domenica 26 dicembre 2021

Maria e Giuseppe: maestri della comunicazione


 Lc 2,41-52

Roba da adolescenti nel Vangelo di oggi... E i dilemmi dei genitori: fino a che punto si può lasciare un ragazzino dodicenne libero, tra le persone fidate, perché sicuri che tanto rimarrà comunque nelle vicinanze? Si può fare oppure meglio essere prudenti, perché è pur sempre un adolescente e non si sa mai cosa gli possa saltare in mente? 

Ebbene, sì, Gesù pure è proprio un adolescente normale! Se ne va per i fatti suoi, perché ha interessi completamente diversi da quelli dei suoi genitori e non si pone il problema della loro preoccupazione. Deve fare quel che ha in mente. E, approfittando della fiducia dei genitori, lo fa. 

Ma quel che ci insegna davvero tanto oggi nel Vangelo, è la modalità comunicativa di Giuseppe e Maria, in questa situazione. Credete che non si siano almeno un po' spazientiti o arrabbiati, per il tempo perso, per l'atto di disobbedienza, per la fiducia buttata via, per l'ansia che hanno provato, e chi ne ha più, ne metta? Cosa si fa in questa situazione? Solitamente si va e si dice al bambino discolo: "ti rendi conto quanto tu sia inaffidabile, disobbediente e ci faccia perdere tempo e pazienza?", non di rado condito con un "come ti ho fatto così ti disfo". Oppure si giustifica tutto: "vieni, amore, ora andiamo a casa, eh il nostro figlio è libero e fa quel che si sente di fare". Due estremi. Guardiamo un attimo la reazione di Maria e Giuseppe. "Restarono stupiti", beh ci sta... non sapevano come interpretare questo stare di Gesù in mezzo ai dottori del Tempio, in veste di chi insegna. Ma poi: "Figlio PERCHE' ci hai fatto questo? Ecco tuo padre ed io angosciati ti cercavamo". Una maestria comunicativa incredibile!

1. Domandare il perché: non solo con gli adolescenti, ma con tutti. Di fronte ad un evento per me incomprensibile, invece di cominciare a dare giudizi, valutazioni, colpevolizzare, addirittura interpretare i pensieri e i sentimenti dell'altro ("tu pensi che... tu mi hai fatto...."), domandare la ragione delle sue azioni. Questo significa creare un'apertura di confronto che non può che rafforzare il legame, ancora di più se anche il risultato finale non dovesse essere una piena comprensione, comunque domandare il perché significa mettersi sullo stesso piano e non "sopra" e di conseguenza costruire uno spazio di condivisione, permettere all'altro di avere le sue ragioni, che io posso non capire. 

2. Comunicare i propri sentimenti: "io e tuo padre" eravamo angosciati, non "tu ci fai angosciare" o "è colpa tua se siamo in ansia". Fa molta differenza, responsabilizzarsi per i propri sentimenti. Certamente si comunica una propria reazione a un evento scatenato dall'altro, ma non gli si addossa una responsabilità che, nella maggior parte dei casi, non ha. Perché, diciamocelo, molti conflitti sono assurdi proprio perché nessuno vuole fare del male all'altro, e quindi nemmeno provocare nell'altro i sentimenti negativi. Comunicarli invece, di nuovo, ci rende partner e fa sì che segnaliamo la volontà di stare bene, per sé e per gli altri. E significa che la persona che abbiamo di fronte, non si sente colpita e non si sente in dovere di difendersi, cosa che automaticamente provoca reazione di difesa. 

Due passaggi che a livello di linguaggio potrebbero sembrare banali e potremmo dire che non hanno importanza. Chiaramente, moltissimo dipende anche dei toni che si usano, perché ovviamente se Giuseppe e Maria avessero urlato a Gesù... la forma prenderebbe sopravvento sul contenuto e l'avrebbe distrutto. 
Possiamo dunque fare le nostre prove nella vita quotidiana, di questa comunicazione non violenta, magari questa Santa Famiglia ci potrebbe insegnare una nuova qualità della nostra vita famigliare e sociale. 

