Lc 19, 45-48
E' naturale e normale l'esperienza del limite nella nostra vita. Siamo limitati ed ogni cosa che viviamo e compiamo, ha un suo limite. Questo non significa che le cose non vadano compiute fino in fondo. Forse però occorrerebbe chiarire cosa significhi questo fino in fondo. Non è il mio obiettivo certamente, fare delle considerazioni filosofiche su cosa intanto sia per noi il "fondo" delle cose, dei vissuti. Tuttavia la nostra tendenza ad andare sempre oltre (che in fondo è l'essenza del nostro tendere verso Dio), alle volte ci fa dei brutti scherzi e, appunto, dimentichiamo che non siamo "onni-" (potenti, presenti, scienti ecc.ecc.). Come quelle magliette con la scritta: Dio c'è, ma non sei tu, rilassati. Ecco, difatti possono esserci due esiti quando ci accorgiamo che siamo molto più limitati forse anche di quanto pensavamo... il primo è la capacità dell'abbandono, appunto, un rilassarsi, fiduciosi in Dio. Però potrebbe esserci anche una specie di depressione: quella grandezza che pensavo di essere, all'improvviso crolla. Perché si è oltrepassato un qualcosa di invalicabile e ora sono cavoli amari.
Così i venditori al Tempio. Non è vero che erano lì illegittimamente. Loro dovevano stare lì, anzi, dovevano anche vendere lì e guadagnarsi la vita lì. Ma sono andati oltre quello che era loro permesso. Hanno approfittato dello spazio donato loro, per farne un mercato, probabilmente fatto anche della concorrenza, della "pubblicità" dei propri "prodotti". Dallo spazio sacro che fa convivere le dimensioni normali e importanti della vita umana, è diventato spazio di chi si approfitta dei poveri, di chi semplicemente chiede ciò che non gli è lecito chiedere. Insomma all'improvviso si sono messi al posto di Dio. E, chi arrivava al Tempio, doveva dipendere in qualche maniera dai loro capricci... del resto sono meccanismi che conosciamo molto bene, inutile spendere altre parole su questo.
La domanda che mi resta nel cuore, riguarda invece ciò che a questi comportamenti esterni, corrisponde nell'uomo interiormente. Il Tempio di Dio, con tutti i suoi atri e cortili, siamo noi, è la persona , è la complessità dell'essere umano. Quale privilegio e fortuna, pensare che queste parole, che i discepoli si sono ricordati, vedendo Gesù furioso, vanno attribuite ad ognuno di noi! "Lo zelo per la tua casa mi divora"! E' Dio stesso che è divorato dallo zelo per ognuno di noi, per la dimora che ha dentro di noi! E' quel famoso Dio geloso della sua creatura! Venga ancora Gesù a rovesciare qualche bancarella alla quale sfruttiamo noi stessi e gli altri, a partire dai nostri atteggiamenti o dalle nostre abitudini interiori. Ma sarebbe anche bello, sapersi fare spesso un giro per il nostro "mercato interiore" e vedere cosa realmente noi "vendiamo": sono cose necessarie per il culto di Dio, cose che gli danno il primo posto nella nostra vita? Oppure abbiamo spesso da offrire qualche cosa di esageratamente "chiassoso" e pesante, che mette in primo piano noi e non Lui? Dunque, domandiamoci: e tu, cosa vendi? Sapendo, che più spazio c'è per Dio, più ce ne sarà per i fratelli.
Nessun commento:
Posta un commento