Lc 6,39-45
E' tutta colpa dell'occhio... Infatti esso vede al di fuori di noi e non guarda dentro. Quindi è colpa sua. Guardo il fratello e vedo subito dove ha sbagliato, cosa ha da correggere, quante volte ha peccato, anzi, vedo pure cose che lui stesso pensa, senza che egli manco lo sappia! Sono cose molto comuni nelle nostre relazioni interpersonali. E non sono solo attitudini. Noi interiormente ci sentiamo proprio autorizzati a guardare attentamente, per "vedere meglio" ciò che l'altro ha o è. E, la cosa più simpatica di tutte, ci crediamo davvero di sapere cosa l'altro è. Piccolo particolare: spesso nelle relazioni andiamo avanti così, relazionandoci con l'immagine della persona che abbiamo dentro, non con la persona reale che abbiamo davanti, che è tutta e in ogni momento di nuovo, da ricevere, da conoscere e da accogliere di nuovo. In questo modo spesso alcune relazioni si sgretolano. Perché crediamo di vedere la pagliuzza nell'occhio dell'altro e siamo convinti che egli non se la toglierà mai (ah, eventualmente con il nostro aiuto, ma guarda caso, questo aiuto non lo vuole!).
C'è un metodo sicuro invece, per vedere meglio. E' quello di toglierci la trave che sta nel nostro occhio, e che ci autorizza a dare giudizi, a dire affermazioni incastranti sugli altri. Perché è proprio così. La trave la si mette per chiudere, per assicurare, per sostenere un qualcosa già posto. E' la trave nel nostro occhio che intrappola le persone dentro il nostro sguardo. Mentre a noi quotidianamente è richiesto di avvicinarci sempre di più allo sguardo di Dio. E qual è questo sguardo? Fino in fondo non lo sapremo su questa terra, ma sappiamo una cosa certa: egli vede l'uomo e non la pagliuzza o la trave. Egli vede una sua creatura, alla quale ha dato la libertà e la bellezza. Egli sa sorprendersi di fronte a questa bellezza e sa farla prevalere su tutti i difetti che la creatura può avere. Per questo fatichiamo nella relazione con Dio, perché entrare in rapporto con lui e vivere questo rapporto, richiede la flessibilità, richiede l'abbandono degli schemi, proprio perché Lui non è uno schema e non vive di incastri. Mentre noi nei rapporti con gli altri sappiamo persino trovare degli incastri, talvolta disfunzionali, per permanere nella relazione. Invece Dio ci insegna, che per vedere meglio occorre prima liberare il proprio occhio, renderlo pronto alle costanti sorprese. Un occhio così è l'occhio semplice, sgombro, ricettivo e liberante. E' occhio che Dio ci vuole regalare.