
Oggi mi è capitato sotto gli occhi questo bellissimo racconto su quella che, secondo Cicerone, non è soltanto una virtù, ma è la madre delle virtù, la gratitudine. La condivido volentieri con voi:
C’è una leggenda che narra di un giovane uomo che mentre vagava per il
deserto passò attraverso una deliziosa oasi primaverile con uno specchio
d’acqua cristallina. L’acqua era così dolce che riempì la sua borraccia di
pelle cosicché lui potesse portarne un po’ indietro all'anziano del suo paese
che era stato il suo maestro. Dopo 4 giorni di viaggio arrivato in paese regalò
l’acqua al vecchio maestro che la prese e la bevve, dopodiché fece un caldo
sorriso e ringraziò generosamente il suo studente per quella dolce acqua. Il
giovane uomo tornò al suo villaggio con il cuore pieno di felicità. Più tardi, il maestro lasciò che un altro studente assaggiasse
l’acqua. Quest’ultimo la sputò, dicendo che era terribile. Che era
diventata stantia per via del contenitore di pelle. Allora lo studente chiese al maestro: “maestro, l’acqua era nauseante.
Perché avete detto che vi piaceva?” Il maestro rispose: “tu hai assaggiato solo
l’acqua. Io ho assaggiato il dono. L’acqua era semplicemente il contenitore di
un atto di gentilezza e niente può essere più dolce di questo.”
Lo sperimentiamo sulla nostra propria pelle, quando abbiamo a che fare con dei doni fatti a noi dai bambini, e che apparentemente non hanno nessun valore, anzi, delle volte sono proprio bruttini. Ma destano nel cuore la gioia, che, è la forma più semplice e più autentica della gratitudine.
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