mercoledì 16 marzo 2022

all inclusive

Mt 20, 17-28 

Alle volte ci sembra di essere furbi... Facciamo i nostri calcoli e sappiamo che, dai, un po' di fatica e poi nel pacchetto completo, di solito alla fatica segue un piccolo o grande successo, una ricompensa. In effetti, di solito si verifica questo nella nostra vita. Poi però ci sono occasioni speciali, quando non si sa nulla, o perlomeno non fino in fondo. Mentre scrivo penso anche, perché no, all'emergenza che ancora stiamo vivendo: apertura, ma cautela, fatica ad integrare le due, ancora molte volte paura... e anche la guerra... non sappiamo fino a quando, quali le conseguenze, ecc. Sì, è un'occasione speciale, quella che riguarda la dimensione della fede, cosiddetta "cieca". Forse invece non è cieca, ma semplicemente ha una vista superiore. Vede quello che si definisce di solito come "già e non ancora". La fede sta proprio qui: non ho più certezze e continuo a fidarmi. Un'occasione eccellente, quella del Vangelo di oggi, per Giacomo e Giovanni... La mamma intercede (pausa per un sorriso) per loro un pacchetto sicuro. Stare alla destra e alla sinistra del Signore, nel Regno. Si sa, la mamma è per assicurarsi che i figli abbiano un futuro, il migliore dei possibili. E i figli, alla domanda di Gesù, sono pure disposti alla fatica, a bere il suo calice, per avere i posticini buoni. Invece: sorpresa! Il calice è assicurato, ma il posticino no. Che si fa? Si torna dalla mamma per ripensare e trovare un'alternativa, oppure ci si fida? Perché la prima preoccupazione per tutti noi è quella di DARE la vita. Darla per e agli altri e darla anche per e a noi stessi, le due dimensioni vanno insieme. E questo si fa solo fidandoci, camminando nella fede. 
E allora torniamo in noi stessi, per tornare verso gli altri. E possa ogni periodo duro, difficile, rispecchiare proprio questa nostra fede, che sa STARE, come Maria stava ai piedi della Croce, e nella fiducia che, in questo pacchetto c'è anche la Risurrezione, anche quando non ci è dato di sapere i tempi e le modalità. 

mercoledì 2 marzo 2022

bruciare per l'essenziale


Solo quel che arde diviene cenere.
Sacra è la cenere.
Tu mi sfiorasti e io divenni cenere.
Il mio io, il mio essere divenne cenere, consumato da te.
Così dice l'amante e il credente.
Tu mi sfiorasti. Io sono sacro.
Non io ma la mia cenere è sacra.
(Pär Lagerkvist)


Probabilmente quest'anno le ceneri a cui pensiamo sono quelle delle esplosioni, ceneri di posti distrutti, purtroppo anche delle vite scomparse in pochi secondi... Voglio pensare che siano vite donate, donate non per l'odio ma per amore ai fratelli. E che siano conseguenza di un fuoco interiore, fuoco che arde per la pace. 
Dunque, il tempo della Quaresima non può essere che tempo di ardere! Nati dall'ardore dell'amore di Dio che altrimenti non si poteva esprimere che nel creare l'uomo per amore, diciamo nella liturgia che torneremo ceneri. Si, così siamo in questa Quaresima: sospesi tra la nascita e la morte, cioè la rinascita della risurrezione. La vita si contrae tutta in questi 40 giorni. E vediamo chiaramente come reagiamo al concentrato dell'amore, che quando sfiora, incenerisce. Si, perché nello spazio tra la nascita e la rinascita, quello che speriamo per tutto il mondo, messo alla prova col fuoco, è che evapori tutto ciò che non ha significato...e resti l'amore. Camminiamo consapevoli della sacralità dell'esito di questo processo! Facciamo evaporare ogni voglia di vendetta... inceneriamo ogni divisione. Resti l'amore.