domenica 29 novembre 2020

la nona luna piena

Il caso vuole che la prima domenica di avvento coincide con la notte prima della luna piena. Domani notte si vedrà la luna piena luminosissima. È veramente l'ultima dritta prima della nascita del Bimbo. Sappiamo infatti che i bambini nascono dopo la nona luna piena della gravidanza. Sono utili i calcoli fatti dai medici, ma la vita va in armonia con la natura, e lo sapevano bene i nostri nonni. Loro infatti non si meravigliavano se nel caso il bambino nasceva un po' in anticipo, a sorpresa. La nonna metteva in guardia la futura madre, dopo la nona luna piena. 
Ho un'amica cui figlio dovrebbe nascere a Natale quest'anno. Mi fa tenerezza vederla felice e anche tanto affaticata. Penso a Maria. Tutte e due vegliano, perché non si sa mai! Ora si gioca proprio a nascondino. Quando finalmente verrà alla luce? Ora l'attenzione della mente e del cuore, con la fatica del peso che si porta, è tutta lì, sul grembo ricurvo, ricolmo della vita nuova. Sì, è così, noi attendiamo il nuovo, qualcosa di cui meravigliarci ancora. E questo ha un suo peso e alle volte ci sentiamo affaticati, proprio come una donna verso la fine della gravidanza.  Sarà quel regalo inatteso, sarà quella presenza di una persona amata... questo è ciò che riempie in questo tempo il grembo di Maria. Il figlio di Dio, che non ha rinunciato a nulla di umano, tranne il peccato, porta in sé la storia che vivrà, i pesi e le fatiche dell’umanità, i nostri pesi, le nostre fatiche. Quando nascerà tra tre settimane, sarà vero uomo, sarà già pieno di tutto ciò che costituisce la nostra quotidianità, pur essendo Dio. È sin da ora il Dio-con-noi. Vegliamo allora, davanti a questa super luna, per non farci sfuggire il momento della nascita, il momento in cui la nostra schiena sarà alleggerita, se partoriamo anche noi, facendo nascere Dio in questo mondo, con e come Maria. 

domenica 22 novembre 2020

dimmi oggi da che parte stai?


 Mt 25, 31-46

Un po' scomodo il Vangelo di oggi... Divisione, giudizio, resoconti, paura, incomprensione... Non piace insomma alla prima vista. Perché una Parola così nella Solennità del Cristo Re? Cristo non è Re per giudicarci e per metterci sulla bilancia. Cristo è Re povero per ricordarci che il nostro rapporto con la sua regalità non dipende da quanto riveriamo coloro che "sono sopra di noi", ma da quanto lo troviamo presente e bisognoso nei poveri. Dunque, è su questo che potremmo interrogarci oggi. E la domanda potrebbe essere questa: non alla fine dei tempi, non "poi", "dopo", ma oggi: da che parte stai?

giovedì 19 novembre 2020

aprire quando bussa

 


Lc 19,41-44

Ci sono visite e visite. Ci sono quelle visite veloci, ultimamente molto risicate per ovvi motivi, in cui uno passa a casa tua per un caffè, per scambiare due parole, per aggiornarti sulla vita... non che non siano importanti queste, tuttavia poi ci sono quelle visite, talvolta inaspettate, di persone da tanto tempo attese, o da tanto tempo assenti oppure semplicemente di persone importanti, visite alle quali ci prepariamo, pulendo la casa, cucinando, mettendo vestiti belli. 

Ti ricordi quando il Signore ti ha visitato con tutta la sua forza e questa visita ha lasciato il segno in te? Che ricordo ne hai? Hai saputo riconoscere quel momento in cui lui ha bussato alla tua porta, per trasformare la tua vita? Non andare solo a sbirciare nei tempi di emozioni interiori, di luce particolare, prova a vedere anche nei momenti di sofferenza, di confusione. Sono tutte possibili visite di Dio. E sono da riconoscere. Di fatto ci cambiano l'esistenza. 

