La chiusura non ha nulla a che fare con Dio, il quale è relazione, è il fluire dell'amore, è un continuo dare e ricevere, che si può attuare solo attraverso delle aperture. Ecco perché ciò che è spezzato può essere sacro (ma, attenzione, non necessariamente lo è!). Le ferite, come già ha detto qualcuno, possono essere feritoie comunicanti la vita. Ecco perché si dice che dal costato del Signore con l'acqua e il sangue è sgorgata la Chiesa, il segno visibile del suo amore. E così anche la chiesa resta sacra solo quando aperta, quando disponibile per essere anche ferita, squarciata, per testimoniare questo amore. Ma veniamo a noi: a me e a te. Hai presente quel momento in cui ti è venuto proprio un "infarto", il tuo cuore è stato spezzato, ferito, quando ti sei sentito usato, quando hai sofferto? Sicuramente sì. Tutto questo è sacro, se tu ne trai vita. Se ti concentri sulla morte, la ferita va in cancrena, si diffonde su tutta la tua persona e non ti permetterà di vivere felice. Ma se tu guardi la tua ferita, il tuo essere trafitto, come occasione di apertura, di "scuola" in cui imparare qualcosa della vita, forse di apertura agli altri, ancora più sofferenti di te. Quando il Papa Francesco ci invita ad USCIRE, vuole dire proprio questo: di non rimanere chiusi, di non lasciarci rubare la possibilità di purificare la nostra vita. Uscire e far entrare aria nuova, lasciare che con essa la ferita, che è luogo di passaggio, sia guarita e diventi apertura per la luce, per l'acqua pura, per quest'aria, per le persone bisognose della nostra accoglienza.
Questa è la tua e la mia possibilità di avere dei cuori che assomigliano a quelli di Gesù, che tendono ad essere quello per cui sono stati creati: sacri, appartenenti a Dio.
Questa è la tua e la mia possibilità di avere dei cuori che assomigliano a quelli di Gesù, che tendono ad essere quello per cui sono stati creati: sacri, appartenenti a Dio.
Nessun commento:
Posta un commento