Mi ha fatto pensare molto l'episodio del Vangelo di oggi. Un ragazzo tanto bisognoso di aiuto, di un intervento efficace, si trova al centro di una discussione, tra i discepoli, gli scribi e la folla. L'apparire di Gesù fa intanto interrompere i dibattiti e crea una nuova confusione: tutti vogliono accorrere per salutarlo... all'improvviso nessuno si ricorda più del ragazzo. La calca schiumeggia, come del resto il ragazzo. La vicinanza del Signore fa questo effetto. Immagino un movimento di gente come fa la schiuma quando si smuove. Ma c'è anche la schiuma che esce dalla bocca del giovane, in preda alle convulsioni. La ribellione del male alla potenza di Dio... Ho pensato come si comporta fisiologicamente la schiuma. Intanto ricordo dai tempi della scuola che per attivare il processo in cui si forma la schiuma, occorre una temperatura sufficientemente alta. Quindi finché l'acqua in cui c'è del sapone resta calda, la schiuma si formerà ancora. Mi hanno insegnato infatti che per sciacquare qualcosa ed eliminarla, occorre usare l'acqua tiepida se non addirittura fredda (non solo fa sparire fisicamente la schiuma, ma disattiva il sapone, provateci). Certo, la schiuma fa un gran effetto sull'acqua. L'impressione è sempre quella di aver a che fare con qualcosa di pulito. Ma cosa si nasconde sotto? Ecco così la nostra vita, molto spesso: l'agitazione e il continuo "girare come una trottola", mantiene la nostra vita "ad alta temperatura"... figuriamoci quando il Signore passa e vuole toccarci. Produciamo così tanta schiuma, pur di non fermarci e di non guardarci dentro, cercando da Lui la guarigione... E non si tratta solo dello spirituale. Abbassare la temperatura della nostra vita, con la capacità di dire qualche NO, con l'attenzione a pescare nel nostro cuore le ragioni dei nostri sentimenti, prepara un terreno umano, per poter accogliere la grazia di Dio. Perché la gioia di una vita vissuta con coraggio e entusiasmo, non significa necessariamente chiasso e spuma. E' invece lo scorrere spedito e trasparente di un'acqua limpida, che produce uno dei suoni più gradevoli all'orecchio: un sussurro gioioso della corrente che porta la vita.
Lo sapevi che sei l'infinito? Si, l'infinito, edizione limitata! Qui troverai e, spero, condividerai, tutto ciò che Dio depone nel nostro cuore!
lunedì 25 febbraio 2019
mercoledì 13 febbraio 2019
la responsabilità dentro
Mc 7,14-23
C'è da ricordarsi oggi tutte quelle volte in cui ci sentiamo infastiditi da una cosa, che alla nostra veloce e immediata valutazione, viene da fuori e "ci disturba". Scatta immediatamente in questi casi una più o meno grande accusa: "mi fai arrabbiare", "mi ha fatto sbagliare", "mi fa andare in escandescenza", "mi fate venire l'ansia" e... continuate voi l'elenco. Tutte cose molto comuni, tutte espressioni che usiamo nelle nostre giornate, convinti che la causa dei nostri sentimenti negativi, stia al di fuori di noi. Viene da sorridere, perché invece è vero l'esatto contrario. La procedura che potrebbe migliorare molto il nostro vivere comune, sarebbe permettere a noi stessi intanto di provare i sentimenti negativi, cosa che, nella maggior parte dei casi, la nostra "buona educazione" ci vieta interiormente. Una volta che ci permettiamo di sperimentarli, come parte integrante ed inevitabile (!!!) della nostra vita, occorre sì, dar loro un nome. "Sto provando rabbia", "sono in ansia", sono affermazioni che ci riconducono al nostro mondo interiore, facendoci incontrare anzitutto con noi stessi. Una volta lì, possiamo arrivare a capire che non sono responsabili le condizioni esterne a noi per ciò che proviamo, ma il modo in cui noi elaboriamo "l'incontro" con il mondo esterno, DENTRO di noi. Se a provocarci spiacevoli sensazioni sono modalità relazionali con le persone, possiamo sempre verbalizzare ciò che ci dispiace, agli interessati. Se sono cose o eventi, la verbalizzazione può essere importante nel nostro intimo, per sfociare nella domanda: "come mai questa cosa mi dà così tanto fastidio e cosa potrei fare per me stesso, per evitarmi questi sentimenti?" Delle volte ci si riesce, altre volte no. Ma ciò a cui Gesù ci richiama oggi, è esattamente questo: essere consapevoli che è contaminato non quello che dall'esterno entra in noi, ma il come noi lo affrontiamo e esterniamo. Una verità che, prima di essere spirituale, è molto, ma molto umana. E forse da un lato l'accettazione di questa verità sull'essere umano e dall'altro lato la capacità sempre più profonda di cercare dentro di noi e farci delle domande, potrebbe piano piano cambiare la qualità della nostra vita?
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