Gv 8,1-11
In questi giorni si parla tanto della responsabilità. All'improvviso abbiamo un esempio chiaro e forte di quanto la responsabilità personale non sia più un fatto tanto personale, ma si estenda su tutti. E' sempre stato così, ma forse in generale come esseri umani, abbiamo un po' perso nel tempo questa consapevolezza. Senso di condivisione, dell'aver bisogno dell'altro, del sapere di non poter sopravvivere senza l'aiuto dell'altro, o, come disse il Papa, che nessuno si salva da solo... tutto ciò, con l'avvento o meglio con un certo utilizzo del benessere dominante, si è smarrito. Siamo bravi a guardare e coltivare il nostro giardino, ma all'occorrenza a guardare quello dell'altro, non appena vi spunta quella che noi interpretiamo come zizzania o qualche cosa che minaccia la nostra incolumità. Ed eccola, la nostra zizzania del Vangelo di oggi: l'adultera. Peccatrice. Senza dubbio. Ma, guarda caso, il suo peccato non è un peccato di quelli invisibili, compiuti al di là degli sguardi degli altri. Al suo peccato ha partecipato anche qualcun altro. Ma nessuno lo guarda e lo accusa. Insomma la colpa sta solo da una parte. Però il giudizio è della folla. Manca la responsabilità dell'uomo, con cui la donna ha compiuto l'adulterio. Ma non solo. Ci sono tutti quegli occhi rivolti all'esterno, a lei, per giudicarla ma... non troppo. Cioè loro vedono che lei ha peccato. Tuttavia siccome vogliono mettere alla prova Gesù, non applicano la legge che conoscono, ma chiedono a lui di dare la sua risposta. Qualsiasi cosa egli non dica, comunque potranno rigirarlo contro di lui. E' il classico esempio di come il peccato porti con sé il peccato, di come il male viene strumentalizzato per un altro male. Insomma... la domanda che mi viene alla fine è questa: ma dov'è in tutto ciò la responsabilità personale? E penso a Giuseppe... che avrebbe ripudiato Maria, se avesse applicato alla lettera la legge... ma si è preso la responsabilità personale per colei che era parte di lui. E penso agli accusatori, che non stanno dentro il loro cuore ma puntano il dito. E penso alla donna che si ritrova da sola con tutto il peso della colpa. E penso all'uomo che ha abusato di lei, il quale semplicemente sparisce. Sono tutti giochi di responsabilità. Allora ci potremmo chiedere anche noi oggi, come viviamo la nostra responsabilità personale. Perché il benessere e la pace per tutti cominciano con la responsabilità personale di ognuno. Infatti, l'unica persona su cui noi abbiamo davvero il "potere" siamo noi stessi. Se tutti partiamo oggi da questo principio, senza voler cambiare o salvare il mondo, senza accorgercene, cambieremo il mondo e parteciperemo all'opera della salvezza, che Dio sta compiendo, nonostante tutto, nella sua fedeltà.  

 
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