Mt 9,32-38
Ricordati come ti senti, quando per la prima volta entri in una casa nuova, finora sconosciuta. Finché conosci chi la abita, è ancora relativamente facile fare un passo a destra piuttosto che a sinistra. Quando invece non conosci bene i padroni di casa, c'è sempre quell'elemento di imbarazzo, che, sebbene sia "correttezza", perché ci è stato insegnato di non invadere un luogo che non conosciamo, certamente ci crea un po' di insicurezza nel momento in cui entriamo in una casa che attende conforto e una presenza pacifica. Di solito ci aspettiamo l'accoglienza da parte di chi apre la porta...ma ci sono anche quelle volte in cui l'accoglienza entra in un ambiente con chi entra da fuori. Perché lì c'è una messe ma non ci sono gli operai. E non si tratta certamente di andare carichi di belle parole o con la pretesa di aggiustare chissà che cosa. Andare incontro all'uomo invece, in un atteggiamento di fratellanza, significa precisamente ciò che il Signore dice due volte nello stesso brano di oggi, ma raccontato dall'evangelista Luca: mangiando e bevendo ciò che egli ha (Lc 10,1-9). C'è un significato profondo in queste espressioni. Essa infatti significa avvicinarci gli uni agli altri con quella semplicità, che Alda Merini chiama "raffinatezza della profondità". Accolgo ciò che tu sei, non pretendo di più o altro; anzi, vado disarmato, non portando nessun bagaglio eccessivo, facendomi recipiente per quello che tu vuoi donarmi anche o forse soprattutto quando ciò che tu sei non mi è familiare e non mi mette a mio agio, perché ancora non lo conosco. Quando qualcuno ci fa entrare nella sua casa, cioè di sostare presso di lui, è una delle grazie più grandi che possiamo ricevere. Camminare gratuitamente sul pavimento e toccare le pareti della casa del cuore di un fratello, sentire e accogliere il mondo che è in lui...quale privilegio e quale compito!
Ricordati come ti senti, quando per la prima volta entri in una casa nuova, finora sconosciuta. Finché conosci chi la abita, è ancora relativamente facile fare un passo a destra piuttosto che a sinistra. Quando invece non conosci bene i padroni di casa, c'è sempre quell'elemento di imbarazzo, che, sebbene sia "correttezza", perché ci è stato insegnato di non invadere un luogo che non conosciamo, certamente ci crea un po' di insicurezza nel momento in cui entriamo in una casa che attende conforto e una presenza pacifica. Di solito ci aspettiamo l'accoglienza da parte di chi apre la porta...ma ci sono anche quelle volte in cui l'accoglienza entra in un ambiente con chi entra da fuori. Perché lì c'è una messe ma non ci sono gli operai. E non si tratta certamente di andare carichi di belle parole o con la pretesa di aggiustare chissà che cosa. Andare incontro all'uomo invece, in un atteggiamento di fratellanza, significa precisamente ciò che il Signore dice due volte nello stesso brano di oggi, ma raccontato dall'evangelista Luca: mangiando e bevendo ciò che egli ha (Lc 10,1-9). C'è un significato profondo in queste espressioni. Essa infatti significa avvicinarci gli uni agli altri con quella semplicità, che Alda Merini chiama "raffinatezza della profondità". Accolgo ciò che tu sei, non pretendo di più o altro; anzi, vado disarmato, non portando nessun bagaglio eccessivo, facendomi recipiente per quello che tu vuoi donarmi anche o forse soprattutto quando ciò che tu sei non mi è familiare e non mi mette a mio agio, perché ancora non lo conosco. Quando qualcuno ci fa entrare nella sua casa, cioè di sostare presso di lui, è una delle grazie più grandi che possiamo ricevere. Camminare gratuitamente sul pavimento e toccare le pareti della casa del cuore di un fratello, sentire e accogliere il mondo che è in lui...quale privilegio e quale compito!
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