Gv 20,1-9
Quanto corriamo di solito quando abbiamo a che fare con un evento particolare? Se pensiamo che ormai si dice spesso che "corriamo sempre", figuriamoci, se deve succedere qualcosa di particolare, una festa, un evento per cui ci teniamo. Quante energie mettiamo nella preparazione di esso... Forse però non viene da correre o da affrettarsi, quando andiamo a trovare un caro defunto al cimitero, soprattutto se è appena scomparso. Probabilmente anzi, il cuore si sente appesantito e non sappiamo, dal punto di vista emotivo, cosa può comportare una tale visita. In effetti, nemmeno Maria di Magdala corre al mattino verso il sepolcro (perlomeno non da quanto vi riferisce Giovanni). Invece comincia a muovere le gambe, quando non trova più il corpo di Gesù. Ecco che comincia a correre. Cercava un morto ed egli non c'è. Si interrompe una depressa quiete delle giornate lunghe e insopportabili dopo la morte di una cara persona. Si interrompe bruscamente e succedono delle cose strane. Il lutto è lì, già iniziato, la persona umana vive anche dal punto di vista psicologico il suo processo di accoglienza e di riconciliazione con una grave mancanza. Ed improvvisamente: si corre! La tomba è aperta, il corpo non c'è. Sconcerto, confusione, disperazione, insicurezza: tutti questi sentimenti fanno sì che si corre, si cerca aiuto. Appare una necessità quasi fisiologica di condividere questo fatto con gli altri, immediatamente, affinché ci si aiuti nella lettura del fatto. Ma gli altri hanno bisogno di vedere anche loro, per poter procedere ad una valutazione. Quindi probabilmente non è che Pietro e Giovanni non credono alla donna che li precede al sepolcro, è che hanno proprio bisogno di prendere le loro misure, o meglio, affrontare di persona il dato di fatto, per poi poter procedere a dargli un nome. Corre Giovanni: snello, veloce, davanti al sepolcro frena e viene sopraffatto dallo sconcerto. Corre Pietro: più lento, arriva dopo, ma senza indugio entra nella tomba e costata fino in fondo il fatto che Gesù non è più lì! Corrono i pensieri, i sentimenti, saltano fuori i ricordi, le parole udite: il Maestro aveva parlato del fatto che sarebbe risorto. E non si sa come calmarsi. Non ci sono punti di riferimento. Se anche aveva detto che sarebbe risorto, non si capisce cosa significhi, non ne esiste nessuna esperienza. Si va, si torna al e dal sepolcro, c'è chi si ferma e chi se ne va. Il NUOVO che improvvisamente entra nella storia, nella vita di ognuno dei "corridori"... sconvolti da questa novità.
E a noi, quanto ci fa correre il Natale, la Pasqua? Lasciamo da parte finalmente tutte le frenesie di preparazione alle feste, le scadenze ecc. Quanto ci smuove interiormente, l'andare incontro al Signore appena nato e poi risorto?