lunedì 1 febbraio 2021

Quando il bene fa paura

Mc 5,1-20

Mi è capitato nella vita di ricevere un bene inaspettato, che oltrepassava di molto le mie attese. Quelle volte che le dimensioni di questo bene erano veramente imponenti, era nata dentro il mio cuore una sorta di paura. Alle volte è semplicemente un'insicurezza, una momentanea incapacità di reagire a qualcosa di "non programmato", anche se buono. Che paura è dunque quella? Forse l'istintivo sentirsi in dovere di ricambiare e quindi temere di non avere altrettanto bene con cui ricambiare? Forse è l'incredulità verso un amore espresso nei fatti, così evidente e grande? Sembra alle volte che sia proprio quel tocco del paradiso, a farci spaventare nel profondo del nostro cuore. Qualcosa di meraviglioso, il sentimento di essere amati infinitamente. La trepidazione che viene dalla percezione che quell'attimo presto svanirà, spesso ci spinge ad allontanare/allontanarci dalla sorgente dalla quale viene quel bene. In più quando sentiamo che improvvisamente perdiamo controllo sulla realtà, perché emotivamente impegnati nel percepire l'amore che ci giunge. Esattamente come la gente del Vangelo di oggi, che pregava il Signore che se ne andasse... Nell'attimo della perdita di dominio sugli eventi, si erano persi infatti i 2000 porci, mentre un bene immenso ha raggiunto un uomo, liberato dalla legione, cioè dalla schiavitù interiore. Siamo meravigliati di fronte a un evento del genere e preferiamo porre la nostra attenzione sulla perdita che non sull'enorme guadagno. Perché alla perdita noi pensiamo di poter rimediare con le nostre forze, dandoci da fare, correggendo gli avvenimenti e forse anche Dio stesso. Mentre un miracolo ci sfugge e ci manda in tilt. Ci tocca imparare ad accettare questo tilt, il tilt divino.




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