martedì 30 novembre 2021

lasciare tutto per ritrovare tutto...

Mt 4,18-22

Non ha detto Gesù ad Andrea o a Pietro: guarda siccome io ti ho scelto, tu non puoi più essere pescatore. No, no! Tu, Andrea, Pietro, sarai ancora pescatore, perché questo è il tuo mestiere e va rispettato anche come una chiamata. Ma il tuo lavoro sarà trasformato dalla presenza di Dio, pescherai per lui! Quindi lascia le tue reti, per ritrovarle! Ne avrai di altre, per continuare a pescare. Da qui il nostro impegno secolare: trasformare tutte le realtà della nostra vita, compiendo ogni cosa per portare l'amore di Dio ai fratelli tra cui viviamo il nostro quotidiano, anche o soprattutto nel nostro lavoro, che spesso ci occupa la gran parte delle nostre giornate. Così, senza che nessuno se ne accorga, nemmeno noi, Dio potrà essere sempre di più tutto in tutti. La nostra missione d'amore verso il mondo sarà compiuta. 

lunedì 22 novembre 2021

un "tutto" limitato

Lc 21,1-4

Ed eccoci di nuovo nel Tempio con Gesù, di fronte al tesoro, ad osservare la gente. I ricchi, allora come oggi, sfilano per far vedere quanto denaro danno per il Tempio. Tuttavia danno poco, perché non danno quel che realmente potrebbero. La vedova viene e getta tutto quello che ha per vivere. E ci insegna una cosa importantissima. Lei dona tutto, proprio perché è consapevole di quel che ha e di quel che non ha. Non puoi dare tutto se non sei consapevole di ciò che possiedi e di ciò che non è tuo. La capacità di donare tutto/donarci tutti interi, si basa sulla presa di coscienza di ciò che abbiamo e di dove sia invece il limite e "la nostra miseria". Perché donando tutto, rendendoci conto che invece non siamo tutto, apriamo uno spazio di necessità di aiuto, di una mano, della reciprocità, della complementarietà... spazio in cui subentra l'altro, necessario al completamento del tutto, che io da solo non posso colmare. Ma posso certamente disporre del mio e dare tutto, quando mi rendo conto di quanto ho. E ovviamente non stiamo parlando del denaro, ma della nostra vita, delle nostre energie, dei nostri talenti. Nessuno di noi è chiamato a fare tutto, colmare ogni bisogno, altrimenti saremmo Dio (l'unico che tutto può). Allo stesso modo nessuno può esimersi dal dovere di donare se stesso e il massimo di sé, fin dove può. La storia e la storia della salvezza si compiono proprio così: nel quotidiano adempimento della "nostra parte", di quel "tutto" individuale limitato, che è necessario alla costruzione del mondo.

sabato 13 novembre 2021

il tempo da te definito


Lc 18,1-8
Spesso sentiamo dire dalle persone che conosciamo: "Dio vede questo e non fa niente", "Dio non c'è, altrimenti non permetterebbe tutto questo". Sono affermazioni curiose provenienti dal nostro mondo automatizzato e appartenente all'era dell'"oltre digitale". La nostra non è più nemmeno la logica del "premo il tasto e rispondo ad un bisogno". Questi ragionamenti appartengono all'epoca dell'assistente Google, il quale ci ascolta per rispondere al momento opportuno a ciò che pretendiamo da lui. Ha "visto", o più precisamente, ha sentito, e reagisce, senza riflettere, esaminare né rispettare i tempi opportuni. Sì, Dio non è Alexa e nemmeno Siri, da cui esigiamo quasi che sappiano i nostri pensieri e rispondano ad ognuno di essi. Dio scruta ed esamina i nostri bisogni e i nostri desideri, per rispettare il tempo in cui sapremo distinguere gli uni dagli altri e decideremo cosa davvero ci è utile e necessario. Ma Dio non ascolta tutto ciò passivamente, come una macchinetta che attende i comandi. E il Vangelo di oggi fa la giusta domanda: ci farà aspettare a lungo? La risposta sta dentro di noi. La risposta sta nel tempo della nostra fede, dunque, nel tempo che viene definito dalla nostra capacità di domandare e di fidarci. La risposta che arriva prontamente, è esattamente quella che arriva quando siamo pronti, quando il Figlio trova la fede sulla terra del nostro cuore, che grida giorno e notte a Lui. Perché solo un cuore che si rivolge continuamente a Lui, sa distinguere con sempre più precisione il bene da scegliere. E' un allenamento, questa libertà che altro non è che capacità di scegliere appunto il bene in ogni situazione. E allora i tempi coincidono alla perfezione, perché non sono più definiti dall'ansia del "tutto e subito",  ma dalla sapienza del "qui ed ora", tempo della fede, tempo di Dio. 





mercoledì 10 novembre 2021

il miracolo del cammino


Lc 17, 11-19 

I lebbrosi oggi ci insegnano con il loro esempio, una cosa importante. Se tu decidi di fermarti per vedere chissà quali meraviglie, ricordati: il miracolo è quando cammini. Quando tu cammini con la consapevolezza di camminare verso di Lui. E' nel movimento che il sangue scorre più velocemente, e avviene la purificazione di tutto noi stessi. E se tu pensi che, una volta avvenuto il miracolo, puoi stare comodo, ricordati: è solo un gioioso inizio.

Perché il tuo camminare deve produrre ancora molti miracoli, i passi dei piedi o i passi del cuore, non importa. Va' e torna. Muoviti. Mostrati grato, cioè disponibile al nuovo miracolo, perché riconoscente del fatto che non hai nulla di tuo, che sia in grado di compierlo, ma tutto ti è stato donato. 


