgiamo. Non spezzare la canna incrinata in questo caso significa non gridare in faccia a chi mi fa del male, ciò che posso intuire come causa del male che mi fa. Proprio perché le persone si spezzano alle volte scoprendo la loro stessa debolezza. E ad essa devono arrivare gradualmente, non con la violenza di chi gliela grida in faccia. Resta sempre attuale che le persone non cambiano perché le rimproveri, ma perché le ami. E capita che questo debba significare allontanarsi, cambiare rotta, andare via. Fa male, ma può essere una scelta per la vita, come oggi il Signore ci mostra con il suo comportamento. Non temiamo, dunque. Possiamo andarcene, ma solo se questo significa ricominciare a vivere, non per vendetta, non per rabbia. 

martedì 13 luglio 2021

il vero realismo



Mt 11,20-24

Oggi è decisamente quel giorno in cui la Parola di ci invita a guardarci attentamente dentro. Gesù richiama alla memoria quei luoghi in cui ha compiuto più miracoli. E sì, si mette a rimproverarli. Cioè mette davanti a loro tutto il bene che hanno ricevuto e fa loro capire come potrebbe essere la loro vita, se avessero approfittato di tutta la grazia ricevuta. Via tutti i buonismi falsi e il piangersi addosso! 
Forse ogni tanto bisogna che anche noi rivediamo la nostra vita per comprendere le proporzioni in cui viviamo e di cui occupiamo la nostra mente e il nostro cuore. Perché se crediamo che ogni uomo è una meraviglia... dobbiamo ricordare che Dio non era obbligato a fare tanti miracoli o a compiere tante meraviglie nella nostra vita, eppure pare che ne abbia fatto. Il vero problema non è dunque quello che noi denunciamo come problema, quella cosa che monopolizza la nostra attenzione, su cui piangiamo così tanto (che tante volte significa piangerci addosso). Anche la nostra imperfezione gioca qui un ruolo significativo. Spesso ci lamentiamo che la nostra vita non va bene perché "non siamo capaci" e  questo diventa una scusa. E cosa sarebbe se, invece di seguire i pensieri sulla nostra imperfezione, provassimo a contare le benedizioni? Proviamo ad immaginare come cambia la qualità della nostra vita, quando abbandoniamo il negativo attorno al quale si concentrano i nostri pensieri e cominciamo a voler vedere il bene? Il vero problema è qui: non riusciamo a vedere tutte le ricchezze che abbiamo sia dentro che fuori di noi, non riusciamo ad essere felici, perché non siamo grati. Non siamo grati perché siamo concentrati altrove, su quell'altrove che però intristisce la nostra vita costantemente. Gesù ci dice: guai... ma i guai, proprio in questa maniera, ce li cerchiamo noi... Alziamo il capo, dunque, la nostra redenzione è già all'opera, le meraviglie stanno accadendo. E solo se riusciremo a vederle, sottolinearle e contarle, saremo veri seminatori di pace e di bellezza. Perché il realismo non significa negatività, ma il vero realista sa chiamare per nome sia cose poco buone, che quelle buone e quelle meravigliose. Si tratta di vivere nel reale e decidere ancora oggi di abbracciare quella parte del reale, che spesso ci sfugge, perché ci scomoda nella forma di quella grazia, che una volta donata, diventa dono ma anche sfida. 