Nel Vangelo di oggi Gesù piange su Gerusalemme. La sua città amata non ha aperto la porta, non ha riconosciuto il tempo della Visita, quella con la V maiuscola. Ecco perché Lui già sa come andrà a finire. Il problema in realtà non è che Gerusalemme in futuro verrà assalita e distrutta. Il problema vero è che lei non aveva riconosciuto il tempo della visita e non ha la forza interiore per restare incolume contro ogni avversità. Perché nella vita avvengono inevitabilmente le distruzioni, le sconfitte, ma la memoria della Visita è fondamentale per non soccombere. Le tempeste della vita talvolta ci fanno cadere a pezzi ma la fede, quel frutto prezioso, sebbene spesso tanto piccolo, quasi come una calìa d'oro, fa sì che la nostra vita invece di subire la morte, si rinnova. Non resta che drizzare le orecchie e aprire, quando Lui bussa. 







domenica 15 novembre 2020

e tu che colore ci metti?

Mt 25,14-30

Avete presente quando uno è portatore sano di un qualcosa che è geneticamente determinato? Ecco, noi siamo senza dubbio dei portatori sani di qualcosa che può colorare il mondo. E solo da noi dipende il fatto che sviluppiamo questa "malattia colorata" o meno. Sappiamo che restare portatori e non esplicitare una cosa che è deposta in noi, è buono e importante solo nel caso delle malattie. Ma noi qui oggi parliamo di qualcosa di molto importante e anzi, essenziale per la nostra esistenza...e per l'andamento del mondo. C'è un detto che recita, che il giorno in cui sei nato, è giorno in cui Dio ha deciso che il mondo non poteva andare avanti senza di te. Se ci fermiamo a pensare un attimo... quanto è vero e quanta responsabilità ci viene affidata! Spesso siamo soliti ripetere, che nessuno è indispensabile e che se uno non ci arriva a fare qualcosa, pazienza, ci sarà qualcun altro a sostituirlo, e il mondo andrà avanti lo stesso. E questo è vero. C'è tuttavia un altra faccia di questa stessa medaglia. Per quanto il discorso di "sostituibilità" sia valido per le singole faccende della nostra vita, non è così per la totalità della nostra esistenza. 
Ci sono infatti dei colori nella nostra vita, quei colori di cui il mondo ha bisogno, per andare avanti. Se noi li tiriamo fuori, passiamo appunto da portatori sani a "malati", cioè quelli che non solo arrivano fino in fondo nell'esplicitazione di ciò che dimora nei loro cuori, ma anche contagiosi, affinché questa stessa dinamica possa ripetersi in altre vite. Perché la verità è che mai la ricerca, che porta a riconoscere il tesoro, il talento deposto dentro di noi, è solo per noi stessi. Nulla nell'uomo, essere in relazione, è per lui stesso solo. Una persona felice, rende felici gli altri. Una persona che preferisce seppellire sotto terra il proprio talento, per timore malsano di ciò che possa succedere, quando ci si mette in gioco, è come seppellisse in parte se stessa. Ecco cosa significa quando diciamo che ci sono dei cadaveri che camminano... può essere un'espressione molto forte, per la sensibilità di qualcuno, ma rende molto bene quel che succede con un figlio di Dio, quando Egli abdica a ricercare quella sfumatura o quelle sfumature di Dio che sono deposte in Lui e che servono a continuare l'opera della creazione, cioè ad esercitare il meraviglioso potere della bellezza, che il Creatore ha messo nei nostri cuori. Si, perché se crediamo che sarà la bellezza a salvare il mondo, il nostro primo compito è tirarla fuori da noi stessi, mettendola in comune e condividendola, così da poter godere insieme agli altri la salvezza, che attraverso il bello e il buono, si sta cominciando a realizzare già sin da ora.





