mercoledì 3 maggio 2017

vedere o non vedere?

Certo è che la curiosità può essere una qualità buona, quella che permette di crescere, perché i curiosi acquisiscono tante informazioni nuove e si arricchiscono del sapere. Il fenomeno che, sorridendo, si può chiamare "videosorveglianza umana" è molto diffuso, quello quando passando per le strade, soprattutto nei paesi piccoli, ti ritrovi con gli sguardi su di te, magari anche quelli che vengno da dietro una persiana o una tenda. Ci ridiamo su ovviamente, ma come in tutto, così anche in questo caso, in medio stat virtus. Sapere, vedere, raccogliere informazioni, tutto ciò giova, ma tutto ciò ti responsabilizza. Ora noi dobbiamo sapere realmente, quanta "responsabilità" noi ci possiamo prendere nella vita. Cioè come vivere la nostra vita e con quante informazioni, per poterla vivere bene, secondo quanto il Signore ci chiede. Non posso infatti viverla in pienezza, se non mi importa nulla dell'altro, se non mi interessa la relazione, perché nego così la mia natura sociale. Tuttavia succede lo stesso quando io sono pieno di immagini, informazioni, fatti che riguardano gli altri: non so stare con me stesso, non so fare silenzio, non so vivere il vuoto; tutte dimensioni necessarie per un'esistenza interiormente sana. Noi siamo responsabili per ciò che sentiamo, vediamo e facciamo entrare dentro di noi. Per questo mi fa sorridere oggi Filippo... :-) Mostraci il Padre e ci basta! Fa tenerezza, perché non si rende conto di cosa significhi vedere il Padre. Non possiamo vedere Dio, faccia a faccia, perché la responsabilità sarebbe troppa. Sperimentare ciò che Dio è così come Egli è, significa non poter più vivere a questo mondo, perché la comprensione della sua somma bellezza, bontà e verità oltre che la consapevolezza del compimento che è solo in Lui, ci ucciderebbe dall'eccesso della responsabilità nei confronti del mondo. Credo che non potremmo reggerla. Non a caso anche laddove ci siano state delle apparizioni approvate dalla chiesa, si tratta intanto di Dio che si rivela in una maniera corrispondente alla capacità della nostra percezione umana e che consegna una missione specifica, perché la totalità di ciò che Egli è, non si può consegnare all'uomo nella sua vita terrena. Ancora mi fa sorridere Filippo perché Gesù cerca di fargli capire che quel che è permesso e "sopportabile" alla percezione umana, lui ce l'ha già davanti.
Morale della favola che poi favola non è? Caro Filippo: guardati attorno, cerca Dio, vedilo... non sarai mai "a posto". Ma puoi desiderarlo e permetterti di desiderarlo sempre di più. Questa è la progressiva conoscenza che Egli ci permette affinché non smettiamo mai di ricercarlo. 




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