sabato 25 dicembre 2021

un Dio che mi assomiglia


Gv 1,1-18
Oggi mi fermo e guardo Gesù Bambino adagiato sul fieno: vedo un bambino indifeso. Penso: il Verbo davvero si fece carne, si fece questo piccolo corpicino... ha pianto col primo respiro, era pieno di rughe, appena uscito dal grembo della mamma, dormiva scaldato dal corpo di Maria. E capisco i sentimenti di Sartre quando scrisse queste parole, mettendole nella bocca di Maria: "Questo Dio è mio figlio. Questa carne divina è la mia carne. È fatta di me, ha i miei occhi e questa forma della sua bocca è la forma della mia. Mi rassomiglia. È Dio e mi assomiglia". E immagino che aveva lo stesso desiderio che spero abbiamo avuto tutti oggi: di "mangiarsi" questo bambino. E noi...l'abbiamo mangiato, nell'Eucarestia. E IL VERBO SI FECE CARNE E VENNE VERAMENTE DENTRO DI NOI. #buonNatale #gratitudine

sabato 18 dicembre 2021

il Dio fuori tempo


Mt 1,18-24

Non so voi, ma io leggendo il Vangelo di oggi, mi sono detta: insomma, povero uomo, il nostro Giuseppe... Ma non poteva Dio, nella sua sapienza, aspettare che questi due promessi sposi andassero ad abitare insieme, per arrivare con il grande Annuncio? C'era bisogno di far incasinare questa povera gente mettendo in enorme imbarazzo Giuseppe, per non parlare dei rischi per Maria? Insomma, dai, questo Dio arriva sempre fuori del tempo da noi previsto: o prima, o dopo... Hai mai ripensato alla tua vita in quest'ottica? Guardando come alle volte sembra un giocare a nascondiglio, da parte di Dio, quando le risposte o non arrivano o arrivano nel tempo in cui ancora non ti senti pronto... Eppure, c'è un disegno di sapienza in tutto ciò: i nostri tempi non sono quelli di Dio. Ma se guardi attentamente la tua vita, ti accorgi che tutto ciò che per noi è avvenuto "fuori tempo", si è rivelato importante e strumento educativo da parte di Dio, nella lettura illuminata dalla fede della nostra vita. Ricordiamoci, che anche quando le cose accadono non come e non quando noi vorremmo, c'è sempre una chiave di lettura e i segni da leggere attorno a noi con attenzione, che illuminano questi "imprevisti". Per Giuseppe sono state le parole dell'angelo di cui si è dovuto fidare ciecamente.
E per me e per te? Siamo invitati oggi a fare la lettura della nostra storia e ad imparare da essa, con quale linguaggio il Padre tenero, anche se imprevedibile, parla nella nostra esistenza. Questo esercizio, fatto nel silenzio orante del cuore, ci permetterà di imparare ad accettare ciò che è inaspettato, oggi e domani, con meno ansia e più consapevolezza di essere inseriti in un piano di amore, piano della salvezza. Ci permetterà di vivere il tempo come sacramento dell'eternità.

venerdì 10 dicembre 2021

non va mai bene?

 

Mt 11,16-19

La verità antica tanto quanto l'umanità: qualsiasi cosa tu non faccia, non va mai bene. Musica allegra - non ballano. Musica triste - non reagiscono. Qualsiasi musica non va mai bene, ma anche qualsiasi reazione alla musica, non è mai adeguata. 

E forse va bene così. In nome di quale criterio io dovrei fare le cose o reagire a delle cose in una maniera, che corrisponde a quello che pensano/sentono/pretendono gli altri? Certamente, esistono le esigenze di un vivere comune, esigenze per prima insite nella natura dell'uomo, quale animale sociale. Dopodiché però, data l'unicità di ciascuno, ci si trova davanti a tutto uno spazio aperto, in cui ognuno di noi non solo può ma anche deve essere se stesso. 

Gesù oggi ci dice null'altro che questo: la vita relazionale è fatta di molti tentativi ed alcuni per forza falliscono. Perché il pensiero dell'altro non è mio e il suo sentire non necessariamente corrisponde al mio mondo dei valori. Ma questo fa parte della vita e va accettato. Le nostre lamentele, i nostri pettegolezzi su come la gente "fa diversamente" da ciò che noi vorremmo e sentiamo dentro, potrebbero allora trasformarsi dalle frustrazioni in costatazioni di una naturale diversità. Sta a noi scegliere cosa di queste differenze ce ne faremo. Certi, come Gesù che ci parla oggi, che la sapienza (che è un deposito comune all'umanità), si farà la strada da sola, perché parla con e nelle opere. 

giovedì 9 dicembre 2021

la vicinanza


 