lunedì 12 luglio 2021

una crisi perenne

Mt 10,34-11,1

E' una parola che ci fa paura, che ci fa venire l'ansia, che vogliamo evitare, che ci parla di instabilità, di incertezza, insomma, per la maggior parte di noi o per la maggior parte dei tempi della nostra vita, non è una parola gradita. La crisi. Peccato che raramente prendiamo in considerazione, che il termine viene dal greco κρίσις cioè scelta, decisione. Insomma, opportunità di fare quella svolta che cambierà effettivamente la nostra vita. Ed è esattamente dove ci manda il Vangelo di oggi. Dice il Signore: sono venuto a portare la spada, non la pace. Chi ama il padre e la madre più di me, non è degno di me. Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Crisi. Ma Gesù non era quello che doveva rappacificare tutto? Non era quello che avrebbe reso più leggera la nostra croce? Evidentemente non nel senso in cui noi ce lo aspetteremmo. Gesù è soprattutto per smuovere le nostre logiche, le nostre continue voglie di inquadrare dentro queste logiche le persone, le situazioni; è per farci sperimentare che la vita non si consuma negli angoli retti dei nostri schemi, ma che è quella che si svolge nelle pieghe dei nostri programmi quotidianamente compilati. E che la vera vita sta laddove noi riusciamo a vedere e portare Dio nel quotidiano, anche senza grandi trasporti di sentimenti o misticismi. I cristiani siamo donne e uomini sempre in crisi, sempre pronti a crescere, a interrogarsi, ad andare oltre, a perdere il controllo, a lasciarsi portare dallo Spirito... e tutto perché è discepolo di un Dio che ha talmente "rovesciato" la sua divinità da diventare l'uomo e immettersi nella storia, con tutte le sue debolezze e incertezze. Un Dio così siamo chiamati a seguire, consapevoli dell'amore suo, che si riversa ogni giorno su di noi, certo anche quando non percepibile, per il bene del mondo. 

giovedì 8 luglio 2021

senza attrezzi



Mt 10,7-15

E' abbastanza evidente come Gesù, facendo l'invio missionario, non lasci loro nessuna attrezzatura o ricchezza particolare. Quanti missionari, nella storia, sono stati tanto coraggiosi da partire verso lo sconosciuto, spogli di ogni sicurezza e appoggio! Non procuratevi... gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Quando l'amore ti invia, non guardare né a destra né a sinistra, non pensare cosa dovresti procurarti o cercare, per essere "efficiente". Il Signore ha fatto di te una meraviglia, così come sei, hai ricevuto abbastanza per donare, per distribuire. Perché, come diceva san Massimiliano Kolbe, quando il fuoco dell'amore si accende non può chiudersi nei limiti del cuore, ma divampa al di fuori, ed incendia, assorbe e divora altri cuori... La nostra testimonianza quotidiana non richiede studi, grandi parole o scervellamenti vari, ma si nutre della fiammella che viene coltivata dentro di noi, sorgente della vita, sorgente dell'affezione profonda verso il mondo, cui siamo parte, il mondo amato da Dio. E sì, possiamo farcela senza argento e oro, perché essi sono nulla di fronte a Colui che abita il nostro cuore. 

lunedì 5 luglio 2021

tornare alla vita

Mt 9,18-26

Tutte e due le donne del Vangelo di oggi, sia la piccola che la grande, meritano un'attenzione particolare. Ma facciamo intanto uno zoom sulla emorroissa, figura tanto conosciuta e tanto osservata, specie dai biblisti. Una donna che perde sangue, ininterrottamente, da anni e anni, nel popolo d'Israele è una donna costantemente impura, cioè non atta a nessun tipo di relazione. Il vero dramma per lei è che ormai da tantissimo tempo, non si rapporta con nessuno. La malattia le ha impedito di vivere ciò senza cui una persona umana non può vivere e non può essere pienamente umana. E il forte richiamo a quella vita che le è stata negata per anni, fa sì che ella rischi. 
Non è in grado di prevedere cosa succederà, probabilmente teme le conseguenze. Sa che sta facendo una cosa illecita, infatti non deve toccare nessuno. Potrà succedere di tutto, quando se ne accorgeranno. Ebbene, il rischio, ella decide di abbracciarlo. Sa bene dentro di sé, che vale la pena rischiare anche tra la paura e l'insicurezza. Ha attirato su di sé lo sguardo del Signore. E sta tornando a vivere, guarita dalla sua fede. Ogni rischio di abbandonarsi nelle mani di Dio, di gridare ancora una volta a Lui, al di là dei pareri e della disapprovazione di chiunque, porta con sé una liberazione, se sappiamo prenderlo. E ci permette di vivere sempre più pienamente.