lunedì 24 aprile 2017

guardare l'insieme

Se uno non nasce dall'alto non può vedere il Regno. Si, è dall'alto che si vede la trama, uscendo dal particolare per innalzarsi e scrutare l'insieme. Il diavolo sta nei dettagli si dice, ma non solo. Se fosse sempre e solo così, rinascendo dall'alto noi vedremmo una trama "diabolica" e il nostro guardare dall'alto sarebbe un semplice e meschino prendere le distanze dal mondo, timorosi di esserne contagiati. Invece anche la risurrezione sta nel dettaglio, l'immanenza di Dio si nasconde nelle piccole cose della nostra vita. E allora, rinascendo dall'alto noi diventiamo capaci di contemplare il Regno, si, quello che è in mezzo a noi. Quel Regno che Cristo ha portato tra noi e che è qui, aspettando il proprio compimento. Si, questo significa pure saper guardare oggettivamente ogni sorta di sofferenza che c'è nella nostra vita o meglio, saperlo inserire tra la trama amorosa del Regno e darle un senso a partire da essa. Forse potremmo richiamare il termine resilienza in questo contesto, quella capacità di vedere ciò che ostacola la nostra esistenza, come una molla di rilancio per camminare con ancora più coraggio, memori di ciò che impariamo dagli sbagli. Il punto è che chi rinasce dall'alto è come lo Spirito. Non dà falsa sicurezza, non promette appoggi umani, perché comprende fino in fondo quanto la vita nello Spirito non sia misurabile, né circoscrivibile. Si segue la voce, e questo richiede un'attenzione continua per saper leggere i segni, le orme di Dio nella quotidianità. Guardando appunto dall'alto con l'occhio di Dio capace di contemplare l'opera sua così come Egli la vede e insieme stando coi piedi per terra per saper vivere bene quei particolari che capitano tutti i giorni e saper quanto peso e quanta serietà dare alle cose, per vivere nella leggerezza e semplicità che non sono superficialità. Forse lo conclude in modo migliore Alda Merini: la semplicità è la raffinatezza della profondità.

domenica 23 aprile 2017

una cosa molto buona

Ieri ho fatto un viaggio. Uno dei tanti. Si, è stato lungo ed anche faticoso. E ieri è stata anche la giornata mondiale per la Terra 2017. Non avrei immaginato il regalo che mi sarebbe stato fatto proprio quel giorno, per intendere a fondo il significato di questa giornata. Un semplice e relativamente breve volo: Bari-Roma. Si, ma un dettaglio , o forse due, hanno cambiato tutto. Ieri il cielo era limpido, quasi nessuna nuvola, e io ero seduta vicino al finestrino. Sono solita utilizzare il tempo dei voli per leggere, riflettere, ascoltare la musica ecc. Eppure, proprio il fatto che splendesse il sole e la vista fosse limpida, ha attratto tanto la mia attenzione, da farmi venire il torcicollo, dopo 45 minuti di sguardo fisso su ciò che vedevo fuori dal finestrino. Si parte da Bari: l'aereo si alza e vedo la costa stupenda col mare trasparente... fino alle Saline Margherita di Savoia (Trinitapoli), perfettamente distinguibili, e subito dopo la curva stupenda del golfo di Manfredonia... A quell'altezza l'aereo ha cominciato a girare verso entroterra, così ho visto le città a pianta centrale, tipo Lucera...e qualche altra che non so identificare. Ed improvvisamente: il Lago di Occhito, così mi sono ritrovata sopra il mio amato Molise, tanta commozione! Le cime innevatissime del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise luccicavano sotto il sole!!! Spostandoci verso il Lazio ecco visibilissima vicino a Sabaudia, la piscina delle Bagnature...e infine: il Mar Tirreno!!!! Le barche a vela e... la riserva naturale del litorale Romano (quella la potete vedere nell'allegata foto). Infine Ostia e... il Tevere che raggiunge il mare!!! Stupendo! Questo quanto alla geografia. Ho visto laghi, laghetti, fiumiciattoli, distese di campagne, colte o incolte, città, strade, boschi, foreste, montagne, la neve. Ho visto persino un incendio. 
E ho pensato: quanto è bella la terra, quanto è bello il mondo, quante bellezze ci offre ogni giorno. Spero che questa terra sia orgogliosa di sé, e, vedendo le sue bellezze, ho pensato che deve amare tanto se stessa, anche se noi non le dimostriamo quanto è bella e quanto ci è madre. Mai come prima ho sperimentato ieri la sua maestosità e ho percepito l'umiltà con cui essa ci predispone la sua bellezza, senza chiedere nulla in cambio, se non solo il rispetto. Se non la amiamo, è perché non amiamo e non rispettiamo noi stessi. E se lei è così bella, anche se dipendente da noi, quanto dobbiamo essere belli noi, creature dotate di libertà? Davvero Dio ha fatto ogni cosa con amore. Davvero ho visto e contemplato una cosa molto buona, come l'ha vista lui quando l'ha creata. Una cosa buona e bella... fatta per noi, per amore. Laudato sii mi Signore...

