Lc 21,20-28
Ancora una volta, all'avvicinarsi dell'Avvento, ci troviamo davanti ad una parola che ci descrive la cosiddetta "fine del mondo". Un brano quello di oggi, composto di 8 corposi versetti che più avanti andiamo nella lettura, più può crearci ancora condizionamento e anche spavento. Come se il tempo che si apre davanti a noi dovesse essere qualcosa di terrificante. E poi... arriviamo all'ultima frase: risollevate il capo perché la vostra liberazione è vicina. E si comincia subito a respirare non solo il vero significato della fine del mondo, ma anche il vero significato del tempo dell'attesa della venuta del Signore. E' tempo di sconvolgimenti, di sensazione che il tempo cronologico si sta stringendo. Siamo verso la fine dell'anno, sta iniziando l'inverno, in molti siamo stanchi, l'Avvento porta una nota di nostalgia. Ma tutto questo acquista un significato nuovo, quando guardiamo proprio verso la fine. Nascerà ancora il Salvatore, la Vita ancora si rinnoverà, la nostra liberazione si incarna in un bambino. Non è così terribile allora la fine del mondo né la fine dell'anno, quando nel cuore vogliamo coltivare il calore di questa vita rinnovata e di questa indelebile promessa: promessa della salvezza e della felicità. Collocare il cuore nell'ottica dell'Avvento significa sfidare il colore viola che sovrasta anche le nostre liturgie. Il viola non più tristezza, ma inizio del rinnovamento, un viola che si confonde a un certo punto con il rosa e che arriva al bianco. Un colore che in molti leghiamo alla tristezza e malinconia, si rovescia nel suo opposto, nel bianco, non solo purezza, ma nel bianco che significa quel "nulla" che dona spazio al Tutto. Il Tutto che viene con Cristo, che quando viene, viene sempre per ridonarci la vita e la libertà!