domenica 20 maggio 2018

uno che insiste


Ti sei seduto troppo vicino,
inversamente proporzionale
alla mia distanza.
Sei troppo vicino
per non capire che ci sei.
Anche se non mi tocchi
e io con gli occhi chiusi
faccio finta di niente
o forse aspetto oltre le mie forze,
il tuo Spirito insiste

Non voglio aver paura,
alzo finalmente lo sguardo,
ma di nuovo richiudo gli occhi:
la fiamma davanti a me dice che ci sei,
e in questa fiamma
il tuo Spirito insiste

Forse so cosa vuoi e apro le mani,
ma mi cadono le braccia.
Il tuo soffio leggero, per me troppo forte,
mi toglie la forza.
Circondandomi, penetra tra le mie dita,
dice che ci sei.
Nel mormorio del vento leggero
il tuo Spirito insiste

Alle spalle e di fronte,
ma questo ti è poco.
A destra e a sinistra,
ma ancora cerchi posto.
E io, si, lo so come tu bussi,
lo so che sei tu, che ci sei.
Nel tormento, che dà pace
Il tuo Spirito insiste

Non bussare,
per te non ci sono porte,
fai come nel Cenacolo,
entra a porte chiuse.
Fa’ che il tuo Spirito
si riposi in me.

venerdì 18 maggio 2018

una donna, traumi e... vocazione

Oggi parliamo di una figura femminile: Ester.

Chi era?
Ester visse nel VI secolo aC, era regina di Babilonia. Nacque in esilio, presto rimase orfana, poi cresciuta da Mardocheo, suo parente. Dopo che la regina Vashti perse i suoi favori presso il re, Ester fu invitata ad abitare insieme ad altre donne, nell’harem del monarca. Ester si distingueva per la sua straordinaria bellezza, veniva infatti sottoposta a molte cure, educata al comportamento adeguato per entrare nelle grazie del re e, infine, fu scelta da lui come regina. Purtroppo il grande visir Aman a causa del rifiuto di Mardocheo di prostrarsi a lui, decise di sterminare gli ebrei. A Ester fu chiesto di intercedere per il suo popolo. Prima di intervenire ella fece un digiuno di tre giorni, e poi, senza nessun invito da parte del sovrano, andò da lui e lo invitò ad un banchetto, durante il quale il re si ricordò degli antichi meriti di Mardocheo e decise di premiarlo. Quando Ester gli raccontò delle intenzioni di Aman, egli comandò di ucciderlo e nominò Mardocheo come nuovo visir. Ester e gli ebrei trionfarono, salvando la loro vita.
Esperienze difficili
Molte persone guardano a Ester come una giovane donna, che fu molto fortunata nella sua vita. Infatti riuscì ad entrare nelle grazie del re, poi salvò il suo popolo dallo sterminio. Spesso noi la pensiamo come protagonista di un romantico racconto. Eppure la sua vita è piena di eventi tragici. I suoi genitori morirono quando lei era ancora bambina, fu accolta dallo zio, il quale le raccomandò di non rivelare le sue origini ebree. Possiamo provare ad immaginare quanto fu difficile per lei nascondere la sua vera identità.
In più essa crebbe nella tradizione ebraica,  per cui la legge le impediva di sposare gli uomini di una cultura diversa dalla sua. La prospettiva di dover sposare un nemico fu terrificante. Possiamo dire che della maggior parte delle cose successe a lei, ella non aveva alcun controllo. Se oggi volessimo qualificare le esperienze di Ester, diremmo che furono traumatiche. Oggettivamente parlando, possiamo dire che ciò che fu la sua sorte, ella lo subì ingiustamente.
L’atteggiamento di fronte alle difficoltà
Eppure Ester nella situazione in cui si ritrovò, assunse il miglior atteggiamento possibile. Non si disperò, non si tirò indietro, fu paziente e rimase fedele alla trasformazione in atto. Ella capì che non aveva un’altra scelta, per cui accettò tutte le cure di bellezza come i consigli delle persone che volevano il suo bene. I pensieri, le parole, le azioni, sottopose tutto alla sapiente azione di Dio, collaborando con gli uomini, con saggezza e prudenza, ed è per questo che conquistò il cuore del re. Dio preparò così la sua anima, che ella poté amare sinceramente il re. Successivamente il Signore l’aiutò a vincere le paure e le diede il coraggio e la forza, affinché potesse intercedere per il suo popolo. Grazie all’obbedienza alla vita, ebbe la vittoria.
E noi?
La storia di Ester sicuramente porta la speranza alle donne (ma non solo), che nella vita hanno sperimentato situazioni traumatiche. Essa ci fa vedere che Dio protegge e opera nonostante la paura, il pericolo, e che egli ci può far arrivare a compiere quella missione a cui siamo chiamati, anche laddove le condizioni per la sua realizzazione sembrano o effettivamente sono scarse. L’abbandono a Dio e alla sua guida paterna ci porta sicuramente alla pienezza, in tutti gli aspetti della nostra vita. Questa storia ci ricorda pure che Dio ha un tempo opportuno per ogni cosa, e il tempo della preparazione ad un ruolo, un compito o una vocazione, è molto importante e non occorre avere fretta. È per noi una prova che con l’aiuto di Dio possiamo vincere le paure e agire coraggiosamente.

