martedì 10 maggio 2022

incertezza

Gv 10,22-30

Ho visto una volta un film di fantascienza che mi ha fatto riflettere tanto. Un astronauta stava partendo per lo spazio, convinto che in esso potesse restare quanto vuole e che era sufficientemente addestrato, per restare a lungo senza il contatto con la Terra. La conclusione del film invece faceva capire quanto egli, come ogni uomo del resto, fosse attaccato alla Terra, alla sua appartenenza a questo mondo. Mi è venuto in mente questo film oggi mentre leggevo il brano odierno del Vangelo. Fino a quando ci terrai nell'incertezza? La domanda riguarda lo stato d'animo di quanti aspettavano il Messia e volevano sapere se era veramente Gesù. Farei una controdomanda... Fino a quando starete nell'incertezza? Fino a quando siamo capaci di stare anche noi nell'incertezza? Il film a cui accennavo prima, ci fa vedere una grande verità della vita umana: non siamo fatti per essere appesi nell'aria, che la si pensi fisicamente: come navigazione sopra la terra oppure addirittura nello spazio, sia inteso come realtà psichica/spirituale. Fisicamente parlando, abbiamo la forza della gravità, che ci attira verso un qualcosa che ci sostiene, una certezza, una possibilità di toccare coi piedi per terra. Di fatto, non abbiamo le ali per sostenerci nell'aria. E' motivo per cui molte persone hanno paura dei voli aerei. Non è una condizione normale per un essere umano. Eppure... è proprio l'aereo che ci dice che dentro di noi, anche se non siamo fatti per vivere nell'incertezza, c'è la voglia di navigare, di sorvolare, di oltrepassare. Cioé di fare questo salto che ci fa staccare dalla certezza, per andare a finire in un terreno sconosciuto, in cui però speriamo di trovare un'altra certezza. Ma, lo sappiamo, il salto si deve fare! Anche se ci mette alla prova. Ebbene, sì, proprio come Gesù mette alla prova i Giudei. Infatti egli già ha detto loro la verità e gli ha proposto le nuove certezze, tuttavia loro non sono ancora disposti a fare il salto. Stanno ancora inchiodati alla loro comfort zone e aspettano che qualcuno dia loro un'assoluta certezza, senza che loro si smuovano. Ecco ciò che viene chiesto a noi: non di vivere nell'aria con l'angoscia di vivere qualcosa di scomodo. Ma di scorgere nell'incertezza che alle volte la nostra vita attraversa (e qui ci possiamo mettere tutti gli eventi della storia presente), orizzonti nuovi, possibilità di inoltrarci in cerca del nuovo, anche se questo momentaneamente dovesse crearci timore. Non dunque sconfiggere l'incertezza, ma farne una risorsa. 







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