Con la perseveranza è così: davvero essa salva la nostra
anima. Perché una cosa è insistere e un'altra perseverare. Insistere è da carro
armato. Non ci piace insistere, soprattutto a vuoto, e non ci piace che
qualcuno sia insistente con noi. Ma perseverare sottintende l'amore. Si,
persevera solo la persona che è amata e ama. Per questo si verifica nella vita
che se tu insisti affinché le persone e le situazioni cambino, questo non
succede. Può essere che alla tua insistenza manchi quella dose di amore che la
renderà perseveranza. Perché le cose e le persone cambiano, solo quando si
sentono scaldate dall'amore, che, direbbe san Paolo, è paziente. Qualunque cosa
debba succedere, c'è la garanzia per eccellenza, legata alla perseveranza:
nemmeno un cappello del nostro capo andrà perduto. E questa è una promessa
d'amore, è un amore che dà sicurezza sufficiente per poter perseverare.
Proviamo a sentirci amati e ad amare... evidentemente questo è ciò che poi
salva.
Lo sapevi che sei l'infinito? Si, l'infinito, edizione limitata! Qui troverai e, spero, condividerai, tutto ciò che Dio depone nel nostro cuore!
giovedì 30 novembre 2017
martedì 14 novembre 2017
quando non serve servire
Quanta paura al pensarci inutili... Tutti sperimentiamo qualche volta, abituati alle corse quotidiane, quello smarrimento strano di quando all'improvviso si presenta un momento in cui non abbiamo nulla da fare! Come se la nostra identità si dovesse costruire e mantenere in piedi a partire dal nostro fare... Eppure Gesù ci suggerisce che beati sono quei servi che sanno essere inutili, cioé sanno dire: ecco, ora ho finito, non devo cercare altri motivi per correre ancora. Si, ci vuole il coraggio per essere inutili. Inutili, inutilizzabili, senza utilità. Perché la nostra vita non è da utilizzare. Siamo fatti per stare, "inutilmente" davanti al Signore, per lasciarci riempire da Lui. Riposare in Lui, in questo senso, è indispensabile per saper invece servire davvero, quando è tempo di servire. Perché se è vero che si impara a servire, servendo, è altrettanto vero che si serve con tutto se stessi, quando la condizione ordinaria di vita non è il vortice del fare, come modo di fuggire dal senso di essere inutili. Se il lavoro è il prolungamento e la partecipazione all'opera della creazione, allora è legittimo ciò che Dio fece, quando si fermò nel creare e vide che tutto ciò che fece era una cosa buona. E questa bontà e bellezza si possono scorgere solo se l'animo si ferma sull'importanza dell'essere che viene prima del fare.
sabato 11 novembre 2017
ricordati di camminare
Se tu decidi di fermarti per vedere chissà quali meraviglie,
ricordati: il miracolo è quando cammini. Quando tu cammini con la
consapevolezza di camminare verso di Lui. E' nel movimento che il sangue scorre
più velocemente, e avviene la purificazione. E se tu pensi che, una volta
avvenuto il miracolo, puoi stare comodo, ricordati: è solo l'inizio. Perché il
tuo camminare deve produrre ancora molti miracoli, i passi dei piedi o i passi
del cuore, non importa. Va' e torna. Muoviti. Mostrati grato, cioè disponibile
al nuovo miracolo, perché riconoscente del fatto che non hai nulla di tuo che
sia in grado di compierlo, ma tutto ti è stato donato. Gratuitamente. E alla gratuità corrisponde solo la gratitudine. E la percezione della gratuità muove i tuoi passi grati verso Colui che dona gratuitamente. E questo è il vero miracolo, le mani aperte per ricevere e i piedi che camminano. Così poco e invece è così tanto, nella percezione del continuo miracolo che è la vita.
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