martedì 19 ottobre 2021

aspettare e aprire

Lc 12,35-38

Che stanchezza al solo pensiero che dobbiamo stare sempre vigilanti! Essere sempre svegli, stanca e stanca molto. Ma stanca solo coloro che vivono la necessità di vegliare come obbligo o per paura. Cioè quando non c'è di mezzo l'amore. 
Quando ami, tu sei abituato a vigilare. E non sto parlando di quell'innamoramento che ti occupa completamente la mente, per cui non sei capace di pensare ad altro che all'oggetto del tuo affetto. Questa, in ogni relazione, è una fase che termina, e relativamente presto. Amare, lo sappiamo, è scegliere ogni giorno la persona amata, nonostante e al di là di tutto. Per fare questo, chi ha fatto esperienza del vero amore, sa che c'è bisogno di essere sempre presenti. In primis a se stessi, poi all'altro. E diventa un'esigenza del cuore, una condizione di vita, perché, con tutti alti e bassi che possono esserci nella nostra vita, l'amore si esplicita e cresce proprio nella nostra consapevolezza di quel che succede dentro e attorno a noi. E allora l'amore diventa non soltanto servire ma anche essere serviti, perché con gli occhi aperti, come lampade accese, noi sappiamo scorgere tutti i regali che Dio o gli altri, ci fanno. Cioè diventa reciprocità percepita, sia di giorno, quando le cose si vedono con chiarezza, che di notte, quando facciamo fatica a prendere le misure e a vedere. E scopriamo che Dio sta sia nei "giorni" che nelle "notti" della nostra vita, perché lo stile di vita da "vigilanti" è proprio stile dei risorti, gente capace di vedere la vita vera ovunque e in qualsiasi pagina, anche la più buia, della nostra storia. 
Aspettare e aprire, due verbi importanti del Vangelo di oggi. Aspettare certi al 100% che Dio c'è e questo basta. Aprire sempre, perché è dalla nostra libertà che dipende la possibilità del suo passaggio non solo nel nostro cuore ma anche nel mondo a cui siamo inviati. 

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