venerdì 14 luglio 2017

l'occhio del serpente

Mi sa che Gesù ci fa venire un po' di confusione oggi con questo Vangelo: pecore, lupi, colombe, serpenti, oh mamma mia... che significa???? Tra questi quattro animali, qual è quello che ci reca più difficoltà? Beh, pecore sono pecore: tranne quella smarrita che è comunque indifesa e bisognosa, di solito sono mansuete. Lupi... un po' pericolosi ma tutto sommato se si trova in giro un san Francesco, ce la può fare ad addomesticarli. Colomba: si sa, è purissima, anzi per noi cristiani significa anche la presenza dello Spirito. E infine serpenti... qui c'è qualche problemino in più. Da una parte ci sembra che sia impressa nel nostro immaginario collettivo la figura del serpente come il male, a partire dal racconto biblico. Ma sappiamo bene che ci sono delle ragioni antropologiche radicate ben più in profondità. E infatti, probabilmente ci ricorderemo da ciò che abbiamo studiato a scuola, che effettivamente il serpente (qualsiasi tipo) era un rettile altamente pericoloso per l'uomo nel corso dell'evoluzione. Infatti, forse per assurdo, la nostra vista, è altamente specializzata anche "per colpa" dei serpenti, perché l'unico modo in cui si sono saputi difendere i primati dal pericoloso veleno dei serpenti, fu sviluppare una vista sempre più nitida, per distinguere la sagoma allungata del serpente. Scrivo tutto ciò perché mi sembra estremamente significativo, che altri animali non ebbero questa capacità e semplicemente si sono resi nel corso dei millenni, resistenti al veleno, perché incapaci di sviluppare una vista migliore.
Ma cosa c'entra con il nostro dover essere prudenti come serpenti? Ecco che sono proprio i serpenti che hanno una spiccata capacità di osservare e di vedere. Dunque, se vogliamo soffermarci oggi proprio su quell'animale che ci fa più problemi, possiamo pensare che Gesù ci chiama ad uno sguardo che non è un semplice "guardarsi in giro", ma che è caratterizzato da una profondità e pazienza, che solo appunto un serpente può insegnarci. La parola prudenza infatti deriva dal participio presente di provvedere indicando una persona che ha la scienza del bene e del male e sa quali cose seguire e quali fuggire. Il serpente ha questa vista per la quale sa vagliare ciò che ha davanti. E con la sua "scienza" ha saputo nella storia del genere umano, provocare un essere che ne aveva il potenziale, a specializzare la sua vista. Credo che la virtù di prudenza così intesa, sia una vera provocazione nel mondo di oggi. A stento si capisce oggi la capacità di osservazione, nel tempo in cui i tanti stimoli visivi ci portano a non avere più un occhio profondo, vigile, paziente e soprattutto: capace di vedere il bene nascosto nelle pieghe della storia da distinguere da quel che del bene ha solo l'apparenza. Suonerà assurdo: ma possa ancora e sempre provocarci la figura del serpente, ad avere un occhio attento, intento a guardare a lungo prima che la bocca pronunci la parola. E questo significherà, così come ci è successo nell'evoluzione: non essere resistenti al veleno, ma restare vulnerabili, per curare la nostra "vista". Così, per essere in linea con il fatto che l'occhio è lo specchio dell'anima. 

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