...noi, sfidanti

#jesuisTommaso, si potrebbe esordire oggi. Ci siamo abituati all'incredulità di Tommaso, come a qualcosa nettamente negativo, da evitare per non essere giudicati coloro che non sanno accogliere la risurrezione. Ma, scusate, vi sembra una cosa tanto normale, risorgere? Vi sembra una cosa tanto scontata che uno muoia e dopo tre giorni non solo risorga, ma vada in giro a farsi vedere? A me no! E per questo oggi dico, sì, oggi è la mia festa, perché io sono Tommaso. Io sono quella razza di sfidanti che non si lasciano convincere facilmente. Ah, cocciuti, dite? Si, probabilmente questa è la parola giusta. Ma credo anche che ciò che il Signore fondamentalmente ci chieda è la cocciutaggine nella fede. E questo significa che se uno mi si presenta e dice di essere Gesù (e in più ho visto che era morto tre giorni prima), io senz'altro gli chiedo qualche prova. Come succede spesso, soprattutto di questi tempi, quando la nostra umanità debole corre dietro le sensazioni, incluse apparizioni e fenomeni straordinari legati alla religione, non è mai difficile andare dietro alla folla. Evidentemente per Tommaso non era nulla di strano supporre che forse, presi emotivamente dalla perdita di Gesù e dal desiderio di continuare ad averlo presso di sé, i discepoli e le donne (figuriamoci poi con l'emotività femminile!), stessero vivendo qualche tipo di delirio collettivo. Sento come il richiamo di Tommaso sia il richiamo alla ragione, cioè ad unire la fede e la razionalità, perché Dio, pur oltrepassando il limite umano della morte, non fa cose irragionevoli. Basta pensare che è restato con noi in un segno tangibile, quello del pane, sebbene chieda a noi di credere che Egli è in esso presente. Si, così: Tommaso, tocca e non essere incredulo ma credente. Il punto è che Tommaso non è un credulone, che va dietro a qualsiasi cosa o pettegolezzo. E' disponibile a credere e lo vediamo dalla pronta risposta di fronte a Gesù che si lascia toccare. Non poteva il Signore dire: "ok, se non credi sono cavoli tuoi"? Si, certo che poteva! Eppure appare e va dritto da Tommaso e si fa toccare! Toccando, egli diviene credente. Infatti, pur avendo toccato, ci vuole la fede lo stesso: non è naturale avere davanti a sé un risorto. Caro Tommaso, tu sei l'esempio di quegli sfidanti di cui anch'io faccio parte. Preferisci sbagliare che essere ingenuo, preferisci esporti per non nasconderti nella folla di quelli che si adeguano a ciò che "dicono gli amici", preferisci essere considerato un incredulo, che coltivare nel cuor tuo la vera incredulità senza farlo presagire agli altri. Complimenti a te, Tommaso, che ti esponi e che dopo non hai più nulla da dire e da discutere, se non confessare in una maniera appropriata e concisa la tua fede. Stima a te, che non stai più a discutere quando l'hai visto, non stai a giustificarti, ma accogli e credi. Donaci di riconoscere che anche noi siamo te tante volte, solo che ci vergogniamo e preferiamo nasconderci dietro la "correttezza della fede". Eppure tu sai, che il vero Amore, se sfidato, diventa solo ancora più vero, nella chiarezza degli intenti e nel desiderio di comprendere, unisce tutto l'uomo, con il suo intelletto e cuore, per incontrare l'Amore che sorprende, che corregge e d accoglierlo con tutto se stessi.

