Giovedì Santo
La fame. Una condizione del nostro corpo che noi, da questa parte del mondo conosciamo oggi poco, ma forse in questa quarantena segnata dal calo economico, qualcuno un po' di più... Per la maggior parte conosciamo il languorino che si fa sentire quando il livello di zuccheri nel nostro sangue si abbassa a tal punto da segnalare al nostro sistema nervoso che bisognerebbe mangiare qualcosa. Ma in fondo è più questo: vedi di mettere qualcosa nello stomaco. Non: cerca qualcosa da mangiare altrimenti muori. E penso a tutti quelli che al Sud del mondo non sanno cosa sia il languore, perché non conoscono la sensazione della sazietà. Si sa, le due cose vanno in coppia, come molte altre nella vita, e senza conoscere una non puoi conoscere o accorgertene dell'altra (tipo il cieco nato non sa cosa significa vederci). Mangiare significa alla base una cosa: vivrai ancora (fisicamente). Mangiare in compagnia significa: vivrai ancora da persona umana, in relazione. Dar da mangiare è l'espressione più basilare dell'affetto, come fa la madre col suo figlio appena nato. Dar da mangiare se stessi significa: io ti amo e farò di tutto affinché tu non muoia, a costo di sacrificare me stesso. Questo è esattamente quello che fa Dio per noi. E lo fa proprio perché delle volte non sappiamo nemmeno di avere fame. Oggi è giovedì santo. Cristo si spezza per noi, per ricordarci la nostra fame. Si presenta sul piatto della mensa, sperando di risvegliare la nostra fame di Lui, della pace, della fratellanza. Per ricordarci quel sapore del pane fresco, genuino, che riveste la nostra vita di sentimenti di serenità, di reciproca accoglienza. Oggi è la giornata per tenere in bocca, e nella nostra memoria affettiva il sapore del Pane spezzato per noi. Possiamo guardarlo, possiamo sentire il profumo, possiamo infine sentire il suo sapore, assaggiandolo o divorandolo, secondo la misura del nostro "digiuno". Buon giovedì santo, allora, dal sapore del pane che sa di un'infinita nostalgia della vita.
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