venerdì 11 giugno 2021

sacro perché spezzato

La festa di oggi può restare sempre un appuntamento lontano, che ci parla di una realtà così mistica da sembrarci lontana. Certo, il cuore di Dio, soprattutto quello rappresentato con tanto di corona di spine e di fiamma, in mano a Gesù, resta un'icona "classica" ma spesso anche ormai incomprensibile e magari ci lamentiamo che non dice nulla alla nostra vita. Spesso infatti un'iconografia attribuita ad una realtà, ci "disturba" nella possibilità di cogliere cosa, anche oggi il Signore ci vuole comunicare. Beh, vediamo insieme che forse viene fuori qualche cosa.  Quel che dice Gesù oggi di sé o meglio del suo cuore mite ed umile, si verifica negli attimi immediatamente seguenti la morte di Gesù in croce. Una morte precoce, a quanto pare, perché il cuore gli viene trafitto proprio perché già morto. Serviva questo gesto? Pare che sia stato compiuto per accertare la morte. Ma ci sono degli studiosi che dicono che la causa immediata della morte di Gesù è stato un infarto, o meglio una rottura del cuore (ma per gli aspetti scientifici possiamo fare ricerche autonomamente). Il suo Cuore noi oggi lo festeggiamo come sacro. Sacro significa messo da parte per Dio. Strano no, che il cuore di Dio (ovvio che sia messo da parte per Dio, se è suo), non sia stato immune dalle rotture e dalla sofferenza? Beh alle volte io penso che può essere sacro solo ciò che è spezzato
La chiusura non ha nulla a che fare con Dio, il quale è relazione, è il fluire dell'amore, è un continuo dare e ricevere, che si può attuare solo attraverso delle aperture. Ecco perché ciò che è spezzato può essere sacro (ma, attenzione, non necessariamente lo è!). Le ferite, come già ha detto qualcuno, possono essere feritoie comunicanti la vita. Ecco perché si dice che dal costato del Signore con l'acqua e il sangue è sgorgata la Chiesa, il segno visibile del suo amore. E così anche la chiesa resta sacra solo quando aperta, quando disponibile per essere anche ferita, squarciata, per testimoniare questo amore. Ma veniamo a noi: a me e a te. Hai presente quel momento in cui ti è venuto proprio un "infarto", il tuo cuore è stato spezzato, ferito, quando ti sei sentito usato, quando hai sofferto? Sicuramente sì. Tutto questo è sacro, se tu ne trai vita. Se ti concentri sulla morte, la ferita va in cancrena, si diffonde su tutta la tua persona e non ti permetterà di vivere felice. Ma se tu guardi la tua ferita, il tuo essere trafitto, come occasione di apertura, di "scuola" in cui imparare qualcosa della vita, forse di apertura agli altri, ancora più sofferenti di te. Quando il Papa Francesco ci invita ad USCIRE, vuole dire proprio questo: di non rimanere chiusi, di non lasciarci rubare la possibilità di purificare la nostra vita. Uscire e far entrare aria nuova, lasciare che con essa la ferita, che è luogo di passaggio, sia guarita e diventi apertura per la luce, per l'acqua pura, per quest'aria, per le persone bisognose della nostra accoglienza.
Questa è la tua e la mia possibilità di avere dei cuori che assomigliano a quelli di Gesù, che tendono ad essere quello per cui sono stati creati: sacri, appartenenti a Dio. 





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