Mc 4,35-41
Quel momento in cui vuoi con tutte le tue forze fare qualcosa, proprio compiendo l'ultimo sforzo...ma le energie ti hanno abbandonato e sai che non ce la farai. Non si parla necessariamente di una cosa che riguardi la tua dimensione fisica. Alle volte non ce la fa più la nostra mente, il nostro spirito... è qualcosa di normale, essere fragili. E qui, proprio nella scoperta di non essere per nulla forti, che si cela la grande possibilità. Il tuo limite, la tua finitezza scoperchiano uno spazio in cui l'altro può prendersi cura di te e dei tuoi desideri. Non c'è nulla di più liberante del lasciarsi portare, sfornando dal profondo del nostro essere la fiducia. Per assurdo questo non significa per nulla la passività. Delle volte infatti, questo tipo di docilità, si trasforma in salvezza, per tutti. Per te che ti mostri debole e per gli altri, che, senza rendersene conto, hanno bisogno della tua gracilità. Da una parte sperimentano infatti l'universale necessità dell'essere umano di prendersi cura dell'altro. D'altra parte possono accorgersi, che nel momento in cui meno se lo aspettano, la tua fragilità calma le tempeste della loro vita. Così Gesù oggi. Vuole passare all'altra riva, ma non c'è altro modo che lasciarsi prendere così come era nella barca. E nel bel mezzo della traversata...ecco la tempesta. Il bisogno di Lui. Il bisogno di questo uomo spossato, che dorme così fortemente che non si sveglia nemmeno con tuoni, lampi e vento. La paura che non gli importi nulla del fatto che stanno morendo. Si, senza l'altro, anche vulnerabile e apparentemente incapace di dare nessun contributo, la paura della morte ci opprime. Abbiamo bisogno dell'altro e dell'alterità. Proprio di quell'Altro che dorme, che ci sembra lontano, passivo, sconosciuto. Quell'Altro che ha appena avuto bisogno di essere portato in braccio. Quell'alterità che sconfigge anche le nostre più potenti paure, nell'abbraccio delle due umanità che con Dio acquistano un'inaspettata forza.
Quel momento in cui vuoi con tutte le tue forze fare qualcosa, proprio compiendo l'ultimo sforzo...ma le energie ti hanno abbandonato e sai che non ce la farai. Non si parla necessariamente di una cosa che riguardi la tua dimensione fisica. Alle volte non ce la fa più la nostra mente, il nostro spirito... è qualcosa di normale, essere fragili. E qui, proprio nella scoperta di non essere per nulla forti, che si cela la grande possibilità. Il tuo limite, la tua finitezza scoperchiano uno spazio in cui l'altro può prendersi cura di te e dei tuoi desideri. Non c'è nulla di più liberante del lasciarsi portare, sfornando dal profondo del nostro essere la fiducia. Per assurdo questo non significa per nulla la passività. Delle volte infatti, questo tipo di docilità, si trasforma in salvezza, per tutti. Per te che ti mostri debole e per gli altri, che, senza rendersene conto, hanno bisogno della tua gracilità. Da una parte sperimentano infatti l'universale necessità dell'essere umano di prendersi cura dell'altro. D'altra parte possono accorgersi, che nel momento in cui meno se lo aspettano, la tua fragilità calma le tempeste della loro vita. Così Gesù oggi. Vuole passare all'altra riva, ma non c'è altro modo che lasciarsi prendere così come era nella barca. E nel bel mezzo della traversata...ecco la tempesta. Il bisogno di Lui. Il bisogno di questo uomo spossato, che dorme così fortemente che non si sveglia nemmeno con tuoni, lampi e vento. La paura che non gli importi nulla del fatto che stanno morendo. Si, senza l'altro, anche vulnerabile e apparentemente incapace di dare nessun contributo, la paura della morte ci opprime. Abbiamo bisogno dell'altro e dell'alterità. Proprio di quell'Altro che dorme, che ci sembra lontano, passivo, sconosciuto. Quell'Altro che ha appena avuto bisogno di essere portato in braccio. Quell'alterità che sconfigge anche le nostre più potenti paure, nell'abbraccio delle due umanità che con Dio acquistano un'inaspettata forza.
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