Mc 7,1-13
È sempre più comodo trattare con una cosa che non con una persona. Una
persona è un mistero ed è imprevedibile, devi sforzarti molto per capirla e
convivere con lei. Dio è una persona e, dal punto di vista dell'impegno, è
molto più difficile convivere con Lui che compiere determinati riti automaticamente.
Dio è una persona ed è invisibile o, meglio, visibile nel cuore e con il cuore
puro e sincero. Per convivere con Lui bisogna continuamente sforzarsi con tutta
la vita di essere vivi, di avere il cuore vivo e docile alla Sua voce e al Suo
insegnamento. Chiaramente il motore di questa convivenza è l'amore: l'amore
infinito di Dio e il mio amore, finito ma pur sempre unito all'infinito
desiderio di Dio vivo. La convivenza vera esclude automatismi, perché tutto
dipende dalla lettura della sempre nuova situazione che devo affrontare. Questa
lettura avviene nel cuore umano che deve essere vivo, sensibile e pieno
d'amore. È come nel matrimonio, l'uno chiede all'altra, continuamente, essendo
nelle nuove situazioni: "amore mio che facciamo adesso?" Così è nella
convivenza con Dio: o Dio, Amore mio adesso che facciamo? Questa ricerca della
giusta decisione costa una fatica, ma è indispensabile perché restiamo vivi e veri.
Altrimenti comincio a crearmi la mia religione composta da prescrizioni vuote da
eseguire. Anch'io devo stare attento ad essere vivo e autentico nella mia fede.
Finché sono innamorato di Dio e Gli chiedo: "Amore mio che facciamo?", posso stare
anche tranquillo per le mie scelte. Ma questo cammino esige un dialogo continuo
nel mio cuore con Colui, che essendo innamorato di me, vuole continuamente
comunicarmi non solo la luce per le mie scelte, ma soprattutto il Suo amore che
mi dona la forza per affrontare le fatiche del cammino della vita.
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