venerdì 8 aprile 2022

tra il dire e il fare

Gv 10,31-42

Siamo abituati ad affermare che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. E le nostre relazioni spesso sono condizionate da questo principio: ci lamentiamo che tutti predicano bene ma razzolano male... sicuramente abbiamo ragione! Ma... parliamone... o meglio "taciamone"! Gesù nel Vangelo di oggi pone davanti ai Giudei le proprie opere, del resto non fatte per esaltare se stesso, ma, come dice lui, da parte del Padre. Dunque, viene da pensare che non bastano nemmeno le opere a noi, umani, quando abbiamo deciso che "la persona è sbagliata" e da eliminare dalla circolazione. C'è un detto in polacco, che recita: quando vuoi percuotere il cane, il bastone te lo trovi. Cioè: non è un problema trovare il mezzo, quando il tuo obiettivo è ben centrato. Sia nel bene che, purtroppo, anche nel male. Sono alcuni giorni che la Parola ci presenta Gesù che cerca di svelare la sua identità, ancorata nella persona del Padre. Ma, appunto, affinché non sia solo una predica, Egli accompagna le sue parole con le buone opere, anzi, direi che spesso prima di parlare, lui fa e dopo eventualmente spiega. Ma in ogni caso, questo non convince coloro che trovano scandalosa la sua affermazione di identità. Ma è proprio lì che l'uomo ci casca. Perché attraverso questa capacità di raccogliere le pietre per lapidare la persona che con semplicità ci svela la propria identità (dunque: si rende vulnerabile davanti a noi, si spoglia delle maschere, e tutto ciò che l'uscire allo scoperto può comportare), noi ci qualifichiamo. Gesù conferma la sua identità di Figlio del Padre, con le sue opere di bene. I giudei con la loro bella collezione di pietre per lapidarlo, confermano la loro identità. Due conclusioni si possono trarre da questo brano, oggi. Una, è quella di cui sopra, sempre valida: meglio operare il bene in silenzio, che parlare del bene e operare altro. Il bene infatti, in silenzio, grida per se stesso. Lo stesso silenzio poi, potrebbe servirci per un'altra cosa: per valutare, se, anche laddove ci fosse una vera e propria incoerenza tra le parole e le opere, siamo capaci di cercare e trovare il bene, e vedere le persone a partire da esso? Oppure nel silenzio, che poi è apparente nel nostro cuore, raccogliamo le pietre, che, prima o poi, verranno scaricate addosso al fratello? 

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