martedì 11 aprile 2017

semplicemente

In questi giorni tante volte mi domando, quale forza interiore deve avere un uomo consapevole che presto dovrà lasciare questo mondo. Con quali sentimenti e pensieri vive i suoi ultimi giorni? Quale tensione deve esserci, quale lotta tra l'intelletto e il cuore? Leggo le parole del Vangelo alla ricerca di ciò che mi possa parlare dei pensieri e dei sentimenti di Gesù. Oggi Egli sembra molto diretto: inizia dal dire chiaro chiaro, che presto ci sarà un tradimento da parte di uno dei suoi. Mi colpisce la sua schiettezza, ma ancora di più mi colpisce la semplicità con cui Giovanni interagisce con il Signore. I discepoli, alla notizia del tradimento, si guardano l'un l'altro per capire chi di loro sarebbe stato... un cenno a Giovanni e quello parte con la domanda diretta: Signore, chi è? Chi ama, non ha bisogno di tante sfarfallate e di tanti discorsi, ma va al cuore della questione. Gesù è ormai volto al passaggio decisivo e si percepisce che, come ogni persona umana in queste condizioni, è arrivato a badare solo all'essenziale. Non racconta più parabole, dà invece dei segni chiari. Sebbene non di tutto possa parlare chiaramente, forse a tutela della fragilità umana (come nel caso di Pietro, al quale non rivela esattamente ciò che sarebbe successo, perché non è umano sapere il futuro...), comunque risponde direttamente. E non solo: parla perfino al traditore, dandogli il via per agire... E Giuda non esita, obbedisce. E anche se sono giorni in cui guardiamo le vicende di Gesù a rilento, rispetto all'andamento dell'anno liturgico, ora le cose cominciano a scorrere secondo la logica che lo porterà alla croce. Si, semplicemente lì. Direttamente lì. Così come direttamente e semplicemente al cuore del suo Signore arriva il discepolo amato. Forse allora sta anche a noi vivere questa settimana, con il cuore appoggiato sul suo petto, ascoltando i suoi battiti, semplicemente lì, direttamente con Lui, ascoltando, osservando e rivivendo i suoi stessi sentimenti, sentimenti che saranno coronati con la gioia della risurrezione.

giovedì 6 aprile 2017

conoscere, riconoscere, assomigliare

Una volta un frate francescano, missionario in Africa mi raccontò questo episodio. Si trovava su un treno, non aveva la sua tonaca addosso quindi, se anche le persone che viaggiavano con lui, dovessero riconoscere chi fosse dall'abito, non era possibile. Ma durante il viaggio a un certo punto lui prese in mano il breviario e cominciò a pregare. Incuriosito il giovane uomo seduto accanto a lui, ogni tanto dava un'occhiata al libro che il frate aveva in mano. Aperto sulla pagina che stava leggendo, il breviario era segnato con un'immagine della Madonna. Dopo alcuni minuti, il ragazzo si fece coraggio e, indicando il santino chiese: "mi dici chi è questa donna?". Il frate, un po' sorpreso dalla domanda, dopo un attimo di riflessione rispose: "è mia Madre". Al ché il suo interlocutore lo guardo attentamente in faccia, poi spostò gli occhi verso l'immagine e quando guardò di nuovo il frate, concluse: "ma tu non le assomigli per niente!". Il frate prese questo episodio come un importante spunto di riflessione per la sua vita. Raccontandomi l'accaduto mi disse: "ho pensato dentro di me: infatti, Lei è mia Madre...ma io la conosco? Le assomiglio veramente?".
Leggo i Vangeli di questi giorni...ritorna la domanda che la gente fa a Gesù, un po' stupita, un po' scandalizzata: "ma tu chi sei?", "chi credi di essere?". E Lui continua a rispondere che loro non conoscono Dio perché se lo conoscessero, avrebbero riconosciuto nelle sue opere il Padre. C'è dunque una somiglianza che ci sfugge proprio quando ci crediamo già somiglianti (come loro, che dicevano di avere l'unico Padre, Dio). Forse sarebbe bene ripetere spesso la domanda: "ma tu chi sei?" e magari aggiungere ciò che aggiunse Ramazzotti nel suo brano Un angelo disteso al sole: "ci credi che non lo so dire?" Forse meno sappiamo dire chi è Lui e più lo cerchiamo, più, inavvertitamente cominceremo ad assomigliare a Lui. Si, perché credo che è la ricerca che ci rende veri, così come Dio ci ha fatti, assetati di Lui, assetati dell'eternità.