 

martedì 9 novembre 2021

tutto posso

 Gv 2,13-22


E' una questione piuttosto semplice. Certo che tutto si può. Da tener presente però che ogni cosa ha un limite o ha dei limiti. Così è fatto questo mondo, così siamo fatti noi. E saperlo, saper definire il limite, si chiama consapevolezza. Non coscienza, cioè non solo l'essere presenti a se stessi, ma essere presenti e ragionare. Sapere che fin lì si può arrivare, e oltre no. Perché oltre non c'è quel che vorremmo che ci sia. Un limite non siamo noi a stabilirlo, ogni cosa che noi sperimentiamo nella nostra vita, ha già un suo limite. Possiamo provare ad oltrepassarlo, laddove questo è possibile e ragionevole. Ma non sempre. E la sapienza ci porta nella vita proprio nella direzione della comprensione di questo confine invalicabile. Alle volte però, non ne siamo in grado. Ed ecco entra in scena Gesù. Forse al Tempio si poteva pure tollerare la presenza dei cambiamonete, per i tributi che dovevano essere versati... forse... ma non i mercanti. Il limite. Certo che si può portare al Tempio ogni sorta di animale che magari poi sarà pure sacrificato, per venderlo, ci sono tante "giustificazioni" per farlo. Tuttavia non è il loro posto. Esiste un confine, che la gente non ha capito. 
Passiamo dunque al nostro tempio interiore. Si, possiamo metterci dentro ogni cosa. Possiamo far entrare, attraverso la porta dei nostri sensi soprattutto, qualsiasi cosa. Tante cose avranno pure delle valide giustificazioni. Ma dopo noi diventiamo, interiormente, un mercato: confusione, chiasso, conflitti, interessi, bancarelle che fanno a gara per vedere quale urla di più... tutto si può, davvero. Ma non sei più tempio. Non sei più luogo di incontro con Dio e luogo in cui amarlo e, perché no, anche sacrificare qualcosa per Lui. Sei un mercato, sei un caos, giustificato purtroppo non di rado proprio con la presenza di Dio (io questo lo faccio per usare i miei doni, quest'altro per avvicinare le persone al bene, corro perché qualcuno ha bisogno...ecc.ecc.). E nel frattempo siamo un pasticcio che, in quanto pasticcio, cioè un miscuglio di tante cose, contenitore di tante voci, non ha la sua identità. Non ti meravigliare, se viene quel giorno in cui il Signore decide di entrare, ma non è una visita esattamente piacevole, perché deve rovesciare e creare ancora più confusione, affinché tu ritorni a Lui, causa del rovesciamento e principio con il quale le cose tornano al loro posto, perché se Dio è al centro e al primo posto, tutte le cose nella vita tornano al loro posto.  

lunedì 8 novembre 2021

nel traffico della vita

Lc 17,1-6

Non dimenticherò mai le raccomandazioni del mio istruttore alla scuola guida, il quale spesso mi ripeteva: 
"ricordati che mentre guidi devi stare attenta a te stessa, a ciò che fai tu ma devi stare altrettanto attenta o ancora di più, a quello che fanno gli altri. Insomma, sappi che sempre, in ogni circostanza, anche quando l'altro ha torto, tu, se hai il senso di responsabilità, puoi evitare dei disastri". 
E non potevo non ricordarmelo oggi, alle parole di Gesù sullo scandalo: state attenti a voi stessi. In effetti, lo sappiamo, disgraziatamente, quante volte succede che degli autisti  semplicemente vedano delle persone in difficoltà le persone in strada oppure addirittura provochino degli incidenti e non si fermino, se ne vadano come se nulla fosse. E' forse questo il modo in cui "stare attenti a sé stessi"? Decisamente no. 
E nella vita? Ci pensiamo quante volte può succedere che, anche involontariamente, causiamo un "incidente" e ci passiamo sopra, come se niente fosse? Lo scandalo  non sta nel fare un incidente, se pensiamo che tutti siamo fallibili, ma nel fatto che passiamo oltre senza voler indagare sulle nostre responsabilità compiute o non compiute. Ma c'è di più: Gesù parla dello scandalo verso i piccoli. E in effetti è più facile ancora non accorgersi o far finta di nulla, quando abbiamo a che fare con i piccoli, di tutte le categorie possibili e immaginabili. I bambini "tanto non capiscono ancora", per cui spesso vengono esposti dagli adulti a delle cose pericolose, per non dire abominevoli, perché "cosa vuoi che capiscano?" I poveri, nemmeno li notiamo, ormai assuefatti all'abisso che spesso c'è tra la nostra vita e la loro. Ognuno percorre la propria corsia, non ci incrociamo, ergo: l'incidente non c'è. E l'incidente è proprio nel fatto che non troviamo un incrocio, una rotonda per tornare indietro e tendere la mano... Poi ci sono i poveri in spirito: siccome non pretendono, non alzano la voce, siccome spesso tacciono, non si lamentano, diventano loro "la nostra corsia", lo spazio sopra cui transitiamo con le nostre pretese, le nostre rivendicazioni, i nostri presunti diritti... I bambini sono sempre più feriti sin dall'infanzia, i poveri sono sempre più poveri, i deboli, i fragili, sono sempre più tali. E Gesù non mette nessun dolcificante, dice che chi, nel traffico della vita, non sa stare attento a se stesso e di conseguenza è colui che non bada a nessun'altro, non ha ragioni per vivere. In effetti, se ci pensiamo: la vita è un fluire di relazioni. Più stai attento a te stesso, più sei a contatto profondamente con te stesso, più sarai capace di relazioni con gli altri, più ti sentirai vivo e il "traffico" delle nostre vite, sarà più sereno e ordinato.