Il
brano che la chiesa ci offre in questa II Domenica di Quaresima, è chiamato
Vangelo della Trasfigurazione. Molte volte, ascoltando o leggendolo, a qualcuno
di noi, nella corsa quotidiana, scatta dentro quella voglia di fuga, quasi da
fiaba, con una serie di passaggi magici da vivere, con la scusa di stare vicino
a Dio… Probabilmente in parte questo sentimento è giustificato, data la carica
fortemente simbolica di ciò ci racconta l’evangelista Luca. Per fortuna la
Parola di Dio invece ci permettere di passare dal rischio di misticismo alla
mistica, quella vera, quella che trascina il mistero del Regno dentro la nostra
quotidianità.
Vediamo
oggi Pietro, Giacomo e Giovanni che incontrano nella trasfigurazione la salita, la stanchezza, la gloria, la
nube e la voce. Non la salita
per una scampagnata sulle montagne, ma per pregare, accompagnati dal vero Amico
sempre presente. La stanchezza li
porta poi inevitabilmente al sonno, che ci fa pensare al Getsemani, dove i
discepoli dormono, mentre Gesù parla con il Padre delle cose che stanno per
compiersi. Eppure, il Signore li guarda con amore e misericordia, e concede
loro lo stesso, il dono per il quale li ha portati lì, l’assaggio della sua gloria. Ma anche qui, l’ipotetica
favola, si muta ben presto in esperienza di forte impatto. E proprio quando il
crescente desiderio di rimanere lì, viene espresso precipitosamente dal sempre
pronto Pietro, arriva la nube. Non
si vede più nulla, vengono a mancare le parole. Fanno posto infatti all’unica voce che conta, quella del Padre che
parla dell’essenziale.
Che
cosa hai sperimentato tu, nella trasfigurazione? Ma sarà tutto vero? Dove sei?
Sulla pendenza, nella crisi di stanchezza, nella percezione della gloria, che
ogni tanto arriva a sorpresa, nella nube che ti toglie la visuale? Dio è lì.
Forse non hanno capito Pietro, Giacomo e Giovanni e neppure tu. Forse non ce
n’è bisogno. Ogni salita è possibilità di guardare diversamente la vita, la
storia. Questo è l’effetto dell’incontro vero con Lui: piano piano, nei nostri
tempi, pazientemente attesi da Lui, saper scorgere, grazie allo sguardo
trasfigurato, nel volto di ogni fratello, la sfolgorante bellezza originaria.
Perché
se tu hai visto la gloria di Dio, hai sentito il suo profumo, andrai compiendo
le tue salite quotidiane, disseminando le capanne su ogni pendio. Camminerai convinto
che “è bello per noi stare” hic et nunc,
in questo presente, in cui lui c’è. E trasfigurerai, forse più ancora in questa
Quaresima, il tuo ambiente, rendendolo sempre più spazio dell’abitazione della
Pasqua, in cui gli uomini e le donne, da risorti, camminano in salita, perché
il Signore li ha presi con sé e mantiene la sua promessa. Allora non c’è
bisogno di parlare, i discepoli infatti restano in silenzio. Parlerà la
differenza che si intravede nelle pieghe della tua vita concretamente vissuta, ricolmata
della speranza che, da uomo o donna risorto/a, testimonierai anche in mezzo al sudore
del cammino.