lunedì 14 settembre 2020

Quando la bilancia si sbilancia

Gv 3,3-17 

Oggi è la Festa della Esaltazione della Santa Croce. E sto pensando al "peso" della nostra vita, alla sua importanza. E' sempre difficile confrontarsi con una bilancia...e lo sa chi è eternamente a dieta oppure chi la comincia dal prossimo lunedì. Ma non di questa bilancia vogliamo parlare, quanto piuttosto di quella a due piatti. Pesare qualcosa per confrontare la quantità, richiede precisione e impegno, soprattutto nelle bilance antiche. Figuriamoci quando ne prendiamo una fragile, chiamata vita. La vita umana è fatta in una maniera tale da dover bilanciare sempre l'amore, quello verso se stessi e quello verso gli altri. Si, come dice Nek, siamo fatti per amare (...) siamo due braccia con un cuore, per questo è così difficile pesare l'amore: due braccia, due amori, ma con un cuore solo. Oggi si aggrega pure il Signore a fare confusione. Dice che con la vita offerta del Figlio noi abbiamo guadagnato la vita. Mah...! Eppure la verità sulla vita umana sta proprio lì! Se tu ami il prossimo, amerai te stesso. Se tu vuoi perdere la tua vita per Dio e per gli altri, tu devi guadagnare la tua vita! Che significa tutto ciò? Una verità tanto antica e tanto evangelica, quanto dimenticata per via di vani eroismi o egoismi. E cioé: noi per servire e donare la nostra esistenza, così, come ci chiede l'esigenza dell'amore, dobbiamo in primis amare noi stessi e conservare la nostra vita. Si, assurdo, ma è proprio così. E qui approfittiamo per ritornare a ciò che da tempo abbiamo dimenticato: gli altri hanno bisogno, ma anch'io ho bisogno. Devo dedicarmi a qualcuno e qualcosa, ma ho bisogno della dedizione di me stesso e di qualcuno a me. E' di moda parlare di burnout. Bella parola inglese, suona da professionisti. Ma in fondo in fondo cosa è il burnout se non la scarsa capacità di applicazione proprio di questa parola che ci viene donata oggi? Perché magari ci hanno insegnato che Gesù è morto in croce, per cui non dobbiamo darci limiti. Oppure perché donarci fino ad essere sfiniti, ci dà un'interiore sicurezza di essere a posto quanto al comandamento dell'amore verso Dio e il prossimo. Ma nulla di più errato. Qui non si tratta mica di qualcosa di moraleggiante. Semmai del quinto comandamento che in questo caso parla di non uccidere cioé di amare la vita, anche quella propria. Tu senza prenderti cura della tua vita, non potrai aiutare nessuno, non amerai davvero. Proprio per questo è così difficile equilibrare i pesi sulla bilancia! Alle volte anche darsi il permesso di riposare, di prendere del tempo per se stessi, può significare rinnegare se stesso e prendere la propria croce. Si, perché darsi opportunità per rigenerare la vita, significa dare spazio alla risurrezione nella capacità di sentire il proprio limite, nel ricordo che siamo già stati salvati. E la risurrezione è l'unico punto d'arrivo destinato ad ogni vita.

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