Gv 20,11-18
Povera Maria... va a trovare il suo Signore, e non lo trova. E non può essere diversamente. In realtà Maria va ad incontrare un personaggio che non è realmente il suo Signore, ma lei non lo sa ancora. Infatti, fino alla Pasqua è difficile che si capisca chi davvero sia Gesù. Lo si intuisce, ma che sia davvero Dio, non si sa, anche perché finché la risurrezione non rivela il Dio della vita, chi cammina anche affianco a Gesù, non comprende ancora chi sia Dio. Ebbene, su questa scia, Maria cerca un cadavere. Vuole vedere questo corpo ormai senza vita. La sicurezza che le darebbe, vedere il corpo di Colui che è il suo Signore, è direttamente proporzionale all'attaccamento che noi abbiamo al materiale, attaccamento giusto, perché non viviamo solo dei moti dell'anima ma anche della nostra corporeità, per cui, specie dopo la morte, è normale che noi andiamo al cimitero, cerchiamo il luogo fisico, dove abbiamo deposto il corpo della persona scomparsa. La fisicità ci dà sicurezza, ci parla di una presenza. E fin qui tutto OK. Se non che questo Signore, non è un cadavere, ma è il Vivente. Maria cerca il morto e ritrova nel corpo glorioso di Gesù, Colui che vive per sempre. E solo lì riesce finalmente a riconoscere chi Egli è davvero. Ma ancora, per la stessa esperienza del bisogno della fisicità, vuole che Egli si fermi con lei. E Gesù ribadisce chiaramente: non mi trattenere. La traduzione latina direbbe: non mi toccare. E' lui che tocca. Sì, l'esperienza di Dio e del Dio risorto, è sfuggente, sfuggente per i nostri sensi, per la nostra razionalità, per le nostre categorie. Non possiamo trattenerla, in due sensi. Non possiamo racchiuderla nel nostro intelletto, ma non possiamo nemmeno tenerla per noi. Ecco perché, dopo essere stata sfiorata dalla Nuova Vita, Maria deve correre ad annunciarlo. Va' dai miei fratelli e dì loro! (...) Hai fatto esperienza dell'incontro, del tocco di questa Esplosione di Vita? Vai, annuncia, parla, comunica! Spesso dopo le feste si dice: "e vabbé, finite anche queste feste". Cadaveri sepolti. Qualcosa inizia e qualcosa finisce. Invece Pasqua non è questo. Pasqua è: ora inizia la festa, ora inizia la vita! Probabilmente, nella chiusura delle nostre case, forse fatichiamo a viverla così. Ecco dunque la vera sfida: ciò che comunichiamo a chi ci sta accanto. Comunichiamo un'altra festa che è finita o comunichiamo il Festeggiato che ci promette la vita senza fine? Ecco l'invio missionario, pur restando in casa: non trattenere l'esperienza di essere stati toccati da Lui. Comunicarla, anche nelle dimensioni spicciole della nostra vita quotidiana.
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