domenica 15 aprile 2018

mangiare per credere

Lc 24,35-48
Possiamo vederci anche tutti i giorni, salutarci, scambiare due parole, prendere lo stesso autobus, frequentare gli stessi studi o lavorare nello stesso posto... ma, diciamoci la verità: finché non scatta l'invito ad andare a prenderci qualcosa insieme, noi non siamo amici.
Mi viene da sorridere quando leggo il Vangelo di oggi. Arriva Gesù: pace a voi, e hanno paura. Continua mostrando loro il corpo coi segni della passione, impazziscono di gioia... cmq non riescono né credere, né ragionare. Chiede di mangiare qualcosa di ciò che hanno, improvvisamente, nel chiacchierare mentre mangia, le loro menti si aprono. No, per carità, non voglio dire che il suo prendere il cibo abbia aperto le menti dei discepoli, questa sarebbe una forzatura. Ma certamente c'è qualcosa di magico nel mettersi insieme e mangiare. Un sentimento di fraternità che con nulla si può paragonare. Perché uno che mangia con te, davanti a te, è uno che da te si lascia nutrire, è uno che ha bisogno di te, è amico, perché si rende vulnerabile e bisognoso. E allora quel che dice acquista valore a partire dalla sua persona, dal riconoscimento di quello che egli è, amico, fratello. L'incontro così porta la gioia, porta il tratto di intimità. E allora la gioia della risurrezione diventa credibile, perché quello stesso Maestro che camminava con loro, ora è qui che mangia con loro. Non dunque un fantasma, né un essere irraggiungibile, ma sempre Lui, anche oltre il potere della morte. Sempre lui che è disposto a venire da me, sedersi con me e chiedermi da mangiare. Sì, quando mangiamo insieme tutto è più credibile, perché più semplice. Da qui al farsi mangiare, rimanendo per sempre presente nel segno del Pane, è solo un passo. E questo è il vero presupposto della vita da risorti.