Mc 6,30-34
L'autismo, lo sappiamo, è una patologia che si caratterizza da deficit sociali ed emotivi legati all'incapacità di recepire e di rispondere agli stimoli che vengono dall'esterno. Gli stimoli... tutta colpa loro! Ne abbiamo così tanti che uno o diventa autistico o ...si esaurisce. L'efficientismo, il carrierismo, il dover essere all'altezza, oppure una semplice ricerca di una vita dignitosa, fanno sì, che perdiamo la bussola e la nostra emotività non ci dà più permesso di fermarci, di non-fare. Dimentichiamo che per agire, specialmente laddove il nostro lavoro ha a che fare con la cura delle persone, occorre saper dare del tempo e delle possibilità a sé stessi. Se è vero che ci sono delle situazioni che richiedono la nostra presenza e disponibilità, è anche vero che ci siamo noi che abbiamo bisogno di stare, di riflettere, di farci aiutare dove occorre. Ecco perché è così malato un sistema che non permette all'impiegato di essere assente per malattia, ad esempio. Si, perché anche il tessuto sociale con tutto ciò che esso comprende, tra le relazioni e le interazioni, va intrecciato tra le presenze e le assenze. Se tu credi di essere importante, di essere prezioso, tu ti darai del tempo per te stesso, non solo per gli altri. E questo perché ami te stesso e perché ami gli altri e sai che servire bene significa servire con tutte le forze, che hanno bisogno di rigenerarsi. Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po'. Mi verrebbe da aggiungere: Dio c'è ma non sei tu, rilassati! Gesù lo fa vedere chiaramente nel Vangelo di oggi. Anche laddove tanta gente ti cerca e ti segue, sappi staccare la spina e diventare volontariamente "autistico". Non permettere ai troppi stimoli di sopraffarti. Ritrovati sotto l'unico sguardo rigenerante per la tua vita: lo sguardo amoroso di chi agisce laddove e quando tu non puoi e bada a tutto con misericordia.
L'autismo, lo sappiamo, è una patologia che si caratterizza da deficit sociali ed emotivi legati all'incapacità di recepire e di rispondere agli stimoli che vengono dall'esterno. Gli stimoli... tutta colpa loro! Ne abbiamo così tanti che uno o diventa autistico o ...si esaurisce. L'efficientismo, il carrierismo, il dover essere all'altezza, oppure una semplice ricerca di una vita dignitosa, fanno sì, che perdiamo la bussola e la nostra emotività non ci dà più permesso di fermarci, di non-fare. Dimentichiamo che per agire, specialmente laddove il nostro lavoro ha a che fare con la cura delle persone, occorre saper dare del tempo e delle possibilità a sé stessi. Se è vero che ci sono delle situazioni che richiedono la nostra presenza e disponibilità, è anche vero che ci siamo noi che abbiamo bisogno di stare, di riflettere, di farci aiutare dove occorre. Ecco perché è così malato un sistema che non permette all'impiegato di essere assente per malattia, ad esempio. Si, perché anche il tessuto sociale con tutto ciò che esso comprende, tra le relazioni e le interazioni, va intrecciato tra le presenze e le assenze. Se tu credi di essere importante, di essere prezioso, tu ti darai del tempo per te stesso, non solo per gli altri. E questo perché ami te stesso e perché ami gli altri e sai che servire bene significa servire con tutte le forze, che hanno bisogno di rigenerarsi. Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto e riposatevi un po'. Mi verrebbe da aggiungere: Dio c'è ma non sei tu, rilassati! Gesù lo fa vedere chiaramente nel Vangelo di oggi. Anche laddove tanta gente ti cerca e ti segue, sappi staccare la spina e diventare volontariamente "autistico". Non permettere ai troppi stimoli di sopraffarti. Ritrovati sotto l'unico sguardo rigenerante per la tua vita: lo sguardo amoroso di chi agisce laddove e quando tu non puoi e bada a tutto con misericordia.
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