Mt 11,11-15

Preme tanto la vicinanza di Dio all'uomo. C'è un pre-cursore, che ci porta e ci trasporta ad immergerci nell'intimità Dio-uomo, quasi compiuta. Giovanni si fa spazio del "già e non ancora", dell'anelito, finché non nasca il più piccolo nel regno dei cieli, il Bambino. Perché Dio si è annidato già nella culla dell'attesa, grembo di una ragazza. E, "se lo vogliamo accogliere", Giovanni siamo noi, se leggiamo in lui il desiderio di Dio, quello di farsi prossimo e farsi uno con l'uomo. Per questo noi siamo al mondo: per farne esperienza ed essere luogo di incontro dell'uomo con Dio. Nell'invisibilità di un'esperienza che un giorno avrà il suo compimento.


martedì 7 dicembre 2021

Il SI della storia


Lc 1,26-38

Non si capisce bene se la storia finora è stata sterile o vergine...un popolo che attende da secoli, forse sterile in chi non spera più, forse vergine in chi, come Maria, continua a chiedere "maranathà!" Una storia che voleva essere madre...ma che non riusciva a generare il Salvatore. Fino a quando una vergine non ha risvegliato il cuore dell'umanità, capace di accogliere Dio, con il suo SI, tanto deciso quanto folle. Così io e te, sempre in attesa della sua venuta, sempre inquieti. Fino a quando il cuore non si apre e riapre per vederlo, incarnato per sempre nell'umanità, su tutte le strade della vita. E finalmente, con gli occhi verginali, riusciamo a vedere dovunque la sua presenza e il suo essere "tutto in tutti". E corre libero il Magnificat della storia.

sabato 4 dicembre 2021

le mappe della tua vita


 Lc 3,1-6

Quanto sono dettagliate le informazioni che ci fornisce oggi l’evangelista Luca, per contestualizzare l’inizio dell’attività pubblica di Giovanni il Battista. Davvero siamo sicuri che queste ci servono? Nella sola prima frase, abbiamo chiara l’immagine politica della Palestina. In mezzo a tutti questi nomi, quali: Ponzio Pilato, Erode, Anna, Caifa… che forse non ci fanno venire in mente niente di buono, si fa strada la parola di Dio. Essa però, stranamente, non viene in una città o anche qualsiasi altra località, ma raggiunge il deserto e in esso, Giovanni. Sembra che Luca voglia operare un’analogia con il Verbo, cui incarnazione ha appena raccontato e che avviene a Betlemme, nella piccolezza (cf Mi 5,1). Hai mai pensato all’analogia che tutto questo potrebbe avere con la tua vita? Oggi è il giorno in cui fare memoria del momento in cui hai fatto il tuo incontro, forse quello decisivo o forse il primo importante, con Gesù, il Verbo, appunto. Oggi è il giorno, in questo cammino che ci prepara alla sua nascita, di riprendere questo evento e fare come fa Luca. Puoi visitare con la memoria del cuore, le regioni della tua esistenza, per vedere come e da “chi” erano governate, domandarti su cosa stava succedendo nella “politica” del tuo vivere di quel periodo. Puoi infine individuare il punto, dove la Parola venne a visitarti. Forse scoprirai che anche in te e nella terra e nella storia che sei, Egli preferì andare oltre tutti gli ambiti conosciuti per nome, visitati, inquadrabili nella tua geografia, per impiantarsi in una tua periferia, in un qualche margine della tua persona. Sicuramente ti ricorderai questo primo amore e lo zelo che ne conseguì. Questo incontro produce sempre una sovrabbondanza che sfocia nel fervore, che anche a Giovanni ha spinto a camminare e gridare quell’Amore che sta per raggiungere tutti. Fai un secondo step. Guarda al presente. Dove sei oggi? Che posto ha in te e nel tuo cuore, Colui che hai incontrato con così tanta forza? In quale regione del tuo essere Egli dimora? Ha già preso possesso di tutto/a te stesso/a? Sei ancora disposto/a ad andare e dire con la tua vita la sua Presenza vivificante, rallegrante, totalizzante? Ricordati che nei momenti di stasi, di crisi, di ripensamento, nell’esperienza del non-senso, che sono in fondo tutti nomi dei “deserti” che attraversiamo nella nostra vita, la strada c’è. Ed è quella di ritornare all’Amore conosciuto, a Colui che sa raddrizzare, riempire, abbassare, spianare, che ti fa di nuovo vedere la salvezza. Nel nostro cammino di Avvento, non lasciamoci scappare la preziosa possibilità di tracciare la cartina generale della nostra vita presente. In primis quella geografica, per comprendere i luoghi che oggi hanno più bisogno di essere la culla del Salvatore, ma anche quella fisica, per sentire nel cuore quanto i nostri sentieri, burroni, monti, colli, vie, hanno bisogno di Lui.