Lc 8,19-21
Una delle cose peggiori che possono succedere quando tu stai in compagnia. Arrivano i tuoi e ti richiamano, ti vogliono tirare fuori. Peggio ancora: non entrano ma mandano qualcuno a chiamarti. Forse un po' di rabbia e scocciatura ci sta. Ma Gesù sembra che non si lasci scomporre da queste possibili istintive reazioni. Fa direttamente una mossa che da un lato potrebbe sconvolgere di più, dall'altro lato svela la sua estrema libertà interiore che si manifesta proprio nel fatto che lui non si altera. In queste situazioni, noi ci arrabbiamo perché ci sentiamo trascinati o vincolati da dei legami, giustamente, avendo a che fare con i nostri familiari. Il punto è restare, come Gesù, dentro e dentro di sé. Se dentro di te c'è la sufficiente sicurezza, quella buona, che non è sfacciataggine, tu non ti scomponi, ma rimani dentro, presente a te stesso, anche quando da fuori ti richiamano, rifacendosi ai legami più legittimi di questo mondo. I legami sono fatti per la vita e non la vita per i legami. L'uomo è un essere sociale per poter vivere ha bisogno dell'altro, ma non di dipendere morbosamente dall'altro. Chi è "dentro", come Gesù, vede quali sono le relazioni più vitali, quelle appunto che coinvolgono interiormente, all'ascolto di una Parola che dà vita. Le voci da "fuori", che sono lì, pronte addirittura a dirti che sei tu quello pazzo e "quello fuori", sì, forse danno un po' fastidio, dispiacciono, ma non sconvolgono la vita vera. L'amore non sta infatti nel fermarsi fuori a richiamare. Il vero legame è quando tu hai coraggio di entrare dentro la vita del fratello, non in quello che tu pensi che egli sia, ma in quello che egli davvero è. E questo significa davvero sapersi mettere in ascolto di quella Parola, che lo abita.
Una delle cose peggiori che possono succedere quando tu stai in compagnia. Arrivano i tuoi e ti richiamano, ti vogliono tirare fuori. Peggio ancora: non entrano ma mandano qualcuno a chiamarti. Forse un po' di rabbia e scocciatura ci sta. Ma Gesù sembra che non si lasci scomporre da queste possibili istintive reazioni. Fa direttamente una mossa che da un lato potrebbe sconvolgere di più, dall'altro lato svela la sua estrema libertà interiore che si manifesta proprio nel fatto che lui non si altera. In queste situazioni, noi ci arrabbiamo perché ci sentiamo trascinati o vincolati da dei legami, giustamente, avendo a che fare con i nostri familiari. Il punto è restare, come Gesù, dentro e dentro di sé. Se dentro di te c'è la sufficiente sicurezza, quella buona, che non è sfacciataggine, tu non ti scomponi, ma rimani dentro, presente a te stesso, anche quando da fuori ti richiamano, rifacendosi ai legami più legittimi di questo mondo. I legami sono fatti per la vita e non la vita per i legami. L'uomo è un essere sociale per poter vivere ha bisogno dell'altro, ma non di dipendere morbosamente dall'altro. Chi è "dentro", come Gesù, vede quali sono le relazioni più vitali, quelle appunto che coinvolgono interiormente, all'ascolto di una Parola che dà vita. Le voci da "fuori", che sono lì, pronte addirittura a dirti che sei tu quello pazzo e "quello fuori", sì, forse danno un po' fastidio, dispiacciono, ma non sconvolgono la vita vera. L'amore non sta infatti nel fermarsi fuori a richiamare. Il vero legame è quando tu hai coraggio di entrare dentro la vita del fratello, non in quello che tu pensi che egli sia, ma in quello che egli davvero è. E questo significa davvero sapersi mettere in ascolto di quella Parola, che lo abita.