lunedì 19 giugno 2017

la doppia distanza del cammino

Solitamente quando una cosa ci pesa in modo particolare, cerchiamo con tutto noi stessi di evitarla...o almeno di dimezzare in qualche modo la fatica o la scomodità che sentiamo nell'affrontarla. Così anche quando si tratta di qualche relazione particolarmente difficile e spiacevole. Entra qui in atto l'arte del discernimento, la capacità di domandarsi dove stia la fatica, il perché di essa e se sia lecita oppure tocchi qualcosa di bruciante dentro di noi. Discernere dunque i nostri sentimenti e regolare di conseguenza il nostro agire. Per quanto sia "naturale" che cerchiamo di scegliere nella vita le cose e le persone più facili e più piacevoli, alle volte occorre soffermarsi sul significato dello scomodo nella nostra esistenza. E' precisamente ciò che il Signore ci dice oggi nella sua Parola. Beh, ci sembra esagerato perché dice addirittura di non opporsi al malvagio. E' come se volesse dire: non fuggire dalla parte faticosa della tua vita, non scappare sempre. Accetta l'incompletezza della tua esistenza e amala lo stesso. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. 
Si, cammina:
- con chi ti costringe con forza cammina affinché impariate che la forza eccessiva si può vincere e disarmare con la mansuetudine;
- con chi ti chiede nelle lacrime di accompagnarlo, cammina per comprendere la ragione del suo pianto e per consolarlo;
- con chi te lo chiede buttandosi ai tuoi piedi, cammina per capire come mai si sente così poca cosa, e per poterlo alzare quando cade;
- con chi ti trascina sulla strada, senza che tu te ne possa difendere, cammina per vincere te stesso e per fargli capire quanta solitudine c'è nella sua insistenza;
- con chi si alza e triste inizia il suo miglio, senza invitarti, cammina per capire la ragione della sua tristezza e fargli vedere che  camminare insieme è bello e meno pesante;
- con chi vorrebbe salire in macchina, cammina per fargli comprendere che le cose nella vita vanno affrontate senza fretta e alle volte lentamente;
- con chi parte pensando già a fare quattro miglia, cammina, affinché non si ritrovi solo quando dopo un miglio si accorgerà di non avere più forze;
- con chi dice che non ce la fa a fare un miglio cammina affinché si accorga che camminando insieme il tempo scorre più veloce e la fatica si dimezza, e per fargli vedere quanta strada sa fare;
- con chi parte nella direzione sbagliata, cammina accompagnandolo, di modo che al momento opportuno tu possa aiutarlo a capire di dover tornare indietro;
E se sei tu quello che costringe l'altro ad accompagnarlo... approfitta del fatto che qualcuno si fa trascinare, perché in questo potrebbe esserci qualche bel tesoro per il tempo del vostro camminare.

Cammina semplicemente, con l'animo pronto per tutto, cammina insieme, assaporando la gioia e la fatica del vivere umano. Cammina quando c'è il sole e quando piove. Fai due miglia perché dove le cose sono condivise, la gioia si raddoppia.




sabato 17 giugno 2017

sincerità o verità?

La diffidenza. E' quella che ci uccide. E' quella che ci fa venire l'ansia di spiegare, argomentare, attirare l'attenzione... 
La fiducia non ha bisogno di eccessive argomentazioni, perché è semplice. Le basta una parola e dopo si sprofonda nella libertà e nella gioia.
E' quello che ci vuole dire oggi il Signore, quando ci raccomanda di non giurare. Non ce n'è in assoluto bisogno, infatti. Un'affermazione fatta con schiettezza e secondo quanto tu pensi e senti, è preziosa in sé, non ha bisogno di ulteriori e ansimanti prove della sua autenticità. Anche perché alle volte è fondamentale distinguere tra la sincerità e la verità. Io posso e devo dire quel che penso/sento sinceramente. Ma devo essere consapevole che non necessariamente questo sarà oggettivamente vero. Tuttavia non cambia il fatto che io sono vero, nella misura in cui tiro fuori ciò che autenticamente alberga il mio cuore. Si, si; no, no è proprio questo. Fidati di me: non ti dirò mai SI se penso NO e vice versa. Quando lo sperimentiamo, allora sperimentiamo anche la gioia della fiducia. Se invece io dico qualcosa che penso o sento e incontro la diffidenza... certamente in me si sveglia il senso di essere stato rifiutato, perché la persona che ho davanti non crede a ciò che io, come parte di me stesso, le consegno. Ebbene, anche qui: giurare è inutile. Sarà il cuore della persona a dover fare poi la propria parte. Se impegno poi tante energie per convincere della sincerità di ciò che affermo... occorre guardare in fondo al cuore e chiedersi il perché. In fin dei conti non viviamo per convincere le persone di nulla. Giurare in questo caso significherebbe mendicare l'amore, il quale non va mendicato, perché l'amore è sempre gratuito e anche quando abbandonati o non compresi dalle persone umane, restiamo sempre amati infinitamente e incondizionatamente da Dio. E a Lui occorre sempre tornare proprio nei momenti in cui ci sentiamo in qualche maniera rigettati con la verità che portiamo nel cuore. Perché lì, nella relazione con Colui che è sempre dalla nostra parte, si rinnova non solo la nostra consapevolezza di essere figli di Dio, ma anche l'autostima e il senso del nostro valore come persone. E tutti i SI diventano ancora più SI, mentre i NO acquistano quella trasparenza di chi cerca sinceramente di camminare per le vie del Signore. Il parlare è breve, chiaro e misurato, non ha più l'obiettivo di metterci al centro, di comprarci l'attenzione, perché è espressione di chi sa di essere sempre guardato con amore.

