Gv 20,19-31
Ed eccoci oggi alla domenica della Misericordia in cui ci vengono raccontate ancora le apparizioni del Risorto. Questa volta siamo di nuovo faccia a faccia con Tommaso, di cui possiamo pensare che forse non era proprio l'unico a non credere prima di vedere... Oggi, se ci soffermiamo sulla sua persona, potremmo scoprire che l'evangelista Giovanni ci vuole suggerire proprio questo. L'autore del quarto Vangelo è famoso proprio per questa sua capacità di raccontare, descrivere, impregnando il suo testo di significati più profondi, doppi sensi (o anche tripli), ma in positivo. Ed ecco che il nome del protagonista ha un significato molto importante. Tommaso, dal greco, significa infatti "gemello", Dìdimo. Noi lo vediamo spesso come questa figura "isolata" su cui si posano i riflettori in uno dei Vangeli postpasquali, proprio perché lui viene chiamato per nome e perché a lui Gesù appare per ultimo. Il gemello. Di chi? Noi non sappiamo nulla di certo, sull'esistenza di un suo fratello gemello. E' gemello nostro, Tommaso. Assomigliamo tanto a lui, quando non ci piace essere informati per ultimi e vogliamo delle prove chiare. Suonano quasi come ripicca le parole di Tommaso quando dice che finché non vede i segni della passione, non crede. Solo che dopo, quando Gesù si presenta pure a lui, perde un attimo la parola. E' gemello nostro quando restiamo a bocca aperta, scoprendo che ciò che secondo noi e dentro di noi è impossibile, diventa possibile. E' gemello nostro quando infine, lascia che quella pace che Gesù porta con il suo saluto, entri dentro di lui e ne sia frutto il riconoscimento del Risorto, che sgorga dalla sua bocca.
Sì, perché Tommaso è anche gemello del Signore. La confessione della fede che sgorga dalle parole del Gemello, denota una sorta di apice di quello che ci si poteva aspettare dopo la risurrezione: MIO Signore e MIO Dio. Tommaso ci parla di una relazione personale, intima, del resto da altri brani del Vangelo noi sappiamo quanto entusiasmo c'era nel cuore di lui, nei confronti della vita e della missione di Gesù (Gv 11,16: andiamo anche noi a morire con lui!). Già in precedenza si capiva allora come Tommaso aveva gli occhi fissi sul Signore, premessa eccellente per diventare "il suo gemello". Spiritualmente succede proprio così: più si guarda, si imita, si fanno propri i sentimenti di una persona, più le si assomiglia. E in questo brano che leggiamo oggi, Tommaso lo conferma istantaneamente e abbondantemente. E anche se si tratta di essere sempre gemelli diversi... diversi perché da una parte di certo non siamo Dio ma diversi, perché Dio stesso ci ha creati unici; tuttavia è la vocazione di ciascuno di noi. Poter dire "mio Signore" e assomigliare sempre di più a Lui.