Lc 19,11-28
Non sembra giusta questa storia. Noi gridiamo che ai poveri bisogna donare quello che a loro appartiene, quello che a loro manca, quello che non hanno. Cioè a chi non ha bisogna dare, e così finalmente avrà, non, come dice il brano di oggi a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quindi, come la mettiamo? Si ripresenta sempre la questione della gestione. C'è chi ha poco ed è felice, e chi ha molto e non lo è. C'è chi è in grado di moltiplicare il suo poco e moltiplicare il benessere, attraverso una vita semplice e onesta, invece c'è chi riduce il suo tanto, sperperandolo. Chi è allora realmente colui che ha molto? E' colui che per questo molto ha molto lavorato. E non è questione di quantificazione. Il mio molto non è lo stesso tuo, eppure nessuno può mettere in discussione che sia molto. Siamo una piccolezza e un poco che è chiamato ad essere molto, secondo la propria misura, quella molto personale. Questa è precisamente la ragione per cui a chi ha, sarà dato di più. Attenzione non dice: a chi ha molto, ma semplicemente a chi ha. Per non cadere nella contabilità. Ma se tu "hai", ne sei consapevole e te ne prendi cura, di quel che hai, avrai in abbondanza, perché lo vivrai in profondità, godendone appieno, e non devono essere per forza i beni materiali, ma anche i tuoi doni naturali. Se invece non hai , cioè non prendi consapevolezza di ciò che è tuo e di ciò che fa sì che tu sei tu, sarai sempre più povero, ti sentirai sempre più vuoto. Tutto sta nel guardarci dentro e vedere cosa abbiamo, per avere di più.