lunedì 14 agosto 2017

figlio, non schiavo

Oggi, come molti sanno, si celebra san Massimiliano. Lui, che ci insegna a partire dalla propria esperienza, che la felicità e la libertà vengono dal di dentro di noi stessi, oggi mi parla particolarmente di questo. Specialmente quando leggo il Vangelo di questo lunedì.
Ripenso alla vita di padre Kolbe e a quante opere ha realizzato attraverso il suo entusiasmo apostolico, passione per Dio, spinto dall'amore per l'Immacolata, la sua Mamusia (mammina), come spesso la chiamava. Ripenso a come 76 anni fa, in quel terribile luogo che era campo di concentramento, ha compiuto il sommo atto di libertà, ha donato la vita fino in fondo, regalandola ad un fratello che, seppur sconosciuto, ha considerato più importante di sé.
Gesù nel Vangelo di oggi chiede a Simone se i figli dei potenti debbano pagare le tasse o no. E la risposta è ovvia. Così come ovvio era che Massimiliano ad Auschwitz non era costretto a pagare con la propria vita. Ma Gesù la tassa, ha deciso di pagarla, per sé e per Pietro. E Kolbe la vita, ha deciso di donarla, a Francesco di cui posto ha preso al momento della condanna a morte e per tutti coloro che a seguito del suo atto sommo di testimonianza, avrebbero creduto al fatto che l'amore vince sempre e che anche ogni luogo più orribile, può trasformarsi in luogo in cui vince la vita.
Mi sembra tutto molto significativo. Certamente Gesù non ha pagato perché aveva paura dei potenti, da schiavo... come sicuramente Massimiliano non ha donato la vita rassegnato alla morte certa (come molti che al campo di concentramento credevano che prima o poi sarebbero stati uccisi). No, abbiamo davanti agli occhi due atti di massima libertà. Gesù che liberamente, da Dio che è, si sottomette alle leggi umane, per il bene di molti (come dice: affinché nessuno si scandalizzi), Massimiliano offre la vita per una testimonianza che oltrepasserà i suoi tempi e i luoghi fisici. Così funziona: avere davanti una questione importante, prendere in mano la propria vita, fare una scelta di amore, consapevolmente scegliere ciò che è contrario ad una scelta che in quel caso sarebbe stata "automatica". Si, perché la felicità non sta nell'allontanarsi dalla propria interiorità, fuggendo il vero appello del cuore per cercarla al di fuori di sé. La felicità e la libertà, sono scelte precise, compiute e rinnovate ogni giorno, per una persona, cui bene più grande è Dio e a partire dalla sua dimora in noi. Anche quando questa comporta, totalmente o parzialmente, l'offerta di sé stessi. Scelta da figli, non da schiavi.

Nessun commento:

Posta un commento