mercoledì 7 aprile 2021

fingere per comprendere

Lc 24,13-35

Un Vangelo molto conosciuto e anche molto letto, quello di oggi. Se vogliamo accostarci alla Parola di Dio, lasciando affiorare i nostri stati d'animo, permettendo così alla Parola di toccarci nel vivo, allora vi racconto oggi un mio stato d'animo. Un po' mi scoccia vedere Gesù che si accosta ai due discepoli, fingendo di non conoscerli e di non sapere nulla di quello che egli in prima persona ha vissuto nei giorni precedenti. Insomma, a cosa serve fingere? Perché prenderli in giro? E' chiaro che Gesù sa molto più di loro di quello che è successo. Conosce i fatti, ne è protagonista, ma ne conosce anche il senso profondo, quello sconosciuto ancora per i più. Ed è proprio la sensazione di insicurezza e di sconosciuto, che fa allontanare i due da Gerusalemme. Forse Gesù voleva sapere cosa pensavano? Mah, magari lo sapeva già... Sì, Gesù fa finta. E' una finta che servirebbe ogni tanto anche a noi... Gesù si rivela capace di andare oltre persino alla piena comprensione dei fatti, quella che ha proprio lui, per... ascoltare chi ha davanti. Cosa di cui spesse volte noi non siamo capaci. Molto, molto più di frequente, noi ci portiamo dentro una nostra "verità" e non soltanto non sappiamo lasciarla un attimo da parte, ma persino la vogliamo imporre ad altri. Il Signore fa un'operazione meravigliosa: costringe i due fuggitivi a parlare e raccontare l'accaduto, a tirare fuori ciò che hanno dentro, a contestualizzarlo e infine a dargli una luce nuova, luce talmente forte, che infine si aprono i loro occhi per riconoscere che lui è quel Maestro. Sì, davvero è un'operazione da maestro, questa. Saper fingere di non sapere, per poter comprendere il punto di vista e ciò che a proposito dell'accaduto, vivono coloro che egli interroga. Grazie a Dio anche a noi capita di darci il lusso di ascoltare il racconto di qualcuno. La domanda è: per quale motivo ascoltiamo? Per dare, come detto sopra, la nostra risposta e interpretazione oppure per comprendere l'altro? Il pericolo è molto chiaro: dando la risposta noi ci sostituiamo alla persona che vive e interpreta i fatti. Cercando di comprendere, possiamo dare una sfumatura, una nuova luce. E diventare così aiuto in un vero e proprio discernimento, come quello che devono fare i due, per scendere fin nelle profondità del loro cuore e sapere che direzione prendere: fuggire da Gerusalemme oppure... tornarvi, fidandosi di Dio. 





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