Se stai vivendo delle vicende che ti sembrano difficili e sembrano allontanarti da qualche meta, non perdere la speranza. Rivolgiti come Ester a delle persone sapienti, e chiedi a Dio gli stessi suoi doni, cioè la capacità di abbandono nelle sue mani, l’audacia, la saggezza. Non dare retta alla falsa illusione, secondo la quale devi affrontare tutto da sola, o sei condannata alla sconfitta. Non lasciare che entri in te la convinzione che non ce la farai e che nulla di buono potrà succedere nella tua vita, che tutti attorno a te possono essere felici ma non tu. Fidati del Signore, perché egli può portare avanti i suoi piani anche quando soffri, piuttosto credi che, se ti fidi di Lui, Lui saprà guarirti con il suo amore. Infatti lui vuole portare a termine le promesse sulla tua vita, nonostante tutto. Non smettere di cercare la tua vocazione e se ancora non ce l’hai chiara, lascia che Egli ti aiuti a scoprirla. Apriti all’amore di Dio, che è con te ogni giorno. Lascia che Dio operi nella tua storia. Sogna, perché, come disse Giovanni Paolo II (cui compleanno ricorre proprio oggi!): “Ancora ne vedrai di bellezza, nonostante tutto. Solo mettiti scarpe comode, perché hai da camminare per tutta la vita”.  

martedì 8 maggio 2018

il senso della gratitudine


Oggi mi è capitato sotto gli occhi questo bellissimo racconto su quella che, secondo Cicerone, non è soltanto una virtù, ma è la madre delle virtù, la gratitudine. La condivido volentieri con voi: 

C’è una leggenda che narra di un giovane uomo che mentre vagava per il deserto passò attraverso una deliziosa oasi primaverile con uno specchio d’acqua cristallina. L’acqua era così dolce che riempì la sua borraccia di pelle cosicché lui potesse portarne un po’ indietro all'anziano del suo paese che era stato il suo maestro. Dopo 4 giorni di viaggio arrivato in paese regalò l’acqua al vecchio maestro che la prese e la bevve, dopodiché fece un caldo sorriso e ringraziò generosamente il suo studente per quella dolce acqua. Il giovane uomo tornò al suo villaggio con il cuore pieno di felicità. Più tardi, il maestro lasciò che un altro studente assaggiasse l’acqua.  Quest’ultimo la sputò, dicendo che era terribile. Che era diventata stantia per via del contenitore di pelle. Allora lo studente chiese al maestro: “maestro, l’acqua era nauseante. Perché avete detto che vi piaceva?” Il maestro rispose: “tu hai assaggiato solo l’acqua. Io ho assaggiato il dono. L’acqua era semplicemente il contenitore di un atto di gentilezza e niente può essere più dolce di questo.”

Lo sperimentiamo sulla nostra propria pelle, quando abbiamo a che fare con dei doni fatti a noi dai bambini, e che apparentemente non hanno nessun valore, anzi, delle volte sono proprio bruttini. Ma destano nel cuore la gioia, che, è la forma più semplice e più autentica della gratitudine.