sabato 24 febbraio 2018

sabbia alzata dal vento


Perché dovrebbero dire “dov'è il suo Dio?”
Il mio Dio è nel deserto, cammina con i piedi scalzi,
sulla sabbia bollente il mio Dio si lascia tentare
Rifiuta di avere tutto ciò che vede
perché l’essenziale è Lui
Non cerca come saziarsi perché il vero cibo
il solo che basta è Lui
Non vuole la potenza perché quella vera,
che sta nella debolezza, è Lui

Il mio Dio è nascosto.
La sabbia alzata dal vento
non me lo fa vedere.
E solo mi chiama a cercarlo,
perché in questo silenzio
Lui possa trovarmi.

mercoledì 7 febbraio 2018

colpa degli alimenti


Mt 7,14-23

Viviamo in un'epoca in cui tutti parlano degli alimenti biologici, quelli che fanno bene alla salute, ma in cui paradossalmente siamo abituati a farci delle mangiate infinite in compagnia, sapendo che il giorno dopo staremo male... basta aprire qualsiasi rete sociale magari nei giorni dopo le feste, per vedere quanti di noi si fanno male consapevolmente... beh, certo, sono tradizioni. Tutti lo facciamo. Così poi possiamo dire che siamo dei poveracci, perché se ingrassiamo o sale il colesterolo, è colpa delle feste. Come se le feste ci costringessero a qualcosa o il cibo ci saltasse da solo nella bocca. Interessante il discorso di Gesù, in questo senso. Ciò che entra dalla bocca dell'uomo, non ha nessuna colpa. E se usa la similitudine degli alimenti, non è un caso. Oltre alle leggi dell'epoca, sull'impurità di alcuni cibi, c'è anche che tutto ciò è collegato alla sfera affettiva. Sappiamo bene, infatti, che il primo modo per esprimere affetto è dar da mangiare, come fa la madre col suo neonato, per fargli sperimentare ancora la sua massima vicinanza, anche corporea. 
Effettivamente il cibo, che è espressione dell'amore, non ha nessuna colpa. Ciascuno di noi è libero di scegliere con cosa alimentarsi. E se questo vale a livello fisico, tanto più vale a livello spirituale! Quando noi stiamo male interiormente, nella maggior parte dei casi siamo pronti a indicare la causa del nostro male. Di solito infatti puntiamo il dito per dire: è colpa di... è responsabilità di... Nulla di più sbagliato e ingenuo. Continuare a ripetere a se stessi che il nostro malessere dipende dall'esterno, è perpetuare un inganno verso se stessi. Le situazioni della vita sono le più svariate, possono essere e spesso sono oggettivamente stancanti e difficili, ma nessuno e nulla è in grado di toglierci la gioia e la libertà, se non glielo permettiamo noi. Cioè la nostra ricettività. E ciò che ne consegue. Io sono l'unico responsabile della mia felicità. E lo si sente all'esterno da quanta ne semino in giro. Infatti se sono felice, contagio. Se non lo sono, ha ragione  Gesù: dal cuore dell'uomo viene ciò che lo rende impuro. O meglio, ciò che rivela la sua insoddisfazione e incapacità di felicità.
La vita cambia quando noi la prendiamo nelle nostre mani, consapevoli che è stato Dio per primo a farlo. E che, nella gran parte dei casi, abbiamo abbastanza potere su di essa, per essere felici. Non gli alimenti in sé, dunque, ma ciò che ne facciamo, ciò che consapevolmente assumiamo e ciò che vogliamo fare nostro e poi restituiamo, rende la nostra vita una lode in più (o in meno) a Dio.

martedì 6 febbraio 2018

creativi per vocazione

(Mc 7,1-13)


Ti è mai capitato nella vita di sentire una stretta al cuore oppure sentirsi alle strette interiormente (e forse anche esteriormente), nonostante ciò che tu stia vivendo e compiendo, sembri essere buono e corretto? Hai presente quando sembra che vada tutto bene, ma dentro di te non sei felice e non ti senti vivo, ma appassito? Forse intellettualmente non riesci a comprenderlo, ma il tuo cuore ti sta dando così i segnali chiari di stanchezza. Da dove viene questa stanchezza? Da quello che Gesù riassume così nel Vangelo di oggi: "siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione". Ma come? - dirai. Il punto sta proprio lì, cioè che io seguo il comandamento di Dio... ma sto male lo stesso. Ecco: non ti accorgi che stai invece seguendo una tua tradizione. Ti trascini dietro degli schemi imparati da sempre, che diventano come un peso insopportabile, ormai da tanti anni, con tante energie assopite che non si esprimono. E utilizzando quelle "solite" energie che ti portano dovunque e ti fanno prendere qualsiasi traversa, pur di arrivare dove sempre sei arrivato. Forse Dio ti dà tutti i segnali stradali ma tu non consideri che la destinazione non necessariamente è quella "di sempre". Il cuore si stanca, sfiorisce. Esso infatti ha bisogno della benzina che si chiama fantasia dell'amore. Perché la fantasia qui diventa l'opposto del rifiuto. Quindi il contrario del rifiuto non è più accoglienza ma proprio fantasia. Dio ci chiede di seguire il suo comandamento che è amore. Ed esso, lo sappiamo, non è statico e non riesce a stare fermo. L'Amore è Spirito, quello Spirito che è sempre in movimento e che è creatività di Dio. Dunque, se senti un peso al cuore, se sembra che esso si stia addormentando, guarda bene dentro, fai un po' di cardiochirurgia. Scopri dove hai frenato la fantasia, la tua creatività, quella alla quale sei chiamato per vocazione. Sì, essere figlio di Dio è una chiamata alla creatività, all'andare per quella strada che sebbene possa richiederci più energie, ci colma del senso di pienezza e libertà. Forse qui sta il senso di ciò che ci voleva dire sant'Agostino, quando diceva: ama e fai ciò che vuoi. Questo significherà la massima creatività, il massimo grado di cooperazione alla creazione di Dio. E saremo capaci di immettere tanta vita nel mondo, a partire dal nostro cuore, che finalmente viaggerà senza il freno a mano.