Mt 7,14-23
Viviamo in un'epoca in cui tutti parlano degli alimenti biologici, quelli che fanno bene alla salute, ma in cui paradossalmente siamo abituati a farci delle mangiate infinite in compagnia, sapendo che il giorno dopo staremo male... basta aprire qualsiasi rete sociale magari nei giorni dopo le feste, per vedere quanti di noi si fanno male consapevolmente... beh, certo, sono tradizioni. Tutti lo facciamo. Così poi possiamo dire che siamo dei poveracci, perché se ingrassiamo o sale il colesterolo, è colpa delle feste. Come se le feste ci costringessero a qualcosa o il cibo ci saltasse da solo nella bocca. Interessante il discorso di Gesù, in questo senso. Ciò che entra dalla bocca dell'uomo, non ha nessuna colpa. E se usa la similitudine degli alimenti, non è un caso. Oltre alle leggi dell'epoca, sull'impurità di alcuni cibi, c'è anche che tutto ciò è collegato alla sfera affettiva. Sappiamo bene, infatti, che il primo modo per esprimere affetto è dar da mangiare, come fa la madre col suo neonato, per fargli sperimentare ancora la sua massima vicinanza, anche corporea.
Effettivamente il cibo, che è espressione dell'amore, non ha nessuna colpa. Ciascuno di noi è libero di scegliere con cosa alimentarsi. E se questo vale a livello fisico, tanto più vale a livello spirituale! Quando noi stiamo male interiormente, nella maggior parte dei casi siamo pronti a indicare la causa del nostro male. Di solito infatti puntiamo il dito per dire: è colpa di... è responsabilità di... Nulla di più sbagliato e ingenuo. Continuare a ripetere a se stessi che il nostro malessere dipende dall'esterno, è perpetuare un inganno verso se stessi. Le situazioni della vita sono le più svariate, possono essere e spesso sono oggettivamente stancanti e difficili, ma nessuno e nulla è in grado di toglierci la gioia e la libertà, se non glielo permettiamo noi. Cioè la nostra ricettività. E ciò che ne consegue. Io sono l'unico responsabile della mia felicità. E lo si sente all'esterno da quanta ne semino in giro. Infatti se sono felice, contagio. Se non lo sono, ha ragione Gesù: dal cuore dell'uomo viene ciò che lo rende impuro. O meglio, ciò che rivela la sua insoddisfazione e incapacità di felicità.
La vita cambia quando noi la prendiamo nelle nostre mani, consapevoli che è stato Dio per primo a farlo. E che, nella gran parte dei casi, abbiamo abbastanza potere su di essa, per essere felici. Non gli alimenti in sé, dunque, ma ciò che ne facciamo, ciò che consapevolmente assumiamo e ciò che vogliamo fare nostro e poi restituiamo, rende la nostra vita una lode in più (o in meno) a Dio.