martedì 6 giugno 2017

tre sguardi per una vocazione!

Ci vogliono tre sguardi per capire la propria vocazione.

1. Bisogna guardare se stessi.
La nostra vocazione è intessuta dentro di noi fin dall’inizio, fin nelle fibre del nostro corpo. E’ importante conoscersi, fisicamente, psicologicamente, affettivamente. Conoscere i nostri desideri, conoscere le risorse della nostra intelligenza, della nostra fantasia, i beni, i progetti. Per trovare l’oro bisogna scavare in profondità, non si trova subito, e per trovare i diamanti bisogna andare ancora più in profondità.
La domanda per il primo sguardo potrebbe essere: “Cosa sto cercando?”.  La domanda di Gesù… Fare verità sui desideri, le attese, sul senso della vita, come vogliamo spenderla, perché la vita è una ed è pure breve.  
2. Non basta guardare solo a noi stessi, bisogna anche guardare “oltre”, guardare a Gesù.
Guardare a lui significa conoscerlo, conoscere la sua vita: la nascita, gli anni a Nazareth, il battesimo, le tentazioni, i viaggi… Cos’ha fatto, cos’ha detto, come l’ha fatto, come l’ha detto, quando si è sottratto, quando si è manifestato. Imparare a conoscerlo stando con lui, spendere del tempo, tutte le relazioni hanno bisogno di tempo e cura. E’ importante dimorare, stare nella Parola, interrogarlo e lasciarsi interrogare, lasciare che il Signore ci provochi, a volte anche ci scomodi.
Lo Spirito Santo ci aiuti ad entrare nei misteri della vita di Gesù. Sentiremo che il cuore si scalda sempre più e ci sentiremo attratti verso una strada piuttosto che un’altra, perché la vocazione è questione di innamoramento. Se si ama Gesù lasciare costa, ma non ci ferma perché c’è una amore più grande che attira, irresistibile. Come quando ci si innamora di un ragazzo/a, la scelta di uno/a fra tanti.
La domanda allora potrebbe essere: “Chi sto cercando? Dove e come lo cerco?”.


3. Il terzo sguardo è quello di guardarsi attorno. 
Noi siamo persone dentro una storia con delle precise responsabilità. Guardare allora la Chiesa e il mondo, le necessità, questo ci può aiutare ancora di più a capire la nostra vocazione e fare una scelta in una direzione piuttosto che in un’altra. Sentire il grido dei popoli, la povertà, l’ignoranza… aiuta a discernere, a capire, a rispondere. Lasciarsi toccare, non posso essere indifferente. Come ha detto il Papa ai giovani alla GMG: non state sul divano!
La domanda: “Quel’è il grido, l’anelito più forte che emerge dalla storia, nell’ambiente in cui vivo?”.

E’ importante dare una risposta all’invito del Signore tenendo conto sempre che è la proposta di un dono, non è la richiesta di un impegno gravoso. Le esigenze sono le conseguenze dell’amore… Gesù ci apre orizzonti, ci prone di vivere alla grande, di realizzare in pieno la nostra vita, la rende interessante, bella, la nostra e quella degli altri. Vale la pena! A noi la risposta!

(www.kolbemission.org)