Mc 7,1-8.14-15.21-23
Tanti discorsi nei nostri giorni si fanno sui giovani, sulla loro vita distratta, persa, senza direzione, senza valori. Tra i credenti tante parole si dicono sui giovani che "non vanno più in chiesa": affermazioni fatte spesso con tanto di meraviglia sul volto...
Forse in tutte queste lamentele, bisognerebbe alle volte, appunto come dice Gesù, guardare a ciò che "esce da noi", cioè quanto noi siamo testimoni coerenti della bellezza della vita, della fede ecc. Resta sempre facile criticare senza una vera e propria presa di responsabilità. E la responsabilità più grande è proprio questa: iniziare ad essere coerenti nella vita. Di modo che ciò che diciamo, divenga coerente con ciò che effettivamente facciamo, gli atteggiamenti che assumiamo. E questo soprattutto quando ci permettiamo di criticare, perché la critica è un'altra di quelle cose che "escono da noi" e che ci qualificano senza che ce ne accorgiamo. Si, purtroppo spesso le persone giovani o meno, quando si chiede loro perché si allontanano dalla chiesa, dalla fede oppure perché non si avvicinano ad un'esperienza religiosa, spiegano che non vedono la coerenza tra le parole e le opere. E preferiscono fare del bene senza fare il chiasso, fuori. Giustamente. Come vediamo dalla Parola di oggi, così era nei tempi della vita terrena di Gesù, e così è anche oggi. E come ieri, così anche oggi, la responsabilità, prima di essere collettiva, è personale.