lunedì 18 marzo 2019

il carnevale è finito? [1]


La Quaresima è sempre tempo propizio per riflettere di più sulla nostra vita. Chi sono? Perché vivo?

Forse è proprio importante farlo ora, visto che di solito siamo intrappolati in mille cose... cerchiamo di fare bella figura professionale, ci aggrappiamo alle persone, dobbiamo essere efficienti in tutto...

Nella rete delle maschere

E nel frattempo ci nascondiamo dietro un'immagine che, più o meno consapevolmente, creiamo di noi stessi. Vogliamo essere visti come persone di successo, a cui le cose vanno bene, sia al lavoro, che nella vita privata. Problemi? No, ora si chiamano "sfide". Esigiamo sempre di più da noi stessi, viviamo a velocità sempre più elevata. E la nostra felicità? E' direttamente proporzionale a tutto ciò? Questo eterno correre richiede da noi moltissime energie. Tuttavia non ci fermiamo su ciò che abbiamo raggiunto, vogliamo sempre di più. Solo che (forse per fortuna per noi) arriviamo poi ad un punto in cui le energie non ci sono più. All'improvviso non ce la facciamo più, siamo fragili, abbiamo bisogno di aiuto degli altri... magari anche di Dio! Queste esperienze ci dicono che abbiamo costruito un'autostima basata sui successi, sul desiderio sfrenato di autosuperamento. Ovviamente, la sana crescita comporta anche questo, quando è equilibrata e rispetta i tempi dovuti e le energie a disposizione. E comunque occorre che ci domandiamo se nella vita facciamo quel che desideriamo o quel che "bisogna fare"? La differenza è fondamentale. Se seguo ciò che è il mio desiderio, significa che cerco di vivere in armonia con me stesso e con ciò che sono. Il dovere invece viene di solito imposto dall'esterno, oppure è frutto di voci introiettate nel corso della vita. Quando seguiamo soprattutto questi imperativi il nostro autentico "io", quello che davvero siamo, di solito viene trascurato. Tralasciamo noi stessi  e anche i nuovi successi e traguardi non ci danno gioia e non colmano il nostro cuore.


Il fatto che indossiamo delle maschere, ha come base i nostri bisogni primari: quello di essere accolti e accettati. Abbiamo bisogno di avere successo presso le persone, ma lo conquistiamo nei modi sbagliati, cioé attraverso la nostra continua spinta al fare. Non diamo il valore al nostro essere. In questa maniera abituiamo gli altri al modo in cui funzioniamo, per ricevere il tornaconto e sentire di valere qualcosa ai loro occhi. E, perché no, vogliamo far vedere anche a noi stessi, quanto siamo bravi. Nutriamo il nostro falso "io", che così cresce e diventa una seconda pelle, qualcosa che entra dentro di noi e ci fa appassire. Quando queste dinamiche vengono coltivate a lungo, allora il "distacco della maschera" diventa poi un processo lungo e doloroso, accompagnato di solito anche dalla paura di non essere in grado di accettare la verità di noi stessi, che inevitabilmente emerge, quando la maschera cade. Inoltre, dopo anni in cui andiamo avanti in questa maniera, possiamo avere anche davvero dei seri problemi nel saper definire ciò che davvero conta per noi, quali sono i nostri veri valori. E' allora che dobbiamo porci la domanda: di che cosa ho veramente bisogno? Quando ci scontriamo finalmente con questa domanda, possiamo finalmente cominciare a camminare verso l'autenticità o crescere in essa.
Del resto, lo sappiamo, la vera relazione con l'altro, possiamo costruirla solo ed esclusivamente, quando facciamo vedere la verità di noi stessi, il nostro io: fragile, imperfetto, ma tanto autentico.
E allora, rispondiamo oggi sinceramente a noi stessi: il carnevale è finito? Facciamo cadere le nostre maschere?

[continua]







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