martedì 26 settembre 2017

il test dell'amore

Oggi mi è ri-capitato tra le mani questo bellissimo testo, verifica dell'amore, di Anthony de Mello. Lo condivido con voi!


Questo è il test più sicuro per verificare se quello che tu hai è amore. Lungi dal diventare indifferente, tu ora godi di ogni cosa e di ogni persona, come prima godevi nell'oggetto del tuo legame. Solo che ora non ci sono più né febbre né sofferenze, né apprensione. In effetti ora si potrebbe dire di te che godi di tutto e di niente. Perché tu hai fatto la grande scoperta che ciò che ti fa godere di fronte a ogni cosa e persona è qualcosa che sta dentro di te. L'orchestra è in te, e tu te la porti dentro ovunque vai. Le cose e le persone che stanno fuori di te precisano soltanto quale particolare melodia l'orchestra suonerà. E quando nessuna cosa o persona attirerà in maniera particolare la tua attenzione, l'orchestra eseguirà una sua musica, senza bisogno di suggerimenti esterni. Tu ora arrechi al tuo cuore una felicità che nessuna cosa che sta fuori di te ti può arrecare né togliere.

domenica 17 settembre 2017

dio mi ha parlato

Nelle stimmate sta la risposta più efficace ai tormenti di Francesco. Nelle nuove ferite, la salute dell'anima. 
Buona Festa delle Stimmate, allora!

Il mistero sublime finora nascosto
adesso si fa scorgere da lontano

Dalla Parola aperta
scorre come un fiume,
travolge

Nel nascondimento, dove il mistero
aspetta l'ora di rivelazione

Molto in alto, dove manca il respiro
dove acceca una luce più forte che mai,
la luce di cui splendono le ali,
le sei ali infuocate.

La speranza del Mistero sempre più vicina.
La prontezza, la consegna del Mistero.
Lo stupore che trafigge 
mani, piedi e fianco

L'Amore che trapassa il cuore
fino al sangue.
Speranza della morte d'Amore.

martedì 12 settembre 2017

un nome, una garanzia

Sarà una coincidenza che oggi, festa del Nome di Maria, nel Vangelo c'è tutto un elenco di nomi di coloro che sono stati scelti da Gesù per essere suoi apostoli? Beh, forse Qualcuno semplicemente ci vuole far riflettere sull'importanza del nome. Ripeti nel tuo cuore il tuo nome. Lo senti tuo? Senti che sei questa persona: Agata, Domenico, Paolo, Salvatore, Antonella, Francesco, Chiara... Senti anche che la tua persona è nel tuo nome ma anche oltre? Si, oltre, perché c'è un nome nuovo, preparato da te da sempre. Ce ne parla chiaramente la Parola di Dio. Ma... si, quando Dio chiama, vuole una risposta e ti chiama proprio con il tuo nome "vecchio", affinché tu piano piano diventi quella persona che ha un nome nuovo. Si potrebbe dire, che inizia così il viaggio verso il nome nuovo.
Oggi è una giornata in cui potremmo desiderare che questo nome nuovo suoni come "Maria"... si, il suo nome, anche se non ci è stato dato al battesimo e non risulta così all'anagrafe. Come si fa? Beh, ci viene in aiuto san Massimiliano, mentre spiega con termini di un innamorato, la sua proposta spirituale: 
appartenere a Lei, approfondire la donazione illimitata a Lei, stringere il vincolo d'amore con Lei, divenire Lei stessa, affinché Ella possa agire attraverso essi e nelle loro anime. Forti parole, eh? Il punto è che lui ha ragione... appartenere a Maria, come modalità di appartenenza a Cristo, significa essere una presenza materna, tenera (secondo la rivoluzione della tenerezza alla quale ci invita Papa Francesco), e premurosa, nel mondo, nel nostro quotidiano. Farsi carico del fratello, un po' come fa la donna in foto, chiunque egli sia, in qualunque modo, alla faccia di tutto quel mondo che ci insegna di curarci e curare solo noi stessi: ecco come diventiamo Maria. Ecco come dopo il nostro nome: Riccardo, Tommaso, Cristina, Valentina, Roberto...all'improvviso, a nostra insaputa, appare il nome di Maria. Perché, senza accorgercene, diveniamo portatori di Cristo e indirizziamo le persone verso di Lui. Questa è la proposta di san Max, questo è il senso con cui possiamo tutti celebrare la festa di oggi. Non temiamo! Tra i nomi degli apostoli scelti dal Signore c'è anche Giuda. Se era degno lui di stare vicino a Gesù e di essere suo testimone per chiamata, lo saremo anche noi. A Maria chiediamo di insegnarci a non trasgredire questa dignità. Sì, perché Maria è un nome, una garanzia! 

sabato 9 settembre 2017

viaggiare incontro a...

Oggi mi piace riproporre questo piccolo brano di Madeleine Delbrel, che rovescia qualche nostra comune logica J
Come colui che lascia Parigi per il deserto sorride da lontano alla solitudine; come il viaggiatore che attende con cuore ansioso le lunghe giornate al mare; come il monaco che accarezza con gli occhi i muri della sua clausura, così, fin dal mattino, apriamo la nostra anima alle piccole solitudini della giornata.
Perché le nostre piccole solitudini sono grandi, esaltanti, sante al pari di tutti i deserti del mondo; esse, che sono abitate da Dio stesso, il Dio che fa santa la solitudine. Solitudine del nero asfalto che separa la nostra casa dalla fermata del tram, solitudine di un banchetto al quale altri esseri portano la loro parte di mondo, solitudine dei lunghi corridoi in cui scorre il flusso continuo di tutte le vite in cammino verso una nuovo giornata. Solitudine dei momenti in cui, accovacciati davanti alla stufa, si attende la fiamma del pezzetto di legna prima di mettere il carbone; solitudine della cucina davanti alla pentola dei legumi. Solitudine quando si lucida ginocchioni il pavimento, lungo il sentiero dell’orto in cui si va a cogliere un mazzo d’insalata. Piccole solitudini della scala che si scende e si sale cento volte al giorno. Solitudine delle lunghe ore di bucato, di rammendo, di stiratura.
Solitudini che potremmo temere e che sono lo svuotamento del nostro cuore: persone care che se ne vanno e che vorremmo con noi; amici che si aspettano e che non arrivano; cose che si vorrebbero dire e che nessuno ascolta; estraneità del nostro cuore in mezzo agli uomini.
Il primo passo verso la solitudine è una partenza. Il vero deserto lo si raggiunge, nel duplice senso del termine, prendendo il treno, la nave o l’aereo. Noi non sappiamo distinguere le numerose piccole partenze che si susseguono in una giornata perché non arriviamo mai alle solitudini che sono nostre, alle solitudini che ci sono state preparate. Per il solo fatto che uno stato di solitudine non è separato da noi che dallo spessore di una porta o dal periodo di un quarto d’ora, non gli riconosciamo il suo valore di eternità, non lo prendiamo sul serio, non lo affrontiamo come un complesso unitario, adatto alle rivelazioni essenziali.
Poiché il nostro cuore non sa attendere, i pozzi di solitudine di cui sono disseminate le nostre giornate ci rifiutano l’acqua vitale di cui traboccano. Noi abbiamo la superstizione del tempo.
Se “il nostro amore richiede tempo”, l’amore di Dio si fa gioco delle ore, e un’anima disponibile può essere sconvolta da Lui in un istante.
“Ti condurrò nella solitudine e parlerò al tuo cuore”.
Se le nostre solitudini sono per noi dei cattivi conduttori della Parola, è perché il nostro cuore è assente.