martedì 23 maggio 2017

capaci o incapaci?

Non riesco a togliermi oggi dalla testa la parola "capaci". Ovviamente è per il 25esimo della strage di Capaci, di cui oggi qui a Palermo abbiamo pieni i cuori, le teste, la memoria (anche se me inclusa non ricordiamo l'evento in sé), ma non solo... ascoltando i Vangeli di questi giorni e ciò che Gesù dice a proposito delle sue assenze o/e presenze e della conseguente venuta dello Spirito, penso alle nostre capacità e incapacità in relazione alla vita.
Vedendo le folle di gente, non di rado gente giovane, che oggi commemorano i grandi personaggi della storia di questa terra, viene da domandarsi, da dove viene la forza dei loro animi. L'ultima intervista di Falcone: si, io ho paura, ma il punto non è avere o non avere paura, ma piuttosto sapere di avere paura e non lasciarsi condizionare da essa. Da dove questa saggezza e capacità umana di leggere, se vogliamo anche psicologicamente, la propria dimensione interiore? Si, cose accadute a Capaci 25 anni fa e in Via d'Amelio, accadono dove e quando il Signore è assente. Ma mentre accadono quando la libertà umana decide di allontanarlo, succede anche che si trasformano in momenti di testimonianza, perché c'è quell'altra assenza del Signore, quella che crea spazio allo Spirito. Questi due e altri uomini testimoniano: anche nella consapevolezza della morte incombente, c'è lo Spirito che spinge a continuare ad agire come avrebbe fatto Gesù, anche se non c'è. Perché questo è il senso dell'essere capaci, a cui si rivolge oggi il mio pensiero: essere capaci di spalancare la porta definitivamente a Cristo, come diceva Giovanni Paolo II, lo stesso che nella Valle dei Templi gridava contro la mafia. E loro lo sono stati. Sono stati capaci. Ecco, allora, si, è vero: meglio che tu te ne vada, Signore, lasciando spazio al Testimone nei testimoni e generando il bene laddove la vittoria del male, per quanto sia eclatante, resta apparente, in coloro che danno la vita, perché credono che "un giorno questa terra sarà bellissima" (Paolo Borsellino), coloro che amano il mondo e lo rendono capace di Dio. 









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