domenica 2 maggio 2021

fatti coltivare

Gv 15,1-8

Alle volte è purtroppo vero che noi ci dimentichiamo che il nostro compito di crescita, è per tutta la vita.  Nel senso che non ci sono nella vita punti d'arrivo che non siano insieme dei punti di partenza. Altrimenti il Padre non potrebbe essere agricoltore. E Gesù ce lo presenta così oggi. Rimanere in Lui, che è il terreno fertile su cui solo si può verificare una crescita vera della persona umana. Non cresce, appunto chi non rimane in Lui. Tante sono le terre in cui ogni tanto ci trapiantiamo, oppure viti su cui ci vogliamo innestare, credendo pure di operare dei discernimenti per la nostra vita. E invece si tratta di assecondare semplicemente la vita così come Dio ce la dona ogni giorno. Con tutto ciò che Egli vuole e che riusciamo a intuire, e con ciò che Egli permette, laddove noi, o chi per noi, non riesce a fiutare la sua presenza. Entrare nella profondità della vita quotidiana, assaporarla, incontrare l'agricoltore operante nelle azioni più raffinate riguardanti la coltivazione della nostra vita e della Vita in noi. Il tralcio che non porta frutto, è quello appunto che continuamente cambia il ramo in qui è innestato, oppure, invece di essere impegnato ad osservare in profondità l'azione di Dio nella sua vita, che per sua natura è continuativa, si lascia portare dagli slanci momentanei, guardando al di fuori di sé: verso quelle terre che secondo lui lo porterebbero alla massima fecondità. E non si accorge, che nel frattempo non lascia passare la linfa che Dio, nel segreto dei vasi capillari della sua vita, Dio continuamente immette. Si taglia così da solo fuori da questa continua azione nutritiva. Nulla di strano se poi ogni tanto ci sentiamo buttati via e bruciati nel fuoco. Se ci stacchiamo dalla vite, perdiamo la Vita e ci diamo da soli il destino di questo genere. Altra cosa è la potatura. Questa si verifica proprio quando rimaniamo nella Vite, anche se questo non ci dona la "novità" oppure quando questa "novità" non la vediamo. E' esattamente nella routine della nostra vita, che Dio ci coltiva e ci fa crescere. Così come del resto si verifica nella normale procedura della crescita di una persona umana: un bambino non cresce di 5 centimetri in una notte, ma si allunga a poco a poco, in una maniera impercettibile (e quante volte in presenza di dolori ossei, e quante volte facendo capricci perché i vestitini preferiti non li può più portare oppure perché il cibo che deve cominciare a mangiare è ora più sostanzioso e non sempre gli piace!). Che uno sia cresciuto, si costata solo a una distanza di tempo. E spesso perché ce lo dicono gli altri. Sì, perché rimanere in Dio, nella vite, significa essere collegati con gli altri. Chi è sapiente ed abituato a farsi coltivare a volta sua, saprà scorgere anche i pochi millimetri di una crescita. E il frutto sta proprio lì: in quella gloria di Dio che si realizza alla nostra insaputa, e che, quando si manifesta, scatena in noi l'infinita gratitudine, segno evidente di un cammino verso la maturità, cioè la pienezza della nostra umanità, in Dio. 

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