domenica 17 dicembre 2023

Amare quello che non siamo

Gv 1,6-8.19-28

Viene sempre un dubbio quando ci attribuiscono cose che in fondo sappiamo che non ci appartengono. Ci sentiamo confusi. All'istante incomincia la lotta tra quello che siamo e quello che non siamo. Spesso quando sentiamo delle cose buone sul nostro conto, anche se non vere, c'è quell'attimo in cui dobbiamo fare un respiro profondo per dire: no, io non sono questo (senza cadere poi nella falsa umiltà, ovviamente). Esattamente così fa Giovanni Battista, quando dice chiaramente che non è il Cristo. Nel profondo del nostro essere vorremmo che il bene che alle volte si dice di noi, ci appartenesse. Qualcuno può chiamarlo superbia e forse alle volte lo è. Ma forse è anche il "sintomo" del nostro tendere sempre verso l'alto, verso Dio. Credo che se il nostro desiderio è essere più virtuosi, ammirati ecc., è solo perché ancora non conosciamo il bene che in noi è stato deposto e di conseguenza non amiamo ciò che siamo e... ciò che non siamo. Saper essere "voce" che annuncia la Parola e sapere che questa voce ha dei limiti. E che se la voce è fragile, è invece infinitamente forte la Parola, che l'amico dello sposo è presente, ascolta, ma esulta quando risuona la voce dello Sposo. Ed ecco la responsabilità per la nostra felicità. Non corriamo dietro a delle false identità, proposte da chi ci vuole diversi, "migliori", anche da chi, per gratificarci, ci dice delle dolci parole. Perdiamo invece un po' più di tempo per conoscerci ed amarci. Forse in questo nuovo anno, per amarci un po' di più.