martedì 2 febbraio 2021

Profumate e sporche del mondo

Le foto di gente vestita con l'abito religioso di qua e di là... oggi nella Presentazione del Signore si celebra la giornata dei consacrati e... sorrido ricordandomi alcune volte quando...
"Cosa? Cosa sei? Una consacrata secolare? Che cos'è?" Non è sempre semplice spiegare alle persone che sono incuriosite nel conoscere una "suora in pantalone", cosa veramente è la nostra vocazione. Forse non è semplice nemmeno per noi, comprendere, perché il Signore ha suscitato nella chiesa questa forma di vita consacrata, che non va associata ad un abito, ad un convento, alla cosiddetta separazione dal mondo. Anzi, su quest'ultima...proprio tutt'altro. Mi piace ricordare oggi le parole che in qualche maniera sono eredità da vivere per noi, consacrati nel mondo. Le scrisse Madeleine Delbrel
Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c'è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi. C'è gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n'è altra che egli lascia nella moltitudine, che non «ritira dal mondo». E' gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un'ordinaria vita da celibe. Gente che ha malattie ordinarie, lutti ordinari. Gente che ha una casa ordinaria, vestiti ordinari. E' la gente della vita ordinaria. Gente che s'incontra in una qualsiasi strada. Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta, che si è rinchiusa definitivamente dietro di loro. Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità.
Si, queste parole parlano di noi. Noi, consacrate e catapultate per e nel mondo. Noi, donne che del mondo dobbiamo fare un grembo in cui ancora oggi Dio possa nascere, crescere e manifestarsi. Noi, che camminando per le strade, improvvisamente cadiamo nella contemplazione, perché vediamo che Lui è presente dovunque. Una normale vocazione. Una vocazione che non conosce la perfezione, ma che si trova perfettamente nella propria e altrui fragilità, perché sa che le ferite sono feritoie. Una come tutte, e diversa da tutte. Forse assomiglia a quella di Simeone...che da sempre vive la sua vita per e con Dio, eppure...anch'egli lo accoglie tra le braccia. Perché ha bisogno di sentire che il suo Signore ha una carne umana, che abita i nostri tempi e i nostri spazi, che non si sottrae alle normali leggi della vita. E lì si compie la sua chiamata. Nel bambino vede la salvezza, nel povero vede la pienezza, nel proprio peccato, l'infinita misericordia di Dio. Siamo donne coscienti di essere chiamate ad essere spose di un Dio geloso di diventare tutto in tutti. Si, ci piace sporcarci del mondo e che il mondo si sporchi di noi, perché crediamo nel suo profumo e siamo certe che che quando una donna con un gesto d'amore mette la sua mano in quella di Cristo, il suo potere non ha più limiti (p. Luigi Faccenda
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