sabato 14 novembre 2020

dare fastidio a Dio

Lc 18,1-8 

Dare fastidio. Fastidio, etimologia: provocare sofferenza. Se una cosa a me dà fastidio, la voglio rimuovere, è logico. Appunto perché provoca sofferenza, mi tiene in uno stato di allerta, non mi permette di vivere sereno, altera equilibri psichici e fisiologici in me. Se per togliermi di mezzo il fastidio, posso fare una cosa che non mi crea problemi, la faccio subito e prontamente. Nel caso in cui per tornare alla serenità devo fare qualcosa che mi costa, inizio a bilanciare. Mi costa di più restare nel fastidio o fare lo sforzo di tirarmici fuori? Sulla bilancia sta la mia serenità e la capacità di "perdere" qualcosa. Varie sono le cause per cui potrei scegliere di non vivere serenamente, per non perdere cose materiali, stima di qualcuno, considerazione, apparenza... Sappiamo però che non sempre ne vale la pena. Così pensa pure il giudice disonesto: non gli andava di fare giustizia alla vedova importuna, tuttavia per togliersi di mezzo il fastidio della sua insistenza, gliela fa. 
Cosa succede quando si tratta di dare fastidio a Dio? Siamo in grado di pensarlo, intanto? Oppure, piamente, non vogliamo mettere Dio alla prova? Dare fastidio, cioè procurare la sofferenza a Dio. Manifestargli la nostra sofferenza, certi che ne soffre pure lui. E non potrà far altro che in qualche maniera ascoltarci e tirarci fuori dalla prova. Ma occorre iniziare da capo: è DOVUTO dare fastidio a Dio, perché non farlo significherebbe non riconoscere, che Lui è Padre e già soffre per la sua creatura. Sarebbe in qualche maniera restare nella convinzione che possiamo farcela con le nostre stesse forze. Sarebbe continuare a soffrire, dunque, nella solitudine, alla quale sicuramente non siamo stati abbandonati da lui, ma che scegliamo da soli. Dare fastidio a Dio, insistere nelle nostre preghiere, chiedendo la sua grazia, significa riconoscerci figli e dare a Dio il volto paterno, significa dirgli: lo so che sei Padre e già senti ciò che io sento e già vivi ciò che io vivo; dammi una mano a viverlo meglio. Bussiamo allora, alla sua porta, senza badare al vestito, alle buone maniere, all'apparenza. Scegliamo di dire a lui la nostra piccolezza, limitatezza, che egli ha sperimentato in parte, facendosi uomo. Solo così, il fastidio sarà condiviso e si trasformerà in offerta, la sofferenza in contenitore per la grazia, non solo per noi, ma per il mondo, bisognoso di intercessori, che non si stancano di dare fastidio a Dio. E quando sulla bilancia ci siamo noi non egoisticamente soli, ma con il mondo, i conti sono fatti. 

venerdì 13 novembre 2020

la fine del mondo

 


Lc 17,26-37

Di solito siamo abbastanza comodi rispetto al concetto della fine del mondo. Tuttavia, in questo tempo della pandemia, qualcuno sta vedendo delle scene apocalittiche (ignorando probabilmente il fatto che l'Apocalisse non è stata affatto scritta per rappresentare quel che presumibilmente dovrebbe accadere alla fine del mondo). Gesù invece ce la vuole presentare diversa e ci dice come reagire "quando avverrà". E le sue parole mi ricordano tanto una poesia polacca sulla fine del mondo, che condivido con voi.

Nel giorno della fine del mondo
un'ape gira sopra il fiore di nasturzio
il pescatore assetta le reti luccicanti
nel mare i delfini allegramente saltellano
i giovani passeri s'attaccano alle grondaie
il serpente ha la pelle dorata, proprio quella sua

Nel giorno della fine del mondo
le donne attraversano i campi con ombrello in mano
un ubriacone s'addormenta sul ciglio dell'aiuola
i fruttivendoli gridano per le strade
all'isola arriva la barca con la vela gialla
resta nell'aria il suono del violino
per aprire una notte stellata

e coloro che attendevano i tuoni e i fulmini
restano delusi
e coloro che aspettavano i segni e le trombe angeliche
non credono che invece già sta accadendo
finché il sole e la luna si vedono in alto
finché il bombo visita la rosa
finché i bambini nascono di color rosa
nessuno crede che già sta accadendo

Solo un vecchietto brizzolato che sarebbe stato un profeta
ma profeta non è perché ha un altro mestiere
dice, legando le piante dei pomodori:
non ci sarà una fine del mondo diversa
non ci sarà una fine del mondo diversa

Czeslaw Milosz







martedì 10 novembre 2020

quando non serve servire

Lc 17,7-10


Quanta paura al pensarci inutili... Tutti sperimentiamo qualche volta, abituati alle corse quotidiane, quello smarrimento strano di quando all'improvviso si presenta un momento in cui non abbiamo nulla da fare! Come se la nostra identità si dovesse costruire e mantenere in piedi a partire dal nostro fare... Eppure Gesù ci suggerisce che beati sono quei servi che sanno essere inutili, cioé sanno dire: ecco, ora ho finito, non devo cercare altri motivi per correre ancora. Si, ci vuole il coraggio per essere inutili. Inutili, inutilizzabili, senza utilità. Perché la nostra vita non è da utilizzare. Siamo fatti per stare, "inutilmente" davanti al Signore, per lasciarci riempire da Lui. Riposare in Lui, in questo senso, è indispensabile per saper invece servire davvero, quando è tempo di servire. Perché se è vero che si impara a servire, servendo, è altrettanto vero che si serve con tutto se stessi, quando la condizione ordinaria di vita non è il vortice del fare, come modo di fuggire dal senso di essere inutili. Se il lavoro è il prolungamento e la partecipazione all'opera della creazione, allora è legittimo ciò che Dio fece, quando si fermò nel creare e vide che tutto ciò che fece era una cosa buona. E questa bontà e bellezza si possono scorgere solo se l'animo si ferma sull'importanza dell'essere che viene prima del fare.

martedì 3 novembre 2020

il vuoto o la pienezza?


 Lc 14,15-24

Occorre solo scegliere: il vuoto o la pienezza. Il vuoto che sta nel non rispondere all'invito del Signore, rifugiandosi nel proprio ristretto spazio di vita, lasciando vuoto il salone in cui Lui stesso ci prepara un ricco banchetto. La pienezza dell'aggregazione di chi riconosce la propria povertà e il bisogno che ha dell'altro, della condivisione. Questa pienezza, per assurdo fa sì che c'è sempre il posto per qualcuno ancora e ancora. Perché ciò che si condivide, consapevoli della nostra povertà, si moltiplica, ne basta per molti. Mentre ciò che viene conservato nella chiusura delle proprie ristrettezze, lascia solo il vuoto. 

domenica 1 novembre 2020

Felici, oggi!


Al brano delle Beatitudini di oggi (Mt 5,1-12) aggiungo queste qua... per una felicità sempre "in cammino", anche se in salita!

BEATI quelli che sanno ridere di se stessi:
non finiranno mai di divertirsi.


BEATI quelli che sanno distinguere un ciottolo da una montagna: eviteranno tanti fastidi.

BEATI quelli che sanno ascoltare e tacere: impareranno molte cose nuove.

BEATI quelli che sono attenti alle richieste degli altri:
saranno dispensatori di gioia.


BEATI sarete voi, se saprete guardare con attenzione le cose piccole e serenamente quelle importanti: andrete lontano nella vita.

BEATI voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo:
il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.


BEATI voi se saprete interpretare con benevolenza gli atteggiamenti degli altri anche contro le apparenze: sarete giudicati ingenui, ma questo è il prezzo dell’amore.

BEATI quelli che pensano prima di agire e che pregano prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.

BEATI soprattutto voi che sapete riconoscere il Signore in tutti coloro che incontrate: avete trovato la vera luce e la vera pace